sabato 27 novembre 2021

Rubrica: Storytelling Chronicles: L'amore vince su tutto di Anne Louise Rachelle

Buon sabato amici lettori.
L'appuntamento fisso del sabato comincia a piacermi sempre più, ma oggi i riflettori non sono puntati sulla mia scrittura bensì di una cara amica talentuosa che apprezzo sempre di più: Anne Louise Rachelle che ospito ben volentieri per la Rubrica Storytelling Chronicles.



Storytelling Chronicles è una Rubrica a cadenza mensile ideata da Lara del blog  La Nicchia Letteraria in cui ogni mese i blog partecipanti scrivono un racconto su un tema scelto nel gruppo apposito. La grafica è invece a cura di Tania del blog My Crea Bookish Kingdom

E' sempre un piacere leggerla e ormai è diventata di più una collega autrice, ma penso che ormai l'abbiate capito.
Il suo tema oggi era scrivere una storia d'amore super smielata.
Ci sarà riuscita?
A voi l'ardua sentenza., posso però dare già un mio parere? Per ovvie ragioni l'ho letto in anteprima - sì, sono fortunata - e che dire se non che questa ragazza deve pubblicare alla svelta un'altro libro?
Diteglielo anche voi per favore, magari riuscite a convincerla.

L’AMORE VINCE SU TUTTO


Tra poco sarà qui.
Controllo che sia tutto in ordine per la milionesima volta, sì, perché io sono pronta da almeno mezz’ora, così come la cena, la tavola, il mio vestito, queste scarpe con tacco dodici che mi stanno distruggendo i piedi anche se sono seduta… no, per la verità mi sono alzata già una decina di volte per controllare che tutto fosse in ordine. 

Mi do della stupida, non sono mai ansiosa o apprensiva, al contrario, sono famosa per il mio vivere zen, in pace con il tempo che scorre a un ritmo sempre troppo forsennato per i miei gusti. 
Tuttavia… sono giustificata. Eccome se lo sono. 
Questa è una serata importante, di quelle che ricorderò per tutta la mia vita, e ci sono solo due modi per renderla tale: trasformarla in un sogno o in un fiasco totale, l’epilogo dipende solo da me… o quasi.
Cerco di ricordare al mio apparato respiratorio il metodo per inspirare ed espirare correttamente: tutti sanno quanto sia una fan della meditazione fai da te. Ciò nonostante, stasera non sto avendo molto successo.
Il motore della sua Kawasaki Ninja lo riconoscerei tra mille, ma si spegne troppo presto. Ciò significa che ha parcheggiato fuori nel vialetto e in pochi minuti entrerà dalla porta d’ingresso.
Mi alzo per l’ennesima, sto attenta a non inciampare nei tacchi, nel tentativo di farmi trovare perfettamente eretta e non pateticamente stesa sul pavimento. Ci riesco, e mi sembra quasi di volare. È il mio sorriso trionfante che Ethan si ritrova davanti, oltre a un viso leggermente truccato – anche se molto più del solito –, lunghi capelli scuri intrecciati sulla spalla destra, un vestitino di seta nero lungo fino al ginocchio e dei veli ricamati al posto del maniche. Il suo di sorriso, invece, è sorpreso ma anche ammirato… sembra che nonostante tutto, sia riuscita a fare centro.
«Cosa si festeggia?» 
Amo la sua voce, è vibrante, riesce a risvegliare nel mio stomaco farfalle e colibrì ogni volta che la ascolto. Forse perché ho un’affinità particolare con i suoni? 
Riesco a sentirli proprio in fondo, come se fossero emozioni tangibili… ma sto divagando. 
Lo aiuto a levarsi il giubbotto da motociclista, lo prendo per mano e lo porto nella piccola cucina che fa da salotto, sala giorno, sala relax, sala da pranzo e chi più ne ha più ne metta: di fatto, in questi cinquanta metri quadrati di open space c’è tutto il mio mondo. 
E lui lo sa, per questo raramente ci vediamo a casa sua: una mansarda davvero graziosa per essere di un uomo, ma decisamente scomoda visto che per arrivarci bisogna attraversare un ingresso comune con altri inquilini non proprio discreti. 
A noi piace la discrezione, da sempre, forse siamo tra i pochi esseri umani rimasti sul pianeta Terra a non farsi ritrarre sbaciucchianti in qualche post Social.

Ethan si lava le mani nel piccolo lavabo e mi schizza con qualche goccia d’acqua.
Dovrei preoccuparmi del trucco, invece stendo le labbra in un altro grande sorriso, lui mi conosce così bene. Gli stringo di nuovo il palmo e gli faccio segno di sedersi.
«Se avessi saputo di questa cenetta romantica, avrei fatto un salto a casa per vestirmi a modo, perché non me lo hai detto, Nay?» 
Adoro il diminutivo che usa per chiamarmi, strano ma dolce.
Strofino i palmi sudati tra loro e gli stampo un bacio sulla bocca carnosa; sa di cannella, notte e vento. Dovrei rimproverarlo, perché ancora una volta ha guidato senza casco per il tratto di strada – anche se breve – che lo separa dal suo studio alla mia casa, ma non lo faccio, anzi lo bacio ancora. 
Anche vestito con i jeans scuri un po’ strappati sulle ginocchia e quella maglietta nera con lo scollo a V sembra un divo del cinema… ma lui riderebbe di questo mio giudizio, è chiaro, io sono di parte! Sbuffo mentalmente prima di intimargli di non muoversi e andare a prendere tutto il necessario per iniziare la serata con il botto.
Tutti pensano che una dichiarazione d’amore si debba fare al termine di una cena grandiosa, una conversazione piacevole, risate e baci; beh, io non mi trovo d’accordo. 
E se la dichiarazione non dovesse avere l’effetto desiderato? Nahhh, meglio togliersi subito il dubbio e poi, nella migliore delle ipotesi, godersi davvero il resto della festa. 
Logico, no?


Sì, avete capito bene, sto per dichiararmi. Lui sa che lo amo, sa che l’ho fatto dal primo momento che l’ho visto, anche se mai "a parole"… rido tra i pensieri per quel paradosso. 
Quale paradosso? Semplice… io non posso parlare. Le mie corde vocali hanno deciso, fin dalla mia nascita, di non concedermi il loro contributo, infatti, per tutta la mia infanzia ho creduto di essere una principessa sirena venuta sulla terra ferma per incontrare il suo principe azzurro: avevo ceduto la voce per un paio di gambe e all’epoca mi era sembrato anche uno scambio equo, quale bambina non ha mai sognato il principe azzurro? 
Crescendo, le cose sono un po’ cambiate – per ovvie ragioni! – ma questo non mi ha impedito di mettere a frutto la mia fantasia, trovando risorse dentro di me che non credevo certo di avere. E questa sera non ha fatto eccezione: ho ideato un escamotage per fare le cose in grande!
Faccio partire lo stereo col telecomando, lasciando che le note di un mix strumentale violino e pianoforte si diffondano nell’aria. 
Afferro dei cartelloni, nascosti in precedenza dietro la penisola della cucina, e mi metto impettita di fronte a Ethan. Lo vedo agitarsi, deglutisce qualche volta di troppo, ma conosco lo sguardo che mi rivolge: è colpito, ma anche lui non è mai stato un genio nel dimostrare le sue emozioni. Ha capito cosa voglio fare, perché davvero – al di là di qualsiasi paradosso – ci basta leggere nei nostri occhi per intuire i pensieri dell’altro… e a volte neppure quello.
«Che cosa vuoi fare?» 
Domanda retorica, che fifone! 
«D’accordo, adesso me ne sto zitto e buono e lascio a te la parola…» 
Mi guarda di sottecchi con le sue iridi di cioccolato fondente, mi sta sfidando… e adesso gliela farò vedere io!
Gli rivolgo una piccola linguaccia prima di coprirmi metà viso con i fogli di cartoncino colorati. 
Sopra ognuno di essi ho scritto delle frasi che, spero, esprimano al meglio ciò che si muove al centro del petto… tremo, infatti, il primo cartellone cade giù malamente, ma capisco dall’espressione di Ethan che ha fatto in tempo a leggerlo.
"Ti amo."
Prendo un respiro profondo, cerco di calmare il battito furioso del cuore e il tremolio delle dita, e proseguo.

                                            

"Lo so, in una dichiarazione non è la prima cosa da dire…"
Ethan ride. E il mio amore si moltiplica all’istante nell’udire quel suono gutturale, per me melodioso.
"Ma lo sai, non sono una persona convenzionale…"
"Perciò, lo ripeto: ti amo."
"Forse sarebbero potute bastare solo queste due parole…"
"Ma devo buttar fuori tutto ciò che ho dentro."
"Dal primo momento in cui ti ho incontrato…"
"Ho sentito che eravamo fatti l’uno per l’altra."
"Due perfette metà di un’unica mela."
"Due ali sulla schiena dello stesso angelo."
"Tu dici che sono una scrittrice…"
"Ma lo sai bene che in occasioni come queste…"
"Neppure lo scrittore più talentuoso avrebbe avuto vita facile."
Un leggero fischio da parte sua mi fa sorridere. Non approva, ma non avevo dubbi in merito.
"Ti amo."
"Come si amano i miracoli…"
"E le avversità… quando sai che ti fanno diventare migliore."
"Tu mi hai resa la persona che sono…"
"Più aperta, solare e fiduciosa nel mondo…"
"Solo donandomi te stesso."

                               
Adesso sono io che fatico a deglutire. 
Sbatto più volte le ciglia per impedire alle perle fatte di lacrime di sfuggire al mio controllo.
"Io non posso parlare…"
"Ma tu non sei molto più bravo di me nel farlo…"
"Quando si tratta di sentimenti, ovvio."
"Ecco perché ho deciso di organizzare tutto questo."
"Voglio che tu sappia, senza ombra di dubbio, quanto ti amo."
Le mani tremano di nuovo. 
Fissare i suoi occhi mentre i fogli sfilano via e vederci dentro tutte le singole emozioni che non è mai stato in grado di esprimere con le parole minaccia la mia tenuta. 
Serra le labbra, le tortura con i denti, poi le lascia andare. 
Una, due, tre volte. Le sue iridi scure sembrano brillare nella luce soffusa della stanza, ma non credo sia colpa delle candele. 
Anche lui sta cercando di tenere duro. Sa che se mi interrompesse adesso, l’incanto potrebbe venire meno e forse anche tutto il coraggio che mi ha portata fin qui.
"Resterò al tuo fianco, sempre, qualsiasi cosa accada."
"Prenderò il tuo Amore e ne farò il mio scudo."
"Così come il mio Amore sarà la tua spada."
"Tranquillo… abbiamo quasi finito!"
Questa frase è scritta col pennarello fucsia sullo sfondo bianco e ha uno smile stupido disegnato in un angolo. 
Infatti, lui scoppia a ridere, di nuovo, direi che è un buon segno.
"Quasi. Perché ora tocca a te!"
Adesso sono io che quasi mi sbellico dalle risate. 
Colpito e affondato: il suo volto all’improvviso pallido ne è la prova. 
Anche solo la possibilità di doversi cimentare in una dichiarazione simile alla mia lo ha già mandato nel panico più totale. Così, decido di aver pietà di lui.

                            
"Bisogna impiattare la cenetta squisita che ho preparato…"
"Prima che le scarpe assassine che ho ai piedi terminino la loro opera."
"Sempre se vuoi ancora cenare con me dopo questa tortura."
"P.S.: Se decidi per la cena dovresti anche lavare i piatti."
"P.S.S.: Io per stasera ho dato!"
I cartelloni sono sparsi tutti intorno a me. 
Dovrei sentirmi un po’ stupida, ma non accade. Forse è l’espressione di Ethan che me lo impedisce. Ciò nonostante, non riesco a fare a meno di torcermi le mani per il nervosismo.
Passano attimi che sembrano eterni, ma solo perché lui si sta accertando che la mia dichiarazione sia davvero conclusa. Sono anche queste piccole delicatezze che mi hanno fatto innamorare perdutamente.
Poi, si alza, mi si avvicina, ferma il mulinare ansioso delle mie dita e se le porta alla bocca. 
Le bacia una per una, senza fretta, con una premura che mi fa tornare le lacrime tra le ciglia e qualcuna minaccia la fuga. Ma non si ferma qui.
Lascia le mie mani e porta le sue sul mio viso. Si china un po’ e bacia ogni centimetro del mio volto: la fronte, le palpebre umide, la punta del naso, le guance infuocate, le labbra semichiuse. 
Ed è qui che si sofferma e io non ci penso su due volte. Approfondisco il contatto, lascio che mi risponda con i gesti, lascio che la sua lingua accarezzi la mia, lascio che i nostri respiri diventino uno solo.
Le sue corde vocali non hanno problemi, potrebbe decantare poemi e poesie, ma non lo fa.
Chi può davvero dire che non siamo anime gemelle?!
Quando si allontana un po’ per riprendere fiato, approfitta per fissarmi negli occhi.
«Nayeli… la cena può aspettare ancora un po’? Oppure rischiamo che si rovini?» 
E non ha bisogno di dire altro, perché ancora una volta i suoi pensieri arrivano a destinazione senza ostacoli.
Lui parla con i gesti e non con le sillabe, ormai ne sono consapevole, e credo non ci sia modo migliore di dire "ti amo" del fare l’amore.
E io voglio che lui mi dica "ti amo" nel modo che più gli è congeniale. 
Anche se, chiamandomi col mio nome completo ne ha trovato un altro per farlo, sì, perché Nayeli, nella lingua nativa della mia tribù, significa proprio "ti amo". 
Non vi sembra una meravigliosa coincidenza?
 
