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sabato 6 settembre 2025

Rubrica: Storytelling Chronicles: Io ho la felicità di Susy Tomasiello

Buon sabato amici lettori.
In ritardo rispetto al mio solito però per un motivo validissimo.
E' tornata con mia grande gioia la rubrica Storytelling Chronicles, mi era mancata molto ed è stato un piacere riprenderla.


Storytelling Chronicles è una Rubrica a cadenza mensile ideata da Lara del blog La Nicchia Letteraria in cui ogni mese i blog partecipanti scrivono un racconto su un tema scelto nel gruppo apposito. La grafica nuova invece è a cura di Federica
La tematica di oggi prevedeva tre punti:
  • Ambientazione in una città dove non è presente nè mare nè montagna.
  • Raccontare una storia che parlava della fine di un'estate torrida.
  • Incentrata sul legame d'amicizia importante per la voce narrate.

Vediamo cosa ne è uscito fuori.

IO HO LA FELICITA'



«Ecco adesso sei pronta. Ti piace il vestitino nuovo che ti ho messo? Me l’ha dato mamma, era mio quando ero molto piccola, solo che non me lo ricordo, secondo me il giallo ti sta benissimo. Adesso però dobbiamo pettinarci un po’, che ne dici di una coda alta?
Pensi che oggi non faccia caldo?» Guardo la finestra dove un solo splendente fa capolino e illumina la giornata già così presto e poso di nuovo lo sguardo su Luna, la mia migliore amica scuotendo la testa. «Secondo me è ancora troppo caldo ecco perché questo vestitino è perfetto, è fresco e leggero. Puoi anche stare scalza perché...»
«Ronny!» urla mia sorella facendomi sobbalzare. Si sta frizionando i capelli bagnati con un asciugamano, ancora in accappatoio è appena uscita dalla doccia e mi lancia un’occhiata seccata. «Ancora a giocare con le bambole?»
«Non sto giocando» protesto, «ho appena vestito Luna, ti piace questo...»
«Senti» m’interruppe spiccia Carly, «non ho tempo da perdere. Tra poco vengono le mie amiche quindi tu non osare venire di sotto con quella roba oppure mi prenderanno in giro a vita è chiaro?»
«Se ti prendono in giro non sono vere amiche» dichiaro con serietà, «Luna ha detto...»
«Luna non parla» sbotta lei infastidita, «è una bambola.»
«E allora? Anche loro possono comunicare, devi soltanto saperle ascoltare.»
«Sì, ok come ti pare.» Comincia a rovistare nell’armadio gettando tutto a terra finché non trova quello che vuole: una maglietta rossa con sopra qualche gruppo musicale che non conosco. «Finisco di prepararmi, vai di sotto a prendere la merenda per dopo e se ti scappa usa il bagno in camera della mamma, non venire per nessuna ragione hai capito?»
«Me l’hai ripetuto cento volte da stamattina.» Adesso sono io a sbuffare mentre sollevo gli occhi al cielo. «Non capisco perché non posso farmi vedere, io ti ho presentato alle mie compagne di classe e mamma ha detto che dobbiamo stare insieme»
«Non ti caccio da casa e sei piccola per ascoltare i nostri discorsi.»
«Hai dodici anni» le ricordo, «non sei adulta.»
«E tu ne hai sette, sei piccola» sentenzia Carly infilandosi dei pantaloncini corti, «altrimenti non dovrei badare a te.»
Le passo la spazzola che stava cercando e scuoto la testa. In realtà sono io che l’aiuto sempre perché è troppo disordinata. Non sono sorpresa quando lancia i panni che ha gettato terra nell’armadio senza nemmeno piegarli, la mamma si arrabbierà quando noterà quel disastro, forse è il caso che dopo sistemo meglio altrimenti litigheranno come al solito.

