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sabato 5 ottobre 2024

Rubrica: Storytelling Chronicles: Gli amici non si abbandonano mai di Susy Tomasiello

Buon sabato amici lettori.
Se vi state chiedendo come mai sono qui oggi c'è un motivo validissimo, che mi rende tanto felice: è tornata la rubrica Storytelling Chronicles!


                                  

Storytelling Chronicles è una Rubrica a cadenza mensile ideata da Lara del blog La Nicchia Letteraria in cui ogni mese i blog partecipanti scrivono un racconto su un tema scelto nel gruppo apposito. La grafica nuova invece è a cura di Federica
Sono davvero tanto contenta che la rubrica abbia ripreso i battenti dopo due anni di inattività anche per ritrovare il gruppetto di persone pronte a scrivere ogni mese qualcosa di nuovo mettendoci alla prova cosa che abbiamo fatto anche questo mese.
La sfida di oggi prevedeva ultimare un racconto iniziato e mai finito.
Ebbene io inizialmente ero dispiaciuta perchè non credevo di poter partecipare visto che non ho racconti abbozzati, però Lara mi ha aiutata a capire di non prenderla alla lettera e di scrivere anche qualcosa inteso come idea abbozzata e non sviluppata e allora eccomi qui.


GLI AMICI NON SI ABBANDONANO MAI

Dall’esterno si cominciarono a sentire rumori di apertura, cancelli, porte, aule e voci che chiacchieravano con l’aroma del caffè o di un cornetto fresco che si espandeva fino alle aule chiuse in attesa che le insegnanti e gli alunni entrassero.
La prima era svegliarsi era sempre lei, Matita.
Dopo essersi stiracchiata per bene con un salto perfetto atterrò sulla piccola campana al centro del tavolo e cominciò a suonarla con insistenza. Non bastava mai una sola scampanellata, ce ne volevano tante prima che tutti finalmente si destassero dal loro riposino serale e quando vide finalmente tutti con gli occhi aperti, smise soddisfatta.
«Buongiorno a tutti, abbiamo poco tempo prima che i bambini entrino quindi per favore: ordine e velocità.»
«Non capisco perché ogni mattina la solita solfa» sbuffò contrariato Righello, «possiamo poltrire ancora un po’ visto che saremmo sballottati tutti il giorno da mostriciattoli urlanti e capricciosi»
«Il mio padroncino non è capriccioso!» protestò Temperamatite con foga, «anzi sono sicurissimo si sia rattristato tanto per la mia assenza di ieri e ora sarà felice di vedermi»
«Oppure potrebbe stare più attento e infilarti nello zaino come fanno tutti» replicò sprezzante Righello, «e sei un modello vecchio, presto ti rimpiazzeranno con uno nuovo»
«Stai mentendo!» urlò tremante Temperamatite e visto che Righello non rispose, si rivolse verso Matita preoccupato. «Non sarò gettato via vero?»
«Certo che no» rispose lei tranquilla, «non ascoltarlo, è sempre di cattivo umore la mattina. Perché invece non raggiungi il tuo banco adesso? Così appena arriverà il bambino sarai la prima cosa che vedrà.»
Matita aspettò che il nuovo amico seguisse le sue istruzioni e poi guardò malissimo Righello. «Devi smetterla di essere sempre così pessimista, spaventi tutti in questo modo»
«Meglio incutere timore che compassione e sappiamo entrambi che l’unico motivo per cui sono ancora qui e non nel cesto della spazzatura è perché riesco a nascondermi bene.»
L’arrabbiatura di Matita scemò a quelle parole e lo guardò con occhi diversi. Righello faceva parte dell’attrezzatura scolastica da molto tempo esattamente come lei, di recente aveva avuto un brutto incidente che gli aveva fatto rompere la punta e in mancanza del numero uno rendeva impossibile utilizzarlo per i lavoretti di precisione così semplicemente si erano dimenticati di lui mettendolo da parte.
«Non fissarmi in quel modo!» s’infuriò Righello spingendola prima di allontanarsi velocemente da lei.

