sabato 17 aprile 2021

Rubrica: Storytelling Chronicles: Un sogno nel vigneto di Giusy Marrone

Buon sabato amici lettori.
Pronti a rilassarvi questo week end? NNonostante la nostra vita non sia per niente tornata alla normalità è comunque bello pensare al fine settimana come momento di relax e a me piace sempre soprattutto per quello.
Prima di lasciarvi organizzare i vostri programmi però oggi vi lascio con la Rubrica creata dalla mia amica Lara Storytelling Chronicles e cedo il posto alla new entry di questo progetto, una persona bellissima dal cuore enorme: Giusy Marrone.



Storytelling Chronicles è una Rubrica a cadenza mensile ideata da Lara del blog  La Nicchia Letteraria in cui ogni mese i blog partecipanti scrivono un racconto su un tema scelto nel gruppo apposito. La grafica è invece a cura di Tania del blog My Crea Bookish Kingdom
Questo mese il tema scelta era il Sogno e quindi ecco Giusy cosa ci racconta.
Buona lettura.



GENNAIO

 I filari di viti, in inverno, sembrano dei pali desolati , che non lasciano lontanamente intuire la meraviglia che li rivestirà da lì a qualche mese: da prima esili germogli, poi foglie di un verde brillante, via via più scuro col passare del tempo , e poi piccoli polloni che si ingrosseranno fino a diventare grandi e succosi grappoli di dolce e profumata uva che adorneranno le piante come i più splendenti dei gioielli di una regina.



Era una visione molto poetica quella che Paolo aveva della sua vigna, ma quello era tutto il suo mondo, un mondo che esigeva da lui fatica e sudore, levatacce all’alba e muscoli dolenti alla fine della giornata. Ma non ci avrebbe rinunciato mai , non era solamente terra quella, ma il sogno di suo nonno prima, e di suo padre poi. Cinquant’anni prima, quando suo padre era poco più che un ragazzino, aveva lavorato senza sosta con il nonno per piantare ogni singola vite, e ora il frutto di quel lavoro , era diventata l’eredità di cuore e sangue che gli apparteneva. Paolo amava quel posto, un incanto di colori e profumi, di pace e vita insieme quando il silenzio era rotto solamente dal melodioso canto degli uccelli, dal frinire dei grilli, dai lampi di colore di farfalle solitarie, niente a che vedere con la vita di città che aveva lasciato. Quattro anni prima, aveva trent’anni e una carriera avviata come broker, aveva mollato tutto quando suo padre aveva avuto un infarto. L’uomo che lo aveva cresciuto con tutto l’amore possibile, anche se spesso celato dalla disciplina e dal silenzio che lo caratterizzano, aveva bisogno di lui e, non ci aveva messo un attimo a lasciare tutto per tornare a casa. La casa in cui era cresciuto, un casale al limitare della vigna, una vecchia e solida costruzione che aveva visto sogni e lacrime di tre generazioni della famiglia Mancini. La casa in cui lui e Sara, la sua pestifera sorellina minore si erano rincorsi fino allo sfinimento. Sara. Il pensiero della sorella gli fece affiorare sulle labbra un sorriso: non era più una bambina , adesso, aveva ventotto anni e tra pochi mesi avrebbe lasciato quella casa per iniziare una nuova vita con il marito, Luca, l’uomo che avrebbe sposato proprio lì, tra quelle viti, a settembre, quando sarebbero state al massimo dello splendore. Quando gli aveva parlato della sua idea, aveva avuto quasi un colpo: come organizzare una cerimonia lì, all’aperto, e se avesse piovuto? Ma Sara era testarda, quasi o forse più di lui, e se aveva deciso una cosa non cambiava idea per nessuna ragione. Anche lei, come il fratello, amava quel posto. Avevano trascorso lì ,a giocare , a vivere, lavorare e sognare praticamente tutta la loro vita ,lei oltretutto non aveva mai lasciato quel posto. Il padre, dopo l’infarto, si era ripreso, ma Paolo era rimasto, sentiva che quello era il suo posto e, insieme a Sara, si era dato molto da fare per fare prosperare ancora di più la loro attività: oltre al vino che producevano avevano aperto anche un piccolo bed & breakfast in un’ala della loro grande casa e l’impresa di famiglia ora rendeva piuttosto bene, il turismo nella natura era diventato di moda e loro avevano sempre prenotazioni per le quattro camere e il piccolo ristorante era sempre pieno, merito senza dubbio dell’ottima cucina di mamma Lucia, una maga dei fornelli. Quel posto era il loro sogno realizzato, un vero gioiello. Così, quale posto migliore, gli aveva fatto notare Sara, avrebbe potuto fare da cornice al suo matrimonio?

