sabato 2 ottobre 2021

Rubrica: Storytelling Chronicles: Il rifugio segreto di Anne Louise Rachelle

Ciao a tutti amici lettori.
L'appuntamento fisso del sabato comincia a piacermi sempre più, ma oggi i riflettori non sono puntati sulla mia scrittura bensì di una cara amica talentuosa che apprezzo sempre di più: Anne Louise Rachelle che ospito ben volentieri per la Rubrica Storytelling Chronicles.



Storytelling Chronicles è una Rubrica a cadenza mensile ideata da Lara del blog  La Nicchia Letteraria in cui ogni mese i blog partecipanti scrivono un racconto su un tema scelto nel gruppo apposito. La grafica è invece a cura di Tania del blog My Crea Bookish Kingdom

E' un piacere ogni volta leggerla e bisogna dire che si deve subito rimproverare perchè mancava da parecchio.
Pronti al suo nuovo racconto? Io devo dire che non vedevo l'ora. Il tema del mese di settembre era ambientare il racconto in un liceo o un'università e vediamo cosa ha creato.

IL RIFUGIO SEGRETO

N.B.: Tutte le immagini sono state salvate dal web e intendono dare al lettore l’atmosfera che ho immaginato durante la scrittura. Non vogliono quindi richiamare personaggi di anime già esistenti.

Asciugo una lacrima, un’altra e poi un’altra ancora.

Non devo piangere. Non.Devo.Piangere.

E allora perché continuano a scendere? Sono più forti di me e della mia volontà? Le lacrime intendo. Eppure, più tento di cancellarle e più ritornano, forse vogliono ricordarmi che sono debole, che non riuscirò mai ad affrontare neanche un semplicissimo diverbio… anche se so che quanto è successo è molto lontano da questa definizione.
Ma, ma cosa posso farci se quando mi danno contro mi si annodano lingua e pensieri? Di fronte alle ingiustizie mi trasformo in una statua di pietra quando invece dovrei assumere le sembianze di un dannato drago sputafuoco!
Prendo un respiro, ma inciampa contro un singhiozzo e quasi soffoco. Ma che sfiga nera!
«Che ci fai qui? Questo è il mio posto…» 
Una voce sopraggiunta all’improvviso mi fa sobbalzare e quello stesso respiro andato già di traverso si trasforma in un accesso di tosse. 
Che figuraccia! Da quanto è qui? Avrebbe potuto stare di fronte a me da interi minuti e io non me ne sarei accorta, con la testa infilata tra le ginocchia e le braccia ad abbracciarle forte. So chi è, il proprietario della voce. E questa cosa mi inquieta ancor di più.
Alzo di scatto il viso a guardarlo…
«Me ne vado subito, scusa, non sapevo dove altro andare…» 
Poi mi blocco, fisso la sua mano tesa verso di me, stringe qualcosa: un fazzoletto di stoffa? È azzurro, con una stampa geometrica colorata. Sì, distinguo ogni dettaglio dell’oggetto, ma non capisco il gesto.
«Resta e prendilo.» 
Il suo tono è duro ma si scontra con il significato delle sue parole. D’istinto ubbidisco, indecisa se fuggire o essergli grata. Poi si siede accanto a me. Siamo fin troppo vicini perché lo spazio non è molto: un piccolo cantuccio nascosto nel giardino della nostra scuola. In realtà, è la sua presenza a riempirlo, è alto e silenzioso e dell’ultimo anno. E quindi mi sembra molto più ingombrante di quanto non lo sia in realtà… o almeno credo…

L’ho visto per caso, un pomeriggio. Stavo inseguendo una farfalla meravigliosa, i suoi colori viravano dal giallo all’arancio e volevo vederla da vicino, così non avevo guardato molto a dove stessi andando e pum! Gli ero praticamente finita addosso… scoprendo così il suo rifugio. 
Nonostante avessi chiesto scusa un milione di volte, lui non aveva spiccicato una sola parola per tranquillizzarmi, ma neanche per aggredirmi. Nulla di nulla. Mi aveva fissata un lungo istante ed era tornato a disegnare su un album da disegno. L’istinto di sbirciare era stato potente, ma l’istinto di sopravvivenza aveva avuto la meglio ed ero scappata a gambe levate. 
Da allora, lo avevo incrociato nei corridoi e in mensa, ma non mi aveva degnata di un solo sguardo. E a dirla tutta ne ero stata sollevata.
Ma cosa diavolo mi era saltato in mente di venire proprio qui a nascondermi?! Lo avevo fatto senza pensarci, nel panico più totale, consapevole che se non fossi sparita al più presto tutta la scuola avrebbe riso di me e delle mie reazioni infantili.
«Perché ti sei nascosta?» 