                                     
«Che c’è? Vado di fretta, aggiusto dopo.»
Sappiamo entrambe che non lo farà quindi non rispondo. Prendo Luna e scendo dal letto. «Vado a prendere la merenda, dopo posso usare le tue cuffie per guardare i cartoni in tv^?»
Carly mi guarda malissimo e io sorrido. Adora quelle cuffie grandi e bianche che ha comprato con la sua paghetta, non vuole mai prestarmele però io ho la carta vincente da giocare.
«Così non ti disturbo, sai che mi piace sentire a voce alta le canzoni e tu non vuoi che le tue amiche sappiano che sono qui sopra giusto?»
«E va bene» sbuffa spazientita, «prendile, ma attenta a non romperle altrimenti potrei ucciderti nel sonno.»
Sorrido contenta senza credere alla sua minaccia e scendo le scale allegra. «Hai sentito Luna? Dopo le faccio provare anche a te le sue cuffie, vedrai ci divertiremo lo stesso anche se siamo in cameretta.»
Sistemo Luna sul tavolo e intanto faccio rifornimento. Succo di frutta con cannuccia, patatine al formaggio e anche della cioccolata per più tardi perché non so quanto tardi faranno Carly e le sue amiche.
Mamma lavora in un negozio di elettrodomestici, di solito non ha turni il sabato pomeriggio ma ha dovuto sostituire una collega ammalata e così siamo rimaste da sole. Non è la prima volta che succede e abbiamo imparato le regole.
Non aprire a nessuno.
Chiamarla se c’è un’emergenza.
In realtà abbiamo imparato anche la strada per raggiungere il suo negozio, non è lontanissimo e mi piace andarci perché il capo di mamma mi regala sempre dei lecca lecca. Secondo Carly il signor Bob, che lui insiste sempre per essere chiamato Bob, è innamorato della mamma perciò è così gentile con noi e mi chiedo se possa diventare il nostro nuovo papà dopo che lui se n’è andato per vivere in un’altra città dove si va al mare ogni giorno.
A Proxity non c’è il mare e nemmeno la montagna però io adoro vivere qui. Ci sono ampie distese di verde ovunque, parchi bellissimi dove giocare e spazi enormi in cui è bellissimo respirare aria pulita e fresca. In realtà l’estate non è stata proprio fresca, la maestra ha detto che si dice torrida quando c’è così tanto caldo e questa parola secondo me descrive bene tutto.
Persino con i ventilatori accesi in tutte le stanze, sembrava di sudare in continuazione anche se stavamo ferme a non far niente, è stato terribile. Da ieri si sta un po’ meglio e spero che sia finito quel caldo infernale che mi ha fatto venire voglia di girare nuda per casa, forse papà non l’ha sofferto perché è andato al mare ogni momento.
 
                                   
Mi giro verso Luna e sospiro lungamente. «Hai ragione non devo pensare a lui perché divento triste, mi dispiace che abbia divorziato dalla mamma che adesso lavora troppo. Con Bob però sorride di più, forse è davvero innamorata?
No, hai ragione» decido annuendo con forza, «meglio non dirlo a Carly. Lei è arrabbiatissima con papà perché non l’ha chiamata nemmeno al suo compleanno, meglio lasciarlo perdere che è meglio.»
Infilo la mia merenda nel cestino che uso per la scuola e con Luna tra le braccia salgo di nuovo al piano di sopra.
Carly si sta asciugando i capelli ed io carezzo la testa di Luna.
Me l’ha regalata mamma quando ero molto piccola, È una bambola di pezza con una mezza luna sulla guancia, chiamarla così mi sembrava giusto. Dorme con me e quando sono a scuola o a sport, riposa sul mio letto in attesa del mio ritorno. Le racconto ogni cosa e lei mi ascolta con quei suoi occhi neri comprensivi, ha un sorriso dolce che mi rilassa e capelli neri lisci e lunghi.
Prima li aveva raccolti in due trecce, ma con la mamma glieli ho lavati e si è sciolta tutta. Dovrò chiederle di rifarla perché non ne sono capace.
«Carly tu sai fare la treccia, potresti farla a Luna?»
«Non adesso Ronny» mi ammonisce guardandosi intorno agiata. Sospiro indicando le infradito che sono accanto al suo letto. «Quel succo non è troppo poco se hai sete? Non...»
Il suono del campanello la fa immobilizzare. «Vado ad aprire, tu resta qui e non muoverti.»
Scappa via come una furia ed io guardo la mia amica. «È impazzita da quando ha avuto il permesso di invitare le sue amiche, se però mamma sapesse che ci relegate qui sopra non sarà contenta.
Sì, è vero. Meglio non dire niente oppure ci sarà un’altra lite, quelle due discutono troppo in questi giorni. Quando avrò dodici anni, non sarò sempre così agiata come lei e tu sarai ancora mia amica vero?»
La stringo forte e le bacio una guancia paffuta. Il suo sorriso mi conferma ciò che già so e sono contenta.
La metto nel passeggino che abbiamo comprato per lei e comincio a sistemare l’armadio di quella disordinata, ma è troppo e non sono brava a piegare bene, ma almeno c’è già meno caos e sono soddisfatta.
 
