sabato 9 aprile 2022

Rubrica: Storytelling Chronicles: Mi fido di Susy Tomasiello

Buon sabato amici lettori.
Con grande, grandissimo piacere oggi torna una Rubrica che adoro tanto: la Storytelling Chronicles e con lei finalmente un mio racconto. Ammetto che mi era mancato tanto scriverli.




Storytelling Chronicles è una Rubrica a cadenza mensile ideata da Lara del blog  La Nicchia Letteraria in cui ogni mese i blog partecipanti scrivono un racconto su un tema scelto nel gruppo apposito. La grafica è invece a cura di Tania del blog My Crea Bookish Kingdom
L'argomento di questo mese era scrivere un racconto inerente a una serie tv che si stava guardando. Come sempre Lara ha idee nuove e originali e non mi sono tirata indietro anche perchè di recente sto vedendo Sanditon, la seconda stagione (e appena termina farò un post adeguato come con la prima stagione) e quindi ho scritto un racconto di un genere che, ormai lo sapete benissimo, adoro tanto.
Ecco quindi la mia storia breve: buona lettura!



La musica riempiva di allegria la grande sala da ballo e permetteva ai danzatori di dimostare le proprie abilità tra sorrisi e passi di danza eccellenti. Chi aveva scelto di non ballare per intrattenersi in lunghe conversazione sembrava divertirsi allo stesso modo a dimostrazione che la festa stava riscuotendo un enorme successo.  
Edith McLeod batteva il piccolo piede seguendo il ritmo di quei suoni che le mettevano buon umore. Guