mercoledì 11 marzo 2020

Rubrica: Storytelling Chronicles: La parola più bella del mondo di Susy Tomasiello

Ciao a tutti amici lettori.
Oggi svesto le panni di blogger anche si tratta di una Rubrica e mi occupo invece dell'altra mia grande passione: la scrittura. Ultimamente per questione di tempo, la sto trascurando troppo e non va bene, invece grazie all'appuntamento mensile con Storytelling Chronicles diventerà un ottimo stimolo per rendere tutto meno ricco di imprevisti.
Piuttosto in ritardo secondo la mia personale tabella di marcia, torna questa bella rubrica di racconti.


Storytelling Chronicles è una Rubrica a cadenza mensile ideata da Lara del blog  La Nicchia Letteraria in cui ogni mese i blog partecipanti scrivono un racconto su un tema scelto nel gruppo apposito. La grafica è invece a cura di Tania del blog My Crea Bookish Kingdom
L'argomento di questo mese, scelto attraverso un sondaggio, è il papà per restare in tema con il mese e quindi ecco la mia storia.
La parola più bella del mondo.

Trama

Marco è un padre che ama tantissimo la sua bambina.Lei e sua moglie sono tutto il suo mondo e farebbe qualsiasi cosa per loro.Peccato solo che la piccola Rosa si ostini a non pronunicare la parola per lui importantissima: papà. Non capisce perché tra le tante parole proprio questa si ostini a tenerla segregata.Ovviamente questo non muta il suo affetto per lei, anche se è un piccolo tornado è felice di passare del tempo da solo con Rosa e sarà proprio in questa giornata particolare che forse le cose cambieranno.
«Ha mangiato tutto?»
«Certo, nessun problema. Ce la stiamo cavando benissimo. Adesso preoccupati solo di stenderli con la tua presentazione, noi ti aspettiamo per festeggiare»
«Ce la metterò tutta, grazie amore. Ti amo».

«Ti amo anch'io» rispondo con un sorriso e poi chiudo in fretta la telefonata prima che mia moglie senta lo schianto del cucchiaio che nostra figlia ha appena gettato a terra.
«Rosa!» l'ammonisco rimettendo il telefono in tasca. Per tutta risposta la bambina di due anni ride divertita e io mi passo una mano sul viso pentendomi ogni minuto di aver accettato di badare a lei mentre Valentina tornava a lavoro.
Lei ama fare la pubblicitaria e so che le è mancato tantissimo dover abbandonare l'ufficio per occuparsi di Rosa, si è presa una pausa maternità piuttosto lunga e adesso è tornata soltanto part time. Quando l'ho vista delusa del fatto che non avrebbe potuto partecipare alla realizzazione di un nuovo progetto, mi sono subito offerto di restare a casa con la piccola. Ho pensato che prendermi qualche ora di permesso dall'ufficio non avrebbe mandato in malora la ditta di cancelleria dove lavoro come contabile e fare felice mia moglie rende felice anche me. Solo che non immaginavo che Rosa fosse un tale tornado.
Valentina mi ha lasciato tutto pronto per farla mangiare, il compito era semplicissimo peccato che la mia bambina abbia deciso di rendere questo compito ingrato.
Il sediolone su cui è seduta è sparso metà del contenuto del cibo  che in teoria avrebbe dovuto mangiare, la sua faccia è sporca di sugo e adesso devo afferrare in tempo le sue manine prima che si ricopra i capelli di salsa rossa.


«Ok, tesoro. Adesso però facciamo i bravi, perché se la mamma scopre che non hai mangiato niente penserà che non sia in grado di lasciarmi da solo con te e noi non vogliamo questo vero?»
Prendo un tovagliolo e le pulisco le mani e il viso, poi passo al sediolone cercando di fare in fretta perché so quanto Rosa non ami stare ferma qui dentro.
«Mamma» dice infatti a un certo punto e non per la prima volta in questa giornata. «Dov'è mamma?»
«La mamma è al lavoro te l'ho detto amore. Prendiamo la frutta intanto? Ti piace tanto vero?»
«Ollio mamma» ripete Rosa. Non pronuncia ancora bene le parole ma il suo voglio mi fa sospirare più del dovuto. Anche se non dovrei, spero che Valentina torni presto.
«Mangiamo tutta la frutta ok?» chiedo mentre prendo il bicchiere di frutta che prima ho frullato.
Solleva curiosa il collo mentre sbircia cosa le propongo e poi apre la bocca di sua spontanea volontà mentre la imbocco.
«Ah ecco questo ti piace e il sugo ti fa schifo. Non mi prendo responsabilità però, l'ha cucinato tua madre, il problema quindi sarei io?»
Rosa non risponde ma continua a mangiare con gusto, guardò la metà del piatto di pasta al sugo ancora intatto e prendo un secondo cucchiaino per assaggiarla. Forse è salata o magari manca di sale, ma quando la provo scopro che è ottima quindi provo a riproporla a mia figlia che, quando si accorge che non le sto dando la frutta, mi guarda malissimo.
«Facciamo un cucchiaio di pasta e uno di frutta che ne pensi? Almeno mangiamo metà piatto e non mi sento in colpa per averti fatto digiunare»