La sua domanda mi prende in contropiede, strappandomi dai miei ricordi. Oppure è la sua voce neutra a incuriosirmi? Non riesco a capire se ha assistito alla scena, se vuole saperla da me o non sa niente di niente.
«Ho passato un brutto momento, avevo bisogno di stare sola e presa da… dall’istinto, sono venuta qui. È splendido, lontano ma non troppo, schermato dalla siepe alla vista altrui e riparato dal sole quel tanto da renderlo confortevole. 
So che non avrei dovuto, insomma, ti ho visto quel giorno, era chiaro che fosse il tuo posticino tranquillo e io… io l’ho violato… Ma me ne vado davvero e ti lascio in pace… Oh, diamine, ti sto inondando di parole…»
«Avresti potuto utilizzarle per difenderti.» 
Torno a fissarlo, basita. Sa tutto. E comincio a pensare che è venuto qui, convinto di trovarmi. Me lo sto immaginando? Fisso i suoi occhi scuri, viaggiano verso un cespuglio davvero poco interessante.
«Già, avrei potuto. Ma sono una codarda.» S
ono davvero impazzita se mi confido così spontaneamente con un estraneo, tanto solitario da far paura. Non è forse un giudizio quello che sto dando? Come posso aver paura di un individuo che non conosco?
Lui scuote il capo e mi guarda per la prima volta da quando si è seduto accanto a me. Ha le braccia appoggiate su un ginocchio piegato e l’altra gamba distesa tra noi. Ma non me ne accorgo, la mia attenzione è tutta calamitata dalle sue iridi scure come la notte.
«No, non lo sei. Però, già solo il fatto che pensi di esserlo, ti definisce.» 


Parla con una sicurezza spaventosa. Non sembra neppure umano nel suo decretare, come se fosse la cosa più naturale del mondo, anche se è dannatamente giovane.
«Come fai a sapere come sono? Non mi conosci neppure.» 
La domanda viene fuori spontanea, ma è la risposta a turbarmi oltremodo.
«Come fai ad avere paura di me se non mi conosci? Istinto primordiale? Sesto senso? Terzo occhio? Chiamalo come ti pare.» 
Ho la pelle d’oca e mi stringo in un abbraccio che non riesce a scaldarmi né a consolarmi. Di fronte a lui sembro un libro aperto…
«Quindi faccio bene ad aver paura di te, tanto quanto dovrei rispondere a tono a quelle oche senza cervello?» 
Lo vedo annuire sicuro, nessuna ombra viaggia sul suo volto mentre continua a fissarmi. Eppure, sento di avere sempre meno timore del ragazzo scontroso che mi ha offerto il suo fazzoletto di stoffa… che non ho avuto il coraggio di sporcare. 
«Seguirò il tuo consiglio, proverò a reagire, ma non credo che continuare ad avere paura di te sia giusto, al di là delle apparenze… altrimenti non saresti qui, seduto al mio fianco, proprio ora.» 
L’ho detto davvero ad alta voce? Quale spirito coraggioso aveva posseduto il mio corpo di vigliacca?
Lui distoglie lo sguardo e questa volta sfiora l’orizzonte appena colorato di rosso, l’ora del tramonto si avvicina e i raggi del sole giocano audaci sul suo profilo di marmo. 


Poi, lo vedo armeggiare con un Ipod e delle cuffiette. 
Forse è meglio che tolga il disturbo…
Faccio per alzarmi, ma lui mi tiene stretta per un polso e non me lo permette.
«Ti lascio andare solo se hai intenzione di tornare dalle tue compagne di classe e cantargliele di santa ragione…» 
Dice sul serio? Un rossore improvviso mi copre le guance di solito molto pallide e lui se ne accorge senza alcun dubbio. 
«No? Allora resta ancora un po’. Aspetta che vadano via, se non hai intenzione di combattere questa battaglia oggi, lo farai domani, ma non metterti su loro cammino ancora… non sarebbe piacevole.» Fisso le sue dita sul mio braccio: sono lunghe e forti. Poi, mi lascia andare ma continuo a sentire la sensazione della sua stretta sulla mia pelle. 
Mi metto più comoda, appoggiandomi leggermente alla sua spalla, lo spazio sembra sempre più ristretto o sono io che lo percepisco tale? Mi accorgo di avere ancora tra le dita il suo fazzoletto e faccio per ridarglielo… intonso.
«Puoi usarlo per quelle…» 
Indica le mie guance, le sfioro con le dita e mi rendo conto di star di nuovo piangendo. 
Le sue ultime parole… mi hanno colpita e affondata. Alla fine, mi porge una delle cuffiette: un invito tacito a passare i minuti che mi separano dalla salvezza in sua compagnia. 


L’ha detto chiaramente ma fatico ancora a crederci. Giocherello con la cuffietta e…
«Perché lo sai facendo? Perché mi stai aiutando?»
Sospira forte, come se avessi fatto una domanda stupida e, di fatto, stupida mi ci sento già in abbondanza. Che strazio!
«Perché ne hai bisogno…» risponde con la sua solita voce incolore, ma ancora una volta smentendo il tono con il significato delle sue parole.
«Sei proprio strano, sai? Perché lasci che gli altri pensino che non te ne frega di niente e nessuno? Tutti pensano che sei inquietante, ombroso e altre cose che non ripeto perché sono solo stupidaggini alle quali persino io fatico a credere. Perché non smentisci queste falsità?» 
Parlo con fare accorato, senza rendermene conto gli stringo la camicia dell’uniforme e lo scuoto un po’. Lui mi guarda di nuovo e io mi perdo e mi ritrovo nello stesso istante.
«Perché lasci che tutti pensino che tu sia una codarda? Perché non smentisci queste falsità?» 
Ecco che rispondeva con un’altra domanda, tirandomi in ballo! Mi sembrava di essere da uno strizzacervelli e non accanto a un compagno di scuola di appena qualche anno più grande!
«Non si tratta di me, ma di te. Io sono sempre stata un po’… timida e… timorosa, quindi ciò che pensano è reale, anche se non è tutta la verità, ma tu… tu no, tu sei diverso!» 
Continuo a perorare la mia causa e non capisco, non riesco a capire perché faccia tutto ciò.
«Ti sbagli, come non sbagliano loro, io sono davvero solitario e inquietante, perché negarlo? Solo che non è tutto ciò che sono, non è tutta la verità…» 


Ha usato ancora una volta le mie sillabe per insegnarmi qualcosa. Questa discussione comincia a essere davvero surreale. Non so più cosa rispondere, perciò mi metto la cuffietta nell’orecchio e adagio la tempia contro la sua spalla, senza più rimuginare. Lui appoggia il suo capo sul mio, in un gesto semplice – forse un po’ rigido – ma rassicurante e io trattengo il respiro, solo un instante.
La musica che fluisce dentro il mio orecchio è dolce, una nenia celtica inattesa che scombina pensieri e sensazioni, assieme a un profumo speziato che mi solletica l’olfatto. 
Ho di nuovo la pelle d’oca e stringo d’istinto il fazzoletto azzurro ormai umido di lacrime. Delle mie lacrime. Fisso la stoffa e mi lascio cullare dalle note morbide, ma anche melanconiche che raccontano imprese di eroi caduti per difendere patria, onore e ideali.
È proprio questo di cui ho bisogno, un rifugio dove cedere le armi assieme alla vergona e alla paura; un rifugio dove ritrovare me stessa e il mio coraggio; un rifugio dove cambiare l’epilogo di una storia apparentemente già scritta. Ma non rimarrò qui per sempre, no, solo per qualche momento, solo per oggi, perché domani… beh, domani avrei combattuto la mia battaglia e, chissà, forse l’avrei anche potuta vincere indossando le vesti di un drago sputafuoco.
Tutto questo grazie a… un fazzoletto azzurro e un ragazzo inquietante.

                                    

Siamo giunti alla fine, cosa ne pensate?
Io come al solito ne vorrei di più! Adesso capite perchè l'ammiro tanto? E' bravissima!

                                       

Copyright @ 2021 Anne Louise Rachelle

Questo racconto è un’opera di fantasia . Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono prodotto dell’immaginazione dell’autrice o se reali , sono utilizzati in modo fittizio. Ogni riferimento a fatti o persone viventi o scomparse è del tutto casuale.

8 commenti:

  1. Mi è mancato tanto leggerti e sono contenta che sei tornata!
    La dolcezza di questa storia non si può spiegare, penso sia stata una delle tue più dolci forse per l’età dei protagonisti ma mi è piaciuta molto. Come al solito mi coinvolgi sempre e come sempre leggerti è solo un piacere. Ogni volta migliori e non posso che dirti: continua così amica mia

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    1. Carissima Susy, mi hai commossa! Grazie per il tuo incoraggiamento, la tua squisita ospitalità e le tue meravigliose parole, per me sono importantissime! Ad maiora!

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  2. E poi eccola qui la mia scrittrice del cuore, quella che mi riempie di emozione e per un attimo mi fa volare via lontano da tutti e tutto, persa in un altro mondo dove quello che contano sono solo le emozioni quelle vere, reali e tangibili. Sono tornata indietro negli ani, e no non quelli delle superiori come si potrebbe pensare, ma alle medie.
    Quello era il mio periodo in cui leggevo shōjo... gli anni di Piccoli Problemi di Cuore o di Sailor Moon in cui shippavo quelle coppie ove il romanticismo lo faceva da padrona... gli anni in cui con la mia migliore amica sognavamo di vivere in liceo nello stesso modo così innamorate di quell'ideale che gli anime ci regalavano. Questo racconto mi ha portato alla mente una valanga di ricordi vissuti con lei, ricordi bellissimi, intensi e che adesso mi ricordano quanto quei momenti per me normali fossero invece unici... Grazie perchè è un omaggio a me e Sonia, alla nostra amicizia, ai nostri ricordi...

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  3. Carissima Anne Louise, ma quanto mi sei mancata? Leggere gli scritti creati dalla tua specialissima "penna" mi crea una sensazione di libertà e rilassatezza. Un angolo di paradiso in cui immergermi e dove sono certa che non avrò delusioni. E anche in questa occasione ti sei confermata in tutta la tua bravura e originalità. Non so come tu faccia, ma ogni singola storia che crei ha in sé il germoglio dell'unicità. Leggere di protagonisti adolescenti mi ha sorpresa. Non sei solita scrivere di personaggi racchiusi in questa fascia d'età, ma sei andata alla grande! Lui è ombroso, scontroso, quasi inarrivabile, ma con un semplice gesto riesce a sovvertire qualsiasi apparenza. Lei è fragile, insicura, ma nasconde dentro di sé un'enorme forza (che dimostra quando sostiene le sue tesi di fronte a lui). La descrizione del luogo è appena abbozzata, ma sei stata in grado di trascinarmi nella magica atmosfera di un posto speciale, sicuro, protetto, quasi sospeso nel tempo e nello spazio. Riesci ogni volta ad emozionarmi con le tue parole "di inchiostro" e a farmi sognare con i tuoi personaggi "di carta". Grazie come sempre e mi raccomando, non farci aspettare troppo per un'altra tua storia!

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  4. Ciao Anne Louise!
    Innanzitutto sono super contenta che tu sia tornata.
    Poi mi fa piacere che tu abbia affrontato un lato poco "idealizzato" dell'essere a scuola: la sensazione di essere esclusi, sia perché solitari come il protagonista maschile che a causa delle prese in giro come la voce narrante. L'idea dell'angolino speciale al tramonto è molto suggestiva.
    Non conosco il mondo anime, ma le immagini scelte mi sembrano un buon completamento per il racconto.
    Ti segnalo solo: "Non stavo guardando A dove stessi andando": io toglierei la A. Per il resto bravissima, come sempre, anche dal punto di vista della forma.
    Complimenti e alla prossima :-)

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  5. Wow. Davvero molto, molto bello. Mi hai davvero emozionata. Splendido il contesto che hai scelto e bellissimi e ben caratterizzati i personaggi, ricchi di sfumature che me li hanno fatti amare tantissimo. Dolcissimo e tenero il racconto ma anche profondo, l'ho trovato perfetto in ogni particolare. Bravissima 👏👏

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  6. Ciao. hai scritto un racconto davvero bello, mi sono sentita vicina ai personaggi, come se fossero reali, accanto a me. hai scritto una storia dolce, profonda, senza esagerare, hai creato due personaggi che entrano dentro e ti conquistano. Complimenti.

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  7. Ciao Anne Louise!
    Che dire, questa storia è sensazionale e intensa, scritta con una delicatezza che mi ha spiazzata! Hai uno stile che personalmente adoro perché ti basta poco per creare scene e personaggi indimenticabili, come loro due.
    Brava anche ad aver mostrato questo lato della scuola, le liti e i bulli, perché ci sono e qui giocano un ruolo importante!
    Brava brava

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