martedì 4 gennaio 2022

La più fortunata del mondo di Susy Tomasiello Extra Voglio solo te

Ciao a tutti amici lettori.
Come sono andate le feste?
Come ho scritto sia su fb che su Ig io spero che quest'anno nuovo porti a tutti tanta serenità perchè è la cosa piì importante e quindi in serenità ho trascorso queste festività: non potevo chiedere di meglio.
Per iniziare per bene le attività sul blog ho deciso di pubblicare un mio racconto.
Si tratta del freebie che ho reso disponibile qualche tempo fa sulla mia pagina Instagram, una sorta di finale aggiuntivo della mia storia Voglio solo te.
Se mi seguite sapete bene quanto sia affezionata a questa storia, continua a darmi piccole grandi soddisfazione e io ne sono felicissima perchè è la storia a cui sono più legata.
Desidero ringraziare chi mi ha letto, mi legge e lascia commenti, recensioni che mi spingono a fare sempre meglio. E' principalmente per voi che ho deciso di riprendere in mano i miei adorati protagonisti e scoprire cosa succede dopo il lieto fine che hanno ampiamente meritato.
Così è nata

La più fortunata del mondo


Prima di proseguire la lettura, un piccolo appunto. Se non avete letto la storia principale potreste incappare in qualche spoiler perchè questo piccolo racconto si basa sul dopo. Se invece avete già letto la storia allora non c'è pericolo proseguite pure.
Intanto però per tutte le info sul mio libro vi invito a cliccare QUI


Dylan

Lo spettacolo del sole che tramonta è qualcosa di così meraviglioso che me ne stupisco ogni volta. Di solito mi piace fermarmi a guardarlo, mi calma e dona pace dona pace alla mia mente stanca dopo aver lavorato per una giornata intera.


Oggi, però, non ho tempo per contemplare questo meraviglioso spettacolo.
Dopo aver ordinato agli operai di andare a casa, afferro le chiavi dell’auto e raggiungo veloce la mia macchina. Jerome mi sta aspettando fissandomi curioso.
«Ora che siamo soli posso chiedertelo: ma perché questa fretta di chiudere stasera?»
«È il compleanno di Sam» gli ricordo aprendo lo sportello, il mio amico mi scruta ancora più confuso.
«Credevo che la festa fosse stasera, Justine me l’ha ricordato due volte oggi».
Non mi sfugge il cambiamento del tono di voce mentre pronuncia il nome di quella donna che da qualche tempo occupa sempre più spesso i suoi pensieri. In un altro momento mi fermerei a fargli il terzo grado considerate tutte le volte in cui ha preso in giro il sottoscritto da quando mi sono sposato, ma non voglio far tardi. Non oggi.
«Infatti ci vediamo alle nove, la sorpresa che ho organizzato con Mary è molto prima e devo sbrigarmi».
Dalla sua espressione è chiaro che vuole farmi delle domande, ma non gliene do il tempo perché entro in auto e dopo averlo salutato con una mano metto in moto.
Non passa molto prima che il telefono cominci a suonare. Aziono il vivavoce mentre leggo il nome sul display.
«Ciao leoncina, tutto bene?»
«Ho accompagnato la mamma dal parrucchiere e adesso siamo al parco con Matthew, ma non credo che riuscirò a trattenerli a lungo fuori casa. Tu dove sei?»
«Sto arrivando»
«Raggiungici al parco e poi entriamo insieme in casa» propone e quando resto in silenzio la sento sospirare. «Ho capito, m’invento qualcosa per tenerli fuori ancora un po’, ma tu sbrigati ok?»
Guardo l’orologio e annuisco, poi capisco che non può vedermi e mi schiarisco la gola.
«Ti prometto che sarà una sorpresa magnifica, grazie per l’aiuto tesoro. Ti voglio bene»
«Anch’io papà e voglio un grande regalo anch’io per il mio compleanno. Cosa ne pensi di una macchina?»
«Ne riparliamo tra qualche anno» rido divertito. «Molti anni».
Anche lei ride, sento in lontananza la voce di Sam chiamarla e lei interrompe brusca la comunicazione facendomi sorridere.
 
                                   

La mia dolce Mary è cresciuta molto e io la amo come il primo giorno che l’ho vista. Circostanze avverse non mi hanno permesso di essere con lei nei primi anni della sua vita, ma abbiamo abbondantemente recuperato il tempo perso e io non potrei esserne più felice. Mi sembra strano adesso considerarla un’adolescente, anche se ha compiuto tredici anni per me resta sempre la mia adorata bambina.
La fortuna è dalla mia parte perché non incontro molto traffico e sono a casa in tempo record. Avrei dovuto essere qui prima per sistemare le cose a dovere, ma assentarmi dal cantiere avrebbe compromesso il lavoro di settimane e non potevo permettermelo quindi mi rimbocco le maniche e preparo tutto come programmato.
Dopo un cambio veloce esco di nuovo di casa e mando un messaggio a mia figlia.
Sto arrivando al parco.

Samantha

Osservo Mary infilare il telefono in tasca con un gran sorriso, quando si accorge di essere osservata annuncia contenta.
«Sta venendo papà».
«Pensavo che il lavoro di oggi richiedesse la sua presenza fino a tardi al cantiere» ammetto confusa. «E non c’è bisogno che venga fin qui, sarà distrutto e sfinito dopo la cena di stasera».
«La festa vorrai dire» mi corregge Mary. «Zia Lily ha detto che sarà qualcosa di grandioso».
Non ho alcun dubbio al riguardo. Mia cognata si è messa in testa che ogni compleanno della famiglia deve essere festeggiato in maniera grandiosa, convincerla del contrario si è rilevata un’impresa inutile quindi ci ho rinunciato.
«Sarà comunque qualcosa di lungo, raggiungiamo papà a casa così...»
«No» risponde subito Mary. «Mi ha appena scritto che sta venendo quindi aspettiamolo».
Fisso mia figlia perplessa. Per quattro anni siamo stati solo io e lei contro tutti e mi piace pensare che abbiamo un rapporto speciale, la conosco forse meglio di chiunque altro e il comportamento che ha avuto per tutto il giorno è davvero strano.
«C’è qualcosa che devi dirmi Mary?»
È una ragazzina molto sveglia, ma anche sensibile e mi chiedo se non mi sia accorta di qualcosa che la turba.
«Puoi dirmi qualsiasi cosa lo sai vero?»
«Lo so mamma, tranquilla va tutto bene. E Matthew dobbiamo recuperarlo dall’altalena altrimenti non scenderà più».
                              

Mio figlio ha otto anni e ama l’altalena come se ne avesse due. Guardo sua sorella convincerlo a scendere con una pazienza infinita e, come sempre, sono orgogliosa di lei e di come riesca a gestire quel fratellino vivace che è stato un miracolo avere. Dopo la nascita di Mary ero convinta di non poter avere più figli e invece all’improvviso ho scoperto di aspettare Matthew e, nonostante la paura di Dylan, è nato quell’angioletto che ha reso la nostra famiglia ancora più perfetta.
«Buongiorno signora, posso chiederle se il posto su questa panchina è occupato?»
Distolgo gli occhi dal parco giochi e guardo l’uomo che mi sta facendo ombra con quel sorriso irresistibile con tanto di fossette. Sono passati tanti anni dalla prima volta che ci siamo incrociati in biblioteca quel lontano giorno di scuola, ma provo ancora la stessa sensazione alla bocca dello stomaco di allora perché l’amore che provavo per lui non è mai sparito.
«Non credo sia il caso» rispondo con un ampio sorriso. «Sto aspettando mio marito ed è un uomo molto geloso».
«Posso capirlo» annuisce comprensivo. «Ma visto che lascia sola una moglie così bella capirà che non può restare senza compagnia per molto».
Si siede accanto a me mantenendo il contatto visivo.
«E approfittando della sua assenza le posso chiedere un appuntamento?»
«Gli uomini francesi sono davvero sfrontati gliel’ha mai detto nessuno? Sono una donna impegnata e non accetto inviti» lo avviso sicura. «Tranne in rare occasioni ovviamente»
«Rare occasioni?»
«Se per esempio la persona in questione mi salutasse in maniera appropriata potrei capitolare».
«Allora dovrò assolutamente fare in modo di cambiare strategia» decide Dylan prima di baciarmi. Per quanto non ami particolarmente le manifestazioni d’affetto sotto gli occhi di tutti è difficile resistere quando quelle braccia familiari mi attirano a sé facendomi riprovare la stessa e antica magia di sempre.
 
                             

«Ciao mia bellissima moglie»
«Ciao marito» sorrido sulle sue labbra. «Avevo detto a Mary che non c’era bisogno arrivassi fin qui, ma sono felice di vederti».
«Lo sono anch’io» ammette lui. Sta per baciarmi di nuovo ma s’interrompe alla voce di Matthew quasi disgustata.
«Non capisco cosa ci sia di bello a baciarsi tutto il tempo».
«Lo capirai tra qualche anno» ridacchia Dylan scompigliandogli i capelli. «Andiamo a casa?»
«La nonna ha detto che ci sarà una mega torta stasera» annuncia allegro Matthew. «E ho avuto un’idea per la mia, con palloni da basket ovunque».
«A me basta che sia piena di cioccolato» interviene Mary.
Il parco dove siamo soliti andare non dista molto da casa nostra, la stessa che Dylan aveva comprato per sé e che adesso rappresenta il posto dove la nostra famiglia cresce insieme. Li guardo conversare animatamente e mi sento appagata e soddisfatta di com’è adesso la mia vita. Non pensavo che si potesse essere così felici e spero che questa sensazione duri per l’eternità.
Mary è sempre stata una gran chiacchierona, ma Matthew la supera di molto e sono ormai abituata al loro chiacchiericcio infinito fino a quando arriviamo davanti alla porta di casa. Sto per prendere le chiavi, ma Dylan mi ferma e con un cenno ai figli anche loro si zittiscono.
Improvvisamente il pianerottolo diventa silenzioso e io aggrotto la fronte temendo di essermi persa qualcosa.
«Che succede?»
Mio marito non risponde e apre lui la porta poi afferra la mia mano.
«Entra per prima».
Riconosco quello sguardo: è ansioso e di colpo lo sono anch’io. Oltrepassare la soglia di casa mi sembra adesso un’impresa troppo ardua e invece di fare pochi passi è come se ne avessi compiuti mille perché il cuore comincia a battermi più forte e io mi porto una mano al petto sperando, scioccamente, di placarlo.
Dal soffitto pendono tantissimi quadretti e in ognuno di essi c’è una foto. Cammino piano per osservarle meglio e guardo la mia vita raccolta in poche immagini. La mia esistenza da quando Dylan ha deciso di occuparne buona parte, ci sono molte istantanee di Mary piccola, di noi tre insieme, di quando ero incinta di Matthew e poi noi quattro. È come ripercorrere tutto il tempo insieme in un attimo e sebbene ricordi precisamente ogni attimo di quei momenti, me li godo con calma con le lacrime agli occhi che scendono copiosamente quando alla fine c’è la foto del nostro matrimonio in un quadro più grande e sotto la scritta.
Auguri Sam. Auguri mamma. Auguri alla regina dei nostri cuori.