                                  

«Dovresti smetterla di tentare di farlo ragionare» la raggiunse Gomma. «Non puoi far sorridere tutti cara Matita e Righello ha perso da tanto tempo la voglia di essere felice»
«Hai ragione, l’ha persa e io gliela farò ritrovare»
«E come? È così scorbutico e antipatico che nessuno si avvicina»
«Io l’ho conosciuto prima del suo incidente e ti assicuro che non era così, fidati di me posso farcela.»
Gomma osservò Matita ordinare ai pennarelli di mettersi subito nel bicchiere invece di essere sparpagliati come facevano sempre durante la notte, controllò che i pastelli non avessero bisogno di essere temperati e si assicurò che la colla avesse il tappo ben chiuso perché spesso era così svampita che si dimenticava e incollava chiunque le camminava accanto. La verità era che senza Matita sarebbe scoppiato il caos ogni mattina se non ci fosse stata la sua supervisione e lo sapevano tutti. Se qualcuno poteva riuscire nell’impresa di far sorridere Righello quella era lei.
Ogni pomeriggio quando la scuola si chiudeva e restavano da soli erano liberi di muoversi come preferivano girando per tutta l’aula e se erano in vena di avventura anche per l’intera scuola prima di crollare addormentati. Il giorno dopo però dovevano tornare in ordine e pronti a essere utilizzati dagli studenti o dalle insegnanti azzerando ogni movimento e lasciando credere a tutti che fossero solo oggetti inanimati senza un’anima.
Erano diventati bravi a spegnere ogni tipo di emozione, ma appena erano da soli accendevano ogni cosa anche raccontarsi l’uno con l’altra la giornata appena trascorsa.
Se gli umani avessero immaginato quanto loro assorbissero, percepissero e come cercassero di aiutarli a vedere il mondo con occhi diversi beh Gomma non voleva proprio pensarci. Adorava la sua vita e per quanto chiassosi e a volte fastidiosi i bambini erano i padroncini migliori del mondo.

                              

Quel lunedì era stato più lungo del solito o forse succedeva così ogni inizio settimana Matita non ne era sicura, benché fosse stanchissima aveva però ancora qualcosa da fare. Durante il giorno aveva infranto le regole, chiedendo aiuto ai suoi amici per la sua impresa, era per una buona causa e valeva la pena rischiare. Gli umani non se n'erano accorti e i suoi amici erano stato ben disposti ad aiutrla. 
Adesso però era ansiosa che il suo progetto vedesse la luce quindi aspettare che spegnessero le luci e la scuola piombasse nel silenzio più assoluto fu più faticoso del solito.
Saltellava agitata mentre raggiungeva Righello che cominciò a fissarla sospettoso.
«Hai l’aria di chi sta per fare qualcosa di stupido»
«Non essere pessimista e voltati chiudendo gli occhi»
«E perché dovrei?»
«Smettila di essere diffidente» l’ammonì Matita. «E fai quello che ti ho chiesto. Per favore.»
Le ultime parole sembrarono convincerlo, borbottò qualcosa sottovoce ma acconsentì a quella richiesta. 
La verità inconfessabile che non avrebbe mai ammesso nemmeno sotto tortura era che non avrebbe mai rifiutato qualcosa che gli chiedeva Matita.

                                       