                            
Mi avvicino al comodino di Carly dall’altra parte della stanza e apre il cassetto dove le cuffie stanno solo aspettando di essere provate. Sorridendo le prendo e poi afferro il telecomando.
«Sì, adesso vieni anche tu sul letto con me così possiamo vederci un bel cartone. Cosa ne dici di Frozen?»
Prendo Luna in braccio e poi ridacchio sottovoce. «Lo so che l’abbiamo vista mille volte ma io adoro Elsa e Anna, quando Carly non si comporta da pazza, è una sorella brava proprio come Elsa e poi così possiamo sentire le canzoni a tutto volume senza disturbare nessuno. Sei pronta?»
Premo play e ci mettiamo comode, le cuffie funzionano benissimo e io immagino come sarebbe bello avere i poteri magici di Elsa.
«Ronny! Ronny! Svegliati.»
Non mi sono accorta di essermi appisolata e quando apro gli occhi vedo quelli grandi di Luna fissarmi in maniera diversa. Sembrano... veri.
«Luna» mormoro assonnata mettendomi a sedere meglio. La tv trasmette la scena in cui Kristoff sta mostrando ad Anna la sua famiglia, dalle cuffie i loro dialoghi appaiono troppo forti adesso e me le sposto subito per vedere la mia migliore amica in piedi sul mio comodino. Mi strofino gli occhi, ma l’immagine non cambia.
«Come... come fai a...»
«Abbiamo poco tempo per parlare, non sprechiamolo in spiegazioni complicate. Volevo soltanto dirti che ti voglio bene Ronny.»
La sua voce è dolce esattamente come il suo sorriso, tenera e io sento gli occhi diventare lucidi quando le sue piccole braccine si stringono attorno al mio collo.
«Anch’io ti voglio tanto bene Luna.»
La sua manina mi tocca una guancia e continua a sorridere. «Sono tanto contenta di essere tua amica, ascolterò sempre tutto quello che vorrai dirmi, ma stavolta sono io che devo raccontarti una cosa.
Non tutti i giocattoli sono fortunati a trovare padroni speciali, tu lo sei. Quando diventerò vecchia, se mi romperò o se sarò dimenticata io ricorderò quanto mi hai voluto bene e questo basterà a farmi essere felice per sempre»
«Non mi dimenticherò mai di te. Mai!» esclamo sicura mentre la stringo forte.
Sento dei rumori di sotto, voci, risate. Forse le amiche di Carly stanno andando via e io guardo preoccupata Luna perché lei torna a sedersi sul letto come prima. «Parleremo ancora?»
«Nel tuo cuore troverai sempre la mia voce.»
Sono un po’ triste quando ci abbracciamo un’altra volta eppure lei sorride quando mi aiuta a indossare di nuovo le cuffie e mi bacia una guancia. Ricambio il sorriso quando mi accarezza gli occhi e li chiudo piano piano.
«Ti voglio bene» mormoro di nuovo ed è bello sentire la sua presa attorno a me farsi più forte.
«Ronny! Ti sei addormentata!»
Spalanco gli occhi quando mi sento scuotere per un braccio e quando vedo Carly fissarmi sorpresa, sposto subito lo sguardo su Luna che placidamente dorme sulle mie gambe. Dopo averla presa e stretta alla mia guancia, non sono sorpresa che non parli, ma nel mio cuore la sua voce è forte e chiara.
«Amiche per sempre.»
 