Non so se sia eticamente corretto mescolare due cibi così diversi, ma Rosa mi accontenta e mangia tutto quindi non mi lamento.
«E' stata dura ma ce l'abbiamo fatta, adesso papà sistema questo disastro e poi ti faccio scendere ok?»
Rosa comincia a dimenarsi, ma per fortuna è legata stretta e non sono preoccupato. Per distrarla le prendo il carillon che metto sul sediolone e comincio a pulire ovunque perché mi sembra di vedere pastina dappertutto, ma forse è solo la mia impressione.
La piccola comincia a canticchiare a modo suo chissà cosa e io sorrido, non sa ancora pronunciare bene tutte le parole e purtroppo non mi chiama mai papà anche se lo vorrei tantissimo. Valentina mi ha detto più volte di avere pazienza e razionalmente so che ha ragione, ma amo quella bambina da quando era nella pancia di sua madre e adesso vorrei tanto che pronunciasse quell'unica parola.
«Proviamo a dire papà?» le chiedo per l'ennesima volta. «Diciamo insieme: pa- pà».
Rosa mi guarda e poi comincia a cantare chissà cosa insieme al carrillon e io scuoto la testa rassegnato. Non sono lettere difficili, perchè si ostina a non pronunciarle?
Valentina mi ha lasciato da riscaldare del pollo, ma quando Rosa comincia a lamentarsi lascio perdere e vado da lei.
«Che c'è piccola? Tutto bene?»
«Cacca» risponde lei cercando di uscire. «Cacca» ripete nel caso non avessi sentito la prima volta e capisco che il mio pranzo deve aspettare. La libero e la prendo in braccio mentre la porto nel bagno.
«Papà adesso ti cambia il pannolino, perché non dici papà?»
«Cacca»
«Sì, ok dobbiamo lavorare con il tuo udito perché queste parole sono tutt'altro che uguali» l'ammonisco mentre la sistemo sul fasciatoio e comincio a spogliarla.


Quando apro il pannolino cerco di resistere all'odore disgustoso che adesso regna nel bagno, non mi capacito ancora di quanto un'esserino così piccolo possa produrre tanta di questa roba.
«Cacca» dice Rosa stavolta ridendo e io butto subito quel pannolino nel cestino che abbiamo messo appiositamente sotto il fasciatoio. Forse dovrei svuotarlo nella spazzatura, ma adesso non è proprio il momento visto che la piccola cerca di scendere e l'afferro in tempo.
«Sei tutta sporca dove credi di andare? Dobbiamo lavarci e mettere un altro pannolino».
Per fortuna sono bene addestrato in questo, i miei colleghi non capiscono quanto sia impegnativo cambiare un pannolino a una bambina che non sta ferma un attimo. E' una questione di velocità e di concentrazione, se sbaglio un minimo movimento rischio di dover ripetere l'operazione più volte e non si può nella maniera più assoluta.
«Ecco fatto, pulita e profumata. Adesso papà va a mangiare mentre tu vedi un po' di televisione che ne pensi?»


Rosa corre subito appena la metto a terra, non è del tutto stabile nella corsa quindi le sono dietro per evitare che cada e poi si getta a terra sul tappetto con i suoi giochi.
«Puppo!» esclama a un certo punto guardandosi intorno. «Ollio Puppo»
«Prima l'abbiamo lasciato da qualche parte qui no?» chiedo nel panico». Puppo è il suo pupazzetto preferito, un puffo che gli hanno regalato i nonni adesso in vacanza. Mi avrebbe fatto comodo averli più vicini così mi avrebbero dato una mano e invece devo subito cercare Puppo prima che Rosa scoppi a piangere. E' già capitato e non è una cosa che le mie orecchie desiderano ripetere, un'altra delle cose che non mi spiego è la voce che un piccolo esserino come lei riesce ad avere nei momenti più impensabili.
«Ollio Puppo!»
«Lo so che vuoi Puppo amore, ora lo cerchiamo ok?»
Il tappeto è cosparso dei giochi a cui abbiamo giocato prima di pranzo, ci rovisto freneticamente e poi mi metto a quattro zampe per controllare nello scatolo dei giochi che prima ho riempito. Rosa approfitta di questa posizione per salirmi in groppa.
«Avalluccio»
«No, Rosa non sono un cavalluccio scendi adesso o rischi di farmi male»
«Avalluccio» ripete divertita e io penso che sia meglio che sia distratta dalla ricerca di Puppo quindi per accontentarla mi muovo panissimo mentre con l'altra mano la tengo ferma. Scopro a divertirmi anch'io e ridiamo insieme per un bel pò.
«Papà sei un avalluccio!»
Mi fermo immediatamente, non posso aver sentito bene! La faccio scendere e Rosa subito corre a prendere una bambola, ma la raggiungo in fretta.
«Rosa cos'hai appena detto?»
«Bambola»
«Sì, amore lo so che è la tua bambola ma come mi hai chiamato prima? Ripetilo per favore, hai detto papà vero?»
«Bambola» ripete porgendome un'altra. Il suo sorriso sdentato e i riccoli bruni che le ricoprono il viso rendono vana ogni altra mia richiesta. Forse me lo sono immaginato, ma non importa. La sua visione allegra e felice mi colma il cuore e quindi comincio a giocare con le bambole senza problemi, ormai lo so farei qualsiasi cosa per lei, anche decidere di non pranzare.
Rosa ha una bella resistenza ma quando comincia a sbadigliare capisco che è ora del riposino, la prendo in braccio e la porto nella sua culletta.
«No, qui» protesta Rosa indicando il lettone. Valentina glielo concede troppo spesso e quindi non sono sorpreso della sua richiesta, peccato che qui non possa lasciarla sola.
«Va bene, ho capito» cedo mettendola nel letto con me. Sistemo i cuscini dal suo lato mentre io occupo l'altro. La copro con la sua copertina mentre Rosa sbadiglia. Di solito la sera le raccontiamo una favola, ma forse oggi è stanca e non chiede neppure il suo libro. Si accoccola contro di me e stringe forte il mio dito con quella mano paffuta.
«No, Puppo. Ollio papà» pronuncia mentre il mio cuore batte più forte.


«Vuoi il tuo papà?» chiedo a bassa voce per timore di rovinare questo momento magico.
«Sì, ollio papà» ripete Rosa. Bacio quella guancia adorabile mentre il mio cuore si riempie ancora e ancora di un amore sconfinato e infinito verso questa bambina che è diventata il centro del mio mondo.
«Non vado da nessuna parte amore, papà resta con te»
«Papà» dice Rosa con gli occhi chiusi e la voce impastata dal sonno e io non ho mai udito parole più belle.
Dimentico il mio pranzo, la casa nel caos e il fatto che non ho nemmeno sonno perchè non riesco a muovermi da questo letto. Mi ha chiamato papà e io sono l'uomo più felice del mondo.

E siamo giunti alla fine.
Cosa ne pensate?
Vi è piaciuta?
Forse mi sono dilungata un po' troppo rispetto ai miei soliti racconti brevi, ma mi sono divertita tanto a scriverla quindi adesso aspetto i vostri commenti.
Copyright @ 2020 Susy Tomasiello
Questo racconto è un’opera di fantasia . Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono prodotto dell’immaginazione dell’autrice o se reali , sono utilizzati in modo fittizio. Ogni riferimento a fatti o persone viventi o scomparse è del tutto casuale.

17 commenti:

  1. Ciao Susy! Questa storia è davvero dolce, uno spaccato di quotidianità, un momento davvero importante per ogni papà. Ho trovato molto realistiche le scene del pranzo e del caos casalingo… quando ci si occupa di bimbi piccoli a volte si deve davvero ricorrere a qualche escamotage! Ho trovato la storia piacevole e ben scritta… solo, in alcuni casi, avrei inserito qualche virgola in più, per distanziare meglio le frasi nel periodo.

    Abbiamo in comune l'amore per il nome "Rosa"... il mio racconto uscirà domani e c'è un personaggio con questo nome.

    Complimenti ancora Susy, un bel racconto, davvero!

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    1. Grazie Silvia :)
      Sono contenta ti sia piaciuta la storia virgole a parte :D

      Verrò sicuramente a leggere la tua domani ;)

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  2. Il tuo è un racconto dolcissimo. Mi ha davvero emozionato e sono tornata indietro nel tempo a quando facevo ammattire mio padre per ogni sciocchezza. Dev'essere una delle più grandi gioie della vita sentirsi chiamare per la prima volta dal proprio figlio e l'hai descritta in maniera molto tenera. Brava!