La sua solarità era spesso fastidiosa, giudicava assurdo che qualcuno potesse essere sempre allegro eppure i suoi sorrisi erano contagiosi e il più delle volte doveva guardare altrove per non lasciarsi contaminare da quella felicità eccessiva.
La conosceva da abbastanza tempo per fidarsi di lei, anche quando sentì dei movimenti strani e il brontolare di Scotch che come sempre si lamentava della sua altezza inesistente restò fermo. Avvertì la presenza degli altri e si chiese se stava per diventare oggetto di uno scherzo colossale, in quel caso era pronto a mandare tutti al diavolo anche quando arrivò Forbici con il suo rumore inconfondibile.
«Allora? Avete finito? Perché io sono abbastanza stufo»
«Pochi secondi e... ecco!» Matita aveva una voce elettrizzata e lui non potè evitare che sentirsi trasportato dal su entusiasmo. «Puoi aprire gli occhi e guardarti allo specchio.»
Ce n’era uno enorme dentro un armadio, qualcuno doveva averlo spalancato senza che se ne accorgesse e spinto il banco dove era solito dormire proprio lì davanti perché quando aprì gli occhi guardò la sua immagine restando per la prima volta in tutta la sua vita a corto di parole.
Aveva smesso di rimpiangere il pezzo mancante, evitava persino di toccarsi la punta acuminata che testimoniava una perdita importante e adesso fissò meravigliato una grande novità. Legato con scotch e sottilissimi lacci colorati era di nuovo tutto intero con i trattini dei centimetri giusti, con i numeri corretti. Gli avevano sistemato il pezzo mancante facendolo sentire com'era stato un tempo.
La sua altezza era tornata quella di una volta, si girò più volte davanti allo specchio incredulo. Se si fissava con attenzione ovviamente era evidente fosse stato incollato un pezzo in più, ma non era quello che gli interessava.
Non era più rotto. Non era più basso. Non era più incompleto.
Era tornato di nuovo se stesso e per la prima volta dopo tantissimo tempo non frenò la voglia di sorridere, anzi il sorriso che arrivò a sfoderare era così enorme che forse avrebbe spaventato qualcuno, ma non gli interessava.
Era felice e non ricordava nemmeno l’ultima volta in cui lo era stato.
Si girò verso Matita che aspettava in silenzio una sua reazione, verso tutti gli altri che nell’ultimo periodo aveva sempre trattato male perché per primo si sentiva arrabbiato con il mondo intero. Li fissò uno per uno senza smettere di sorridere e poi pronunciò una parola che avrebbe sconvolto tutti, ma che non gli era mai sembrata più giusta:
«Grazie.»
Un grido collettivo di euforia s’innalzò per tutta l’aula, Matita fu quella che strillò più forte e poi lo abbracciò stretto come faceva una volta quando tutto era perfetto e lui era della sua stessa altezza.
«Allora? Pensi ancora che stavo per fare qualcosa di stupido?»
«No, penso che tu sia l’unica su questo pianeta in grado di fare l’impossibile e oggi l’hai dimostrato. Grazie per non aver mollato.»
«Siamo amici e gli amici non si abbandonano mai, nemmeno quando tutto sembra perduto. Adesso cosa ne dici? Esplorazione della scuola?»
Glielo chiedeva ogni giorno e lui puntualmente rifiutava, si vergognava a camminare tutto rotto e senza un pezzo insieme agli altri e non perché ci fosse qualcuno che lo prendeva in giro, semplicemente non si sentiva se stesso, ma non oggi per cui sorrise contento.
«Non vedo l’ora.» E l’attimo dopo uscirono tutti insieme dall’aula.
Era da tanto che non si lasciava coinvolgere dalla gioia di essere insieme, di godere di quella libertà e la assaporò fino in fondo promettendo a se stesso che avrebbe ringraziato più spesso gli amici, coloro che erano sempre rimasti al suo fianco nonostante tutto. La consapevolezza di essere fortunato soltanto perché aveva degli amici, era qualcosa che non voleva mai più dimenticare.

                            


E siamo giunti alla fine.
Era da tanto che volevo scrivere una piccola storia che riguardava personaggi atipici e questa è stata l'occasione giusta per creare qualcosa di nuovo ma che mi frullava nella testa da un pò.
Mi piace pensare che tutti gli oggetti che usiamo quotidianamente, quelli a cui siamo più legati, quelli che ci ricordano un momento particolare o racchiudono un ricordo importante abbiano un valore aggiutivo e quindi perchè non creare una storia con loro che parlano, che pensano e che hanno dei problemi come chiunque?
Spero vi sia piaciuta, vi aspetto nei commenti

                                                    

Copyright @ 2024 Susy Tomasiello

Questo racconto è un’opera di fantasia . Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono prodotto dell’immaginazione dell’autrice o se reali , sono utilizzati in modo fittizio. Ogni riferimento a fatti o persone viventi o scomparse è del tutto casuale.



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