                                           
Perciò, uso il linguaggio dei segni per rassicurarlo che la cena sarà ancora lì ad aspettarci visto che è pronta già da alcune ore.
Ethan scuote il capo, divertito.
«Ecco perché a pranzo mi hai praticamente vietato di passare per un boccone veloce… chissà che caos c’era!» 
Il mio sguardo innocente conferma la sua intuizione, ma poi mi prende per mano e mi conduce verso la camera da letto… la nostra camera da letto.
Sono emozionata, ogni suo tocco mi fa tremare, un po’ come la nostra prima volta, perché questa in particolare porta con sé un carico di significati inestimabile.
Infine, rifletto che ci sono tanti modi per dire "ti amo": parole, musica, dipinti, gesti… nomi e cartelloni, ma la cosa importante è dirlo, non è giusto lasciare questo sentimento inespresso dentro di noi, perché l’Amore ha il potere di donare la voce a chi non ce l’ha, la forza a chi crede di averla persa, la speranza a chi è convinto di non meritarla.
L’Amore vince su tutto e questa notte, Ethan ed io ci siamo trasformati nei più grandi conquistatori di tutti i tempi!

                                 

Io adoro questo genere di storie lo sapete quindi ci vado a nozze e non poteva piacermi, ora voglio un altro libro su loro due, quanti ne devi scrivere eh amica mia?
E voi cosa ne pensate?
Vi aspetto nei commenti

                                                           

Copyright @ 2021 Anne Louise Rachelle

Questo racconto è un’opera di fantasia . Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono prodotto dell’immaginazione dell’autrice o se reali , sono utilizzati in modo fittizio. Ogni riferimento a fatti o persone viventi o scomparse è del tutto casuale.

11 commenti:

  1. Ciao Anne Louise! Devo dire che il tema romantico è centrato appieno. La tua storia è molto dolce ed i protagonisti sono simpatici, riservati, innamorati. La storia dei cartelloni mi ha ricordato un po' "Love actually" e mi è piaciuta tanto. Non credo che sarei riuscita a scrivere una storia a così alto tasso di romance, quindi complimenti!

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    1. Ciao Silvia! Non è stato facile lo ammetto, il mio dubbio è sempre stato quello di cadere nel super cliché 😄😆 ma sono contenta che ti sia piaciuta, ho cercato comunque di restare nel tema il più possibile 💜

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  2. Ehhh, questa volta hai superato te stessa! Il tema era arduo, più per te che lo hai scritto, che per noi lettrici. Ecco, mi presento, sono un'inguaribile romantica, ma, allo stesso tempo, non adoro le storie sfacciatamente smielate, o forse, semplicemente non adoro le banalità. Purtroppo, nel mondo del romance è difficile stupire con storie nuove e frizzanti e si rischia di cadere nel cliché.
    I personaggi sono sempre diversi. In quest'occasione abbiamo Nayeli ed Ethan. Riesci a introdurre "la particolarità" di lei in punta di piedi, dando degli indizi molto accurati, ma non facili da cogliere. Lei è dolcissima e determinata; lui, che dire, è super fantastico. Peccato che queste chicche che ci regali siano sempre così brevi e ci lascino con la curiosità di saperne di più. Sarà una tortura perversa?! Hihi
    Io non so come tu faccia, avrai il favore della musa ispiratrice o magari sei "solo" geniale, ma l'originalità delle tue storie d'amore trabocca in ogni racconto. Quindi sì,  ti auguro di poter mettere a frutto questo tuo talento e che ci possa concedere tante altre opere... grazie di tutto, cara Anne Louise, alla prossima.

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  3. Io già te l'ho detto che voglio un libro su di loro lo ricordi vero? Vero?
    Ma scherzi a parte l'ho adorato, difficile che non potrebbe piacermi visto che sei nel mio elemento più grande e come dice Roberta le tue storie mi fanno sempre venire voglia di saperne di più.
    Brava, brava, brava!

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    1. Oh tesoro, grazie 🥺🥺 nella mia testa girano tante idee chissà forse anche loro avranno un piccolo spazio riservato 💜

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  4. La citazione alla leggenda della sirenetta è senza dubbio l'elemento migliore di questa storia, una dichiarazione d'amore silente ma dal suono dolce di due battiti di cuore. A volte non serve la voce per comunicare qualcosa, bastano le intenzioni e i gesti. Si può dire ti amo in tante lingue e anche nel silenzio di quella dei segni.

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  5. Ciao. Se non ricordo male, ti ho dato io il tema e devo dire che hai scritto una cosa che rispecchia perfettamente quello che avevo immaginato. Una dichiarazione d'amore che mi ha fatto alzare la glicemia proprio, dolce, ma non scontata. Mi è piaciuta molto, i personaggi che hai creato (la moto è tipo un sogno per me), i particolari e i dettagli che hai lasciato in giro su di loro, mi sono proprio piaciuti. Complimenti davvero perché hai scritto la storia perfetta per questo tema.

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    1. Grazieeeee! Sì il tema mi ha messo un po' in crisi, ma sono felice che il risultato sia stato apprezzato 💜

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  6. Ciao Fedeeee! Mi sa che aggiungerò questi protagonisti alla lunga lista dei romanzi in work in progress me ne sono innamorata anche io!!! Sono senza speranza!!!!

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