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    1. Parlare di bambini mi riesce più facile, penso che ormai si sia capito e sono contenta di essere riuscita a descrivere bene questa scena che secondo me è importante per ogni genitore

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  3. Ciao Susy. Quando si tratta di figli, spesso e volentieri i papà restano in secondo piano. Si è tendenzialmente più concentrati sui sentimenti delle mamme. Ecco, il tuo racconto ha il grande pregio di mostrare l'altra faccia della medaglia. Lo hai fatto in modo tenero e carino, coinvolgente e sincero. Mi è piaciuto molto.
    Per quanto riguarda la scrittura, dovresti secondo me lavorare sulla punteggiatura. Ho trovato diversi refusi e frasi che non filano molto. Un paio di esempi: "Lei ama fare la pubblicitaria e so che le è mancato tantissimo dover abbandonare l'ufficio per occuparsi di Rosa" Le è mancato dover abbandonare l'ufficio non è corretto. Semmai le è pesato dover abbandonare l'ufficio. "Il sediolone su cui è seduta è sparso metà del contenuto del cibo" Sul sediolone è sparso. Ci sono anche diverse ripetizioni, sia di parole, sia di informazioni.
    La genuinità, però, vince su tutto. Al prossimo racconto.

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    1. Ciao Debora.
      Grazie per i tuoi suggerimenti, ci devo stare più attenta hai ragione a volte mi lascio prendere dal momento e non controllo bene errori banali quindi grazie.
      Mi fa piacere che -orrori a parte- ti sia piaciuta :)

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  4. Ciao Susy! Quanta tenerezza nelle tue parole. Mi è piaciuto tantissimo poter entrare nella quotidianità di questo neo papà alle prese con la figlia, davvero. Ho apprezzato molto il modo in cui hai raccontato le scene, intervallandole in modo ben equilibrato con i dialoghi. La semplicità e la veridicità di questo racconto arrivano. Che dire, un ottimo lavoro! Non avevo mai sentito la parola "sediolone", l'ho trovata davvero simpatica! Attenta che ad un certo punto ti è sfuggito un caporale, ma niente che renda impossibile la lettura, anzi, questa scorre veloce e piacevolmente. Brava! Alla prossima storia :) Stephi

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    1. Ciao Stephanie,
      grazie per le tue parole :-) Mi sono divertita molto a scriverle e se non si fosse capito amo i bambini :P

      Non so come si chiama dalle tue parti ma il sediolone è il posto dove si mettono i bambini per farli mangiare.

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  5. Susy, questo racconto è davvero dolcissimo e mi mangio le mani a pensare che l'ho letto solo ora! XD Come al solito, mi hai emozionata un sacco con estrema semplicità :k Quindi, a parte qualche errore di battitura -mannaggia a te, signorinella :P ahahah-, ogni volta mi fai apprezzare sempre di più il tuo stile <3 Good work, ragazza 8)

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    1. Ho bisogno del tuo occhio di lince per gli errori :p
      Graze :k :k

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  6. Ciao Susy, come sai sono Silvia di Silvia tra le righe. :-) Questo tuo racconto è tenerissimo davvero. Tra l'altro se è vero che Rosa ha un papà meravigliso, Valentina ha invece un marito straordinario. Ho apprezzato davvero il tuo racconto e questa quotidianità tra padre e figlia che hai descritto. Complimenti.

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  7. Ciao. Il tuo racconto è molto carino e dolce. Hai usato un momento quotidiano della vita di un padre che cerca di accudire sua figlia e lo hai trasformato in un momento quasi magico direi. Mi sono divertita e mi hai strappato anche un sorriso in diversi punti, ad immaginare questo uomo che cerca di far mangiare la figlia con qualsiasi stratagemma. Si legge l'amore che prova sia per la bimba che per la moglie ed è una cosa molto bella.
    Ti segnalo un paio di sviste che ho notato:
    Il sediolone su cui è seduta – credo sia seggiolone.
    «Facciamo un cucchiaio di pasta e uno di frutta che ne pensi? – secondo me ci vuole una virgola: Facciamo un cucchiaio di pasta e uno di frutta, che ne pensi?
    «Prima l'abbiamo lasciato da qualche parte qui no?» chiedo nel panico». – credo ci siano le caporali in più alla fine.
    A presto
    Chris

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    1. Grazie per le segnalazioni Chris, hai perfettamente ragione. Credo che sediolone sia il modo che abbiamo qui di dire seggiolone e l'ho usato senza pensarci, quindi ti ringrazio così posso rispondere anche a Steph ora che mi hai dato la dritta giusta :p

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  8. Una storia così dolce! Adoro il modo in cui tratti l'argomento. Mi piace quando i papà interagiscono con i bimbi piccoli e tu sai trattare molto bene la tematica. Racconti con grande delicatezza l'emozione di un papà che si sente chiamare così per la prima volta. Brava!

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    1. Amo i bambini e raccontare le storie in cui sono protagonisti mi riesce più facile, grazie per le tue parole Simona. Sono contenta ti sia piaciuto

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  9. Ti ringrazio tanto Fede <3
    I bimbi piccoli io li amo e vivere la quotidianità con loro mi ispira sempre per le storie come questa, grazie

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