                             
«Hai una faccia strana» mi scruta sospettosa Carly. «Tutto bene? Hai mal di pancia? Hai mangiato troppe schifezze?»
Se le dicessi che sento la voce di Luna e che prima mi ha parlato penserebbe che sto raccontando bugie perciò scuoto la testa.
«Sto benissimo.»
«Meglio, così possiamo vederci qualcosa in tv insieme.»
«E le tue amiche?»
«Ho detto che dovevano andare via presto perché stava arrivando la mamma.»
«Cosa?» Adesso sono io a fissarla perplessa. «Ma perché?»
«La loro compagnia mi piace, ma ero preoccupata a saperti qui sopra da sola per tutto il tempo.» Con un gesto nervoso si mette i capelli dietro le orecchie evitando il mio sguardo. «Ho capito di essere stata antipatica con te quando di sotto abbiamo cominciato a ridere e io ho pensato che tu avevi le cuffie e non potevi divertirti.
Insomma non è importante perché le ho mandate via» minimizza agitando una mano. «Ci vuole ancora un po’ prima che venga la mamma perciò vediamo qualcosa in tv e se proprio vuoi vedere Frozen, tutta la cioccolata è mia.»
Carly è spesso la persona più antipatica del mondo soprattutto quando mi tratta come se fossi una bimba piccola, ma io lo so che mi vuole bene e che è una brava sorella soprattutto dopo azioni del genere. Sempre stringendo Luna, mi lancio tra le sue braccia e rido quando finge di scostarsi, continuo a farlo finché non mi stringe forte anche lei.
«Va bene adesso basta» mi ammonisce staccandosi, «Luna può stare dalla tua parte e dopo le sistemiamo quei capelli, la treccia non è difficile. Ti faccio vedere come si fa.»
Sono sicura che la mia amica sarà contenta perciò annuisco grata. Vedere il film senza cuffie e con Carly e Luna è bellissimo. 
Alla fine del cartone mia sorella è di parola prende prende spazzola e codino e mi mostra come dividere i capelli. Non è un'insegnante perfetta perchè si lamenta e sbuffa spesso, ma apprezzo tanto che sia con me adesso invece delle sue amiche e deve pensarlo anche la mamma perchè quando ci vede sul letto con intente a pettinare Luna ci sorride gioiosa.
Viene da noi per salutarci con un bacio e dà una carezza alla testa di Luna.  
In quel preciso momento capisco una cosa: sono fortunata perché con me ho le tre persone più speciali del mondo.
Non è importante il mare, la montagna o il caldo torrido, io ho la felicità.

                         

E siamo giunti alla fine.
Se mi conoscete so che non sarete sorpresi di trovare una bambina come protagonista di una mia storia. Ho pensato che fosse perfetta per rappresentare questa tematica, voi che dite?
Penso che chiunque abbia amato un giocattolo preferito da piccolo avrebbe voluto che si animasse anche solo per pochi attimi e farlo accadere alla piccola Ronny è stato quasi d'obbligo.
Cosa ne pensate?
Vi aspetto nei commenti 

                                                  

                                                             Copyright @ 2025 Susy Tomasiello
Questo racconto è un’opera di fantasia . Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono prodotto dell’immaginazione dell’autrice o se reali , sono utilizzati in modo fittizio. Ogni riferimento a fatti o persone viventi o scomparse è del tutto casuale.

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