                              

Non so cosa dire, la commozione ha preso il sopravvento, ma mi basta guardare Dylan negli occhi e lui comprende tutto perché mi abbraccia e mi sussurra all’orecchio.
«Ti amo Sam, buon compleanno».
Mi lascio stringere da lui e non posso credere che abbia realizzato tutto questo a mia insaputa.
«Quando... come...»
«L’ho aiutato io» alza una mano Mary. «A scegliere le foto e la cornice dei quadri, ti piacciono?»
«Sono meravigliosi» mormoro asciugandomi il viso e stringendo forte la mia dolce bambina. «Grazie amore, è una sorpresa bellissima»
«Anch’io ho aiutato» alza le braccia Matthew. «A scrivere la scritta, hai visto c’è la firma di tutti?»
Non posso confessare di non averlo notato subito, ma adesso rischio di scoppiare di nuovo a piangere mentre guardo meglio quelle parole e sotto ci sono i nomi delle persone più importanti della mia vita.
«Mi sono truccata dopo il parrucchiere e adesso per colpa vostra dovrò rifare tutto da capo» mi lamento, ma sto sorridendo.
«Tranquilla mamma, sei bella lo stesso. La più bella sempre, giusto papà?»
«Giustissimo» risponde Dylan e so che lo pensa davvero. Non siamo più dei ragazzini, ma quando mi guarda in quel modo mi fa sentire ancora la ragazza più desiderata e bella del mondo.
«Matthew, andiamo a prendere i dolcetti che abbiamo comprato ieri» decide Mary battendo le mani. «Quelli al cioccolato sono miei»
«Non mangiatene troppi altrimenti dalla nonna scoppierete» li ammonisco, ma non so se mi hanno sentito intenti come sono a correre in cucina. Sposto lo sguardo verso Dylan e sento il mio cuore esplodere di gioia mentre fisso quel viso che amo con tutta me stessa.
«Grazie per tutto questo, mi rendi difficile essere arrabbiata con te».
«E perché dovresti?»
«Stamattina dopo degli auguri frettolosi, mi hai baciata di corsa e sei sparito» gli ricordo.
«Volevo sbrigare tutte le incombenze al lavoro per correre qui e preparare la sorpresa» si giustifica.
«E Mary ha fatto di tutto per tenermi lontana da casa» realizzo solo adesso. «È tutto così stupendo che non so davvero cosa dire».
«Dì solo che mi ami, basta questo» afferma Dylan. Carezzo quel viso che conosco a memoria, che non ho mai dimenticato nemmeno quando eravamo separati e credevo di non vederlo mai più e penso che non basti dire solo quello. Dovrei ringraziarlo per essere al mio fianco da tanto tempo e amarmi come il primo giorno, per supportarmi, per essere un padre meraviglioso e un marito perfetto, ma soprattutto per essere ancora la stessa persona di cui mi sono innamorata quando eravamo così giovani. Dovrei dirgli che non mi occorrono sorprese o regali grandiosi se è al mio fianco, che mi basta stringerlo ogni sera nel nostro letto e svegliarmi col suo sorriso ogni mattina per essere felice, ma non serve. Lo guardo e gli comunico tutto con uno sguardo poi scelgo di confessare solo una minima parte di ciò che rappresenta per me.                      
«Ti amo Dylan Jackson».
Quando ci baciamo comprendo che lui ha capito, ha compreso perfettamente quello che volevo dirgli e le mie identiche parole non dette sono ripetute all’infinito nei suoi gesti ricchi d’amore.
È in quel momento che mi sento la più fortunata del mondo.


                                     

Siamo giunti alla fine.
Cosa ne pensate?
Io sono di parte, ma amo moltissimo questi personaggi e anche se li riprendo in mano a distanza di tempo l'effetto è lo stesso. Mi è sembrato come tornare a casa in un'ambientazione familiare con persone che conosco bene, ma adesso aspetto i vostri commenti


                                             

Copyright @ 2022 Susy Tomasiello

Questo racconto è un’opera di fantasia . Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono prodotto dell’immaginazione dell’autrice o se reali , sono utilizzati in modo fittizio. Ogni riferimento a fatti o persone viventi o scomparse è del tutto casuale.

 


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