                                                       GIUGNO 


Paolo era sfinito, la giornata alla vigna , sotto il caldo sole di quel luminoso giorno di giugno, lo aveva sfiancato. Non vedeva l’ora di farsi una doccia e sprofondare sul divano almeno fino all’indomani. Naturalmente era pura utopia, perché al casale c’era sempre qualcosa da fare e soprattutto in quel momento in cui le camere erano tutte occupate , c’era immancabilmente qualche incombenza ad attenderlo. Della cucina e delle camere si occupavano sua madre e Sara, con l’aiuto di una ragazza che lavorava con loro da tempo, ma a lui toccavano i piccoli lavori di manutenzione, la cura del giardino intorno al casale e, qualsiasi lavoretto di fatica fosse venuto in mente alle donne di casa. Suo padre era tornato dalla vigna qualche ora prima, a settant’anni e, dopo l’infarto, si stancava facilmente, anche se contribuiva molto nella gestione del vigneto, soprattutto supervisionando i lavori con il suo occhio acuto ed esperto, ma Paolo non voleva che si affaticasse troppo. Quel giorno, sua sorella lo intercettò già sull’uscio di casa, chiedendogli di andare in paese per portare Greta dal veterinario. Greta era la vivacissima Golden retriever che avevano adottato cinque mesi prima e che aveva la grande capacità di farli ammattire con la sua esuberanza. Al suo sguardo preoccupato, però, Sara lo rassicurò.
- Ho preso appuntamento per un controllo di routine, ma in questo momento non mi posso muovere, abbiamo le torte da preparare. Gli disse a mo’ di spiegazione. Così, con il sogno del divano ancora in mente, corse a farsi una doccia e, dopo aver indossato abiti puliti andò a recuperare la cagnolina. Abiti che non furono più così puliti di lì a poco, visto l’enorme sforzo che gli richiese convincere Greta a salire sul furgone. L’indirizzo che gli aveva dato Sara era del nuovo veterinario del paese, il dottor Lucani, che aveva rilevato da poco lo studio del dottor Perrone, il veterinario che aveva curato tutti i loro animali da che ne aveva memoria. L’uomo era andato in pensione da qualche mese, era coetaneo del padre , nonché suo grande amico e si conoscevano da sempre. 
Così , quando ad aprirgli la porta dello studio fu una donnina minuta col camice bianco, rimase un po’ perplesso, Sara non gli aveva detto che era una donna. E anche molto carina, dovette ammettere, nonostante non facesse niente per farsi notare: un severo chignon le tratteneva dei capelli color cioccolato , il viso era privo di trucco e, di certo non ne aveva bisogno, visto gli splendidi occhi scuri e l’incarnato luminoso che si ritrovava. 
- Greta ,cucciolona , che bello vederti!  
Esclamò con voce vivace, facendo subito delle graditissime coccole alla beata cagnolina e, ignorando completamente lui. Forse la dottoressa non badava molto a nessun umano, o era lui in particolare a meritarsi quel trattamento? Si chiese perplesso. 
- Salve dottoressa, siamo qui per il controllo di Greta…. Provo' a sorriderle , ma lei aveva già preso una insolitamente ubbidiente Greta, per condurla sul lettino, dove la adagiò senza il minimo sforzo e, continuando a ignorarlo, per giunta. Ok, ora era davvero irritato, dopo una giornata infernale, venire trattato così era davvero troppo! Ma vedendo la dolcezza con cui toccava Greta, si rabbonì, era davvero brava se riusciva ad ammansire quella piccola peste. 
- Mi scusi, non l’ho nemmeno salutata! Disse in quel momento , quasi leggendogli nel pensiero.
- E che ho un debole per questo tesoro. Il sorriso che la illuminò , scacciò subito tutte le nubi tempestose dai pensieri di Paolo. 
- Avevo una cagnolina come lei da bambina e, appena l’ho vista, me ne sono innamorata. Le disse lei guardandolo per la prima volta negli occhi. 
- Anch’io. Rispose quasi in un sospiro Paolo, guardando però lei intensamente e, per paura di fare la figura dell’idiota, aggiunse 
- Anch’io adoro Greta! 
La piccola furbacchiona, come per svelare la sua bugia, lo guardò abbaiando rumorosamente. Sì, adorare era un parolone, era affezionato a lei , anche se lo faceva ammattire il più delle volte, anzi diciamo pure sempre. Dopo un’accurata visita, la dottoressa gli confermò che la piccola era in ottima salute e che il prossimo controllo sarebbe stato necessario da lì a qualche mese per la vaccinazione. -

                            

Qualche mese? Chiese Paolo deluso, avrebbe volentieri approfittato di un’altra visita per rivedere la bella dottoressa. Non era usuale per lui rimanere abbagliato così da una donna . Da quando era tornato non aveva molto tempo per frequentare una ragazza e non gli era nemmeno capitata nessuna che gli avesse suscitato più di un interesse superficiale, ma quello scricciolo minuto dal sorriso mozzafiato, chissà perché aveva fatto colpo su di lui. 
Il sorriso furbo con cui lo accolse Sara gli instillò il dubbio che lo avesse mandato lì con un secondo fine. Da quando aveva conosciuto Luca, le era venuta la fissa di accasarlo e, avendo oramai esaurito le amiche da presentargli, forse aveva cominciato ad allargare i suoi orizzonti, ma lui non aveva intenzione di darle nessuna soddisfazione. 
Così , quando gli chiese se era andato tutto bene dal veterinario, le assicurò che la dottoressa aveva fatto una visita accurata e che aveva trovato Greta in una una forma smagliante. 
- E…? Chiese lei ansiosa. 
- E basta, cosa volevi di più? Le chiese lasciandola lì a rimuginare. 


AGOSTO 


Mancavano solo poche settimane al gran giorno e , le attività al casale erano in frenetica agitazione . Paolo si era assunto il compito di pensare alla cerimonia, visto che era lui ad occuparsi della vigna, voleva essere il solo a prepararla per l’evento. Aveva guardato un bel po’ di foto su internet ed era ancora più confuso adesso sugli addobbi adatti. Il posto era già incantevole di per sé , e lo sarebbe stato ancora di più a settembre con i grappoli splendenti e i cespugli di rose che facevano capolino tra le viti, non ci sarebbe stato bisogno di molto per renderlo perfetto per la cerimonia. Era ancora immerso nelle sue fantasie su tulle e palloncini , quando fu distratto dall'abbaiare di Greta , si girò sorpreso poiché quella mattina aveva lasciato la piccola peste dalla veterinaria per le vaccinazioni, era rimasto anche molto deluso perché lei non c’era e la sua assistente gliela aveva fatta lasciare , assicurandogli che lo avrebbero avvisato appena finito. Così, incuriosito, si avviò verso il casale, per scorgere, con sua enorme sorpresa, la dottoressa che stava parlando con Sara, mentre Greta scodinzolava tutta felice intorno a loro. In fretta si ripulì le mani sui jeans e si avvicinò alle due donne, così prese dalla conversazione, da non accorgersi nemmeno di lui. La prima a vederlo fu Sara. 
- Ciao fratellone, visto come è stata carina Emma a riportare a casa Greta? 
- Passavo di qui, e poi Sara mi ha detto tante volte di venire a vedere il vostro casale e ne ho approfittato, non avevo più visite per oggi. Disse lei con un sorriso luminoso, capace di rischiare anche un cielo tempestoso. Emma, così era quello il suo nome e, a giudicare da quello che sentiva, lei e Sara erano abbastanza in confidenza. La osservò con attenzione: senza camice, con un semplice jeans e una camicetta colorata era davvero bella, e i capelli , che in quel momento portava sciolti , lunghi fino alla schiena, erano stupefacenti. Indugiò su quegli occhi che lo avevano tanto colpito in occasione del loro primo, e per ora unico, incontro. Si accorse, dal tossicchiare della sorella di essere rimasto a fissarla per un tempo esageratamente lungo e, ricomponendosi, le fece un enorme sorriso e la ringraziò, imbarazzato come un ragazzino. 
- Paolo perché non mostri la vigna a Emma , manca ancora un'oretta prima che la cena sia pronta e c’è ancora molta luce. Ecco, ora l’intento di Sara era davvero evidente, sperava soltanto che Emma non pensasse che era stato lui a chiedere alla sorella di fargli da paraninfo, alla sua età era davvero antipatico. L'avrebbe strozzata in quel momento ma, non poteva negare che la prospettiva di portare la bella veterinaria a vedere il suo regno lo entusiasmava molto, forse più del dovuto. Così, con la scorta entusiasta di Greta che, pendeva letteralmente dalle labbra di Emma, e come darle torto, si avviarono verso la vigna. -Sara mi ha detto che la cerimonia si terrà qui. Gli disse guardandosi attorno. -Siamo cresciuti in questo posto e lo amiamo molto, quale luogo migliore. Lo disse con l’orgoglio di chi dedica tutto il suo tempo e le sue energie facendo ciò che più ama e lei lo capiva benissimo, perché fare la veterinaria era sempre stato il suo sogno. E glielo raccontò, quello e altro , perché parlare con lui le riusciva così naturale e spontaneo da sorprenderla. 

                                   

Quando lo aveva conosciuto, all’ambulatorio , gli aveva prestato pochissima attenzione, aveva notato solo , salutandolo alla fine , quanto fosse alto, imponente e che magnifici occhi grigi avesse, ma non ci aveva badato più di tanto , presa com’era dalla sua paziente preferita. Sara, con cui aveva fatto amicizia già al primo incontro , le aveva parlato molto di lui, del fatto che avesse lasciato un buona occupazione per tornare a casa ed aiutare suo padre, del suo cuore generoso, e dell’abnegazione al lavoro che lo portavano a passare quasi tutto il suo tempo al vigneto. Aveva avuto il dubbio che l’amica cercasse di avvicinarla al fratello e ne era stata un po’ infastidita ma, ora, passeggiando con lui, ascoltando con quanta passione parlasse del suo lavoro, vedendo con quanto amore curasse la sua famiglia, la sua risata sincera le entrò prepotentemente nel cuore. Il tempo trascorse in un soffio, anche se probabilmente era già trascorsa più di un’ora dall’inizio della loro passeggiata e, quando fecero ritorno al casale, si ritrovarono sotto un incantevole pergolato di rose gialle dove il resto della famiglia era in loro attesa. 
Emma si sentì scaldata dal calore e dall’amore che vedeva scorrere tra loro, non mancavano prese in giro né battute che rendevano l’atmosfera piacevolmente serena. Fu una serata davvero magica, per Emma che viveva lontano da casa , stare in famiglia fu molto bello, tutti contribuirono a farla sentire a suo agio. Paolo si era sciolto ,era un abile conversatore , così come il padre che raccontava aneddoti e storie che strapparono a tutti più di una risata. La mamma era una donna dolce ma risoluta , teneva tutti in riga , e non smise mai di riempire il piatto di Emma . 
-  Sei troppo magra cara, vedrai che dopo un po’ della mia cucina starai meglio. Le disse con affetto . Dopo quella prima visita ce né furono molte altre, Emma trascorse molte serate e molte domeniche lì con loro: amava aiutare in cucina, passeggiare con Greta, parlare con Sara che l’aveva subito arruolata nei preparativi del matrimonio e, inutile negarlo, amava soprattutto trascorrere del tempo con Paolo. Aveva iniziato ad accompagnarlo in vigna la domenica mattina e, lui, con pazienza, le insegnava tante piccole cose, anche se il più del tempo lei lo passava ad osservarlo muoversi con destrezza e attenzione nel suo regno. Aveva imparato ad amare quel posto e, ogni volta che tornava , rimaneva incantata: lì era tutto così perfetto. Quando lui le aveva mostrato le foto che voleva usare come spunto per adornare il vigneto, aveva subito scosso la testa. 
- Questo posto è perfetto così, non serve stravolgerlo, basta aggiungere qualche fiocco di tulle e delle piccole lucine. 
- Ok, assunta! Le disse con entusiasmo e illuminandosi in quel sorriso che adorava. 
- Cosa? Chiese lei perplessa. 
- Ti va di darmi una mano? È evidente che il tuo gusto estetico è migliore del mio. Lei accettò con entusiasmo, entrambi erano consapevoli che questo avrebbe permesso loro di trascorrere più tempo insieme, e non vedevano l’ora.


SETTEMBRE 


Paolo e Emma stavano ammirando il frutto del loro lavoro: il vigneto era davvero un sogno , i grappoli d’uva lucenti messi in risalto dai semplici fiocchi di tulle bianco, appoggiati con grazia qua e là, le lucine delicate che incorniciavano tutto e le rose che , dai cespugli , spargevano il loro incantevole profumo. 
- Abbiamo fatto proprio un ottimo lavoro, sono sicuro che Sara e Luca rimarranno estasiati! Esclamò entusiasta Paolo, l’aiuto di Emma si era rivelato prezioso, da solo era sicuro che non sarebbe mai riuscito a realizzare un risultato simile. Il tempo trascorso insieme gli aveva fatto apprezzare sempre di più la dolce veterinaria. Oltre che bellissima, era anche simpatica e piena di vita , il modo in cui era riuscita ad integrarsi nella sua famiglia in così poco tempo poi, era davvero strabiliante. E poi lo vedeva come le brillavano gli occhi quando era alla vigna, sentiva che anche lei amava quel posto, le piaceva stare lì con Greta o aiutarlo in qualche lavoretto , sembrava nata lì. Quando si salutarono per andare a prepararsi lo fecero un po’ a malincuore, ma il tempo incalzava e mancava davvero pochissimo alla cerimonia. Emma era molto nervosa ,forse quasi quanto la sposa, Paolo le aveva chiesto di fargli da accompagnatrice al matrimonio , quella era la loro prima “uscita” ufficiale. Certo, negli ultimi mesi avevano trascorso molto tempo insieme, ma era stato tutto così spontaneo e naturale tra loro, era evidente ad entrambi che stava nascendo un sentimento forte ma non avevano fatto ancora nessun passo verso quella direzione e, quell’invito l’aveva sorpresa un po’, a quanto pareva Paolo era pronto per quel primo passo , e lei? 

                           

Non aspettava altro, pensò felice.Vederla arrivare fu un tuffo al cuore per Paolo: era bellissima con quel semplice abito rosa che la faceva somigliare ad una principessa , il sorriso che gli regalò, poi lo mise definitivamente k.o. 
Quello però, non era il momento di perdersi in fantasie romantiche, era il gran giorno di Sara e , quando la vide arrivare, al braccio di suo padre che era così orgoglio e commosso da fare venire anche a lui un groppo di commozione, fu così orgoglioso della sua famiglia . Guardò sua madre accanto a lui , già in lacrime e si sentì fortunato , aveva una famiglia fantastica, un posto che amava e una donna bellissima che era entrata nella sua vita come uno splendido uragano. Sara , incantevole nel suo abito da sposa , gli si avvicinò per sussurrargli qualcosa: - Grazie fratellone, hai realizzato il mio sogno, ti voglio bene. 
E dopo avergli scoccato un rapido bacio sulla guancia si incamminò raggiante verso Luca e il futuro luminoso che li aspettava. 
Paolo si guardò intorno: i grappoli rifulgenti , le farfalle variopinte, le rose sfolgoranti, nemmeno uno scenografo avrebbe potuto disegnare un quadro da sogno come quello, così dannatamente reale e perfetto. La cornice incantata per il sogno d’amore di sua sorella e, cominciava a sperare, che in un futuro magari non così lontano, potesse essere anche la sua. 


Fine♥

Il racconto di Giusy è terminato. Cosa ne pensate?
Vi aspetto nei commenti

Copyright @ 2021 Giusy Marrone

Questo racconto è un’opera di fantasia . Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono prodotto dell’immaginazione dell’autrice o se reali , sono utilizzati in modo fittizio. Ogni riferimento a fatti o persone viventi o scomparse è del tutto casuale.

 

15 commenti:

  1. Ciao Giusy! Il tuo racconto mi è piaciuto molto: il tema del sogno è ben interpretato, i protagonisti sono credibili e soprattutto ho amato molto l'ambientazione. Anche io ogni tanto vorrei rifugiarmi in un casale lontano dal caos, in mezzo ai colori della natura!

    Hai delineato bene anche la storia d'amore nascente, con un epilogo "aperto" ma ottimista.

    Ti trovo più sicura dello scorso mese, anche dal punto di vista della forma, e sono contenta che tu ci stia "prendendo gusto" con la rubrica, soprattutto perché sono felice che tu abbia voluto aggregarti a noi.

    Complimenti, alla prossima! :-)

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    1. Grazie mille,sono contenta ti sia piaciuto. Mi sto davvero appassionando tantissimo alla scrittura e spero che questo sia percepibile

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  2. Leggere il tuo racconto è stato come ammirare un dipinto. Un paesaggio ricco di bellezza e amore. Davvero brava!

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  3. Ciao. Direi che hai interpretato bene il tema del sogno, hai descritto un panorama da favola, ho amato molto il modo in cui hai rappresentato tutto e ho visto quella immagine davanti ai miei occhi.
    Mi è piaciuta la storia d'amore che nasce, con un finale aperto che fa sperare in qualcosa di più.
    Per la forma, dovresti rivedere qualche virgola e qualche spazio, nulla di preoccupante.
    Complimenti per il tuo scritto.
    Liv

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  4. Ciao Giusy! Come hanno detto anche le altre, credo che si percepisca la passione che nutri per la scrittura e soprattutto secondo me si nota nel contenuto del testo, molto ricco di emozioni e descritto veramente bene, tanto che leggendo era molto facile riuscire a dipingersi nella mente le scene da te presentate. Ho trovato la tua interpretazione del tema "sogno" molto ben sviluppata, si percepisce sin dalle prime righe e poi si riscopre alla fine, e credo calzi a pennello con questa storia! Attenta solo alle virgole e a qualche svista di battitura (ho notato un "E che" invece che "È che"): per le virgole in particolare, a me aiuta pensare a ogni virgola come a una piccola pausa. Rileggendo, se noto che la pausa è un "di più" che interrompe il filo del discorso, la ometto, altrimenti la lascio. Spero che questo consiglio ti possa tornare utile, in ogni caso il tuo è un bel racconto e senza dubbio traspare quanto cuore ci hai messo nello scriverlo! Sono certa che, mese dopo mese, migliorerai e ci regalerai altre splendide storie come questa :) Brava! A presto, Stephi

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  5. Ciao Giusy!
    Come ti hanno già detto le altre, il tema del sogno emerge benissimo del tuo racconto e i suoi personaggi lo sviluppano in modo davvero carino, pieno di emozioni e di passione. Personalmente, ho fatto un po' fatica con i paragrafi così uniti, ma è più un aspetto grafico che di contenuto, e magari limando un po' questo aspetto risulterà tutto più fluido, cosa che comunque non toglie nulla alla "sostanza" del tuo racconto.
    La storia di Paolo mi è piaciuta molto, soprattutto per il suo attaccamento alla famiglia, cosa che anche per me è importantissima! Continua su questa strada e vedrai che andrà sempre meglio!
    Federica

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  6. Ciao Giusy, sono Silvia di Silvia tra le righe. Complimenti. Il tema è stato sviluppato alla perfezione e mi hai donato così tante emozioni. Paolo, Emma, Sara e i loro sogni e il loro amore per la natura mi hanno stregata. Complimenti davvero.

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  7. Grazie davvero, felicissima che ti sia piaciuto

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  8. Sei stata bravissima stavolta a usare un'ambientazione da sogno che viene quasi voglia di visitare da vicino, hai la capacità di trasportare con velocità il lettore nei luoghi che descrivi e questo mi piace molto. Continua così

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  9. Hai idea di quanto tu sia migliorata già con questo secondo racconto per "Storytelling Chronicles"? Beh, se non te ne sei accorta, te lo dico io: il tuo percorso di crescita è iniziato alla grande e lo si nota subito dalla maggior cura che hai destinato al tuo testo :3 Hai fatto dei passi da gigante e ne sono davvero felice perché, anche se la rubrica è nata per distruggere la mia pigrizia in fatto di scrittura, vedere quanto faccia bene anche ai miei compagni di avventura mi rende oltremodo euforica *-* <3

    Ho adorato il luogo -straordinariamente da sogno :D Avrei voluto essere lì con i tuoi personaggi per scoprire questo fantastico vigneto :k -, ho adorato il frangente di cui hai voluto raccontare -adorabile non solo la favola del matrimonio di Sara, ma anche l'inizio della fiaba d'amore fra Paolo ed Emma: difficile non avere gli occhi a cuoricino dall'inizio alla fine, insomma 8) - e ho adorato il pretesto per far incontrare il "fratellone" e la veterinaria -Greta è carinissima *-* Adoro i caniiiii! E i Golden Retriever sono troppo cute ^_^ - <3

    Ti lascio però un piccolo consiglio sulla prosa! Come ti ho detto prima, hai progredito parecchio, impossibile non accorgersi dei risultati immensi che hai portato a casa, ma mi sento comunque in dovere di suggerirti due cosine: 1) formatta meglio i dialoghi -vai a capo quando il discorso diretto finisce per non creare confusione nel lettore se riprendi la narrazione in terza persona subito dopo, oppure inserisci, a battuta ultimata, un altro trattino che sta a significare, appunto, la conclusione del precedente "parlare"- e 2) sistema qualche ripetizione -molti termini sono ripetuti spesso nella storia, purtroppo: cerca di giocare il più possibile con le parole a tua disposizione! Ti sapranno sorprendere, fidati ;)- <3

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  10. Mi hai commossa, grazie davvero è un gran bel incoraggiamento. ConsiglI preziosissimi di cui fato tesoro. Grazie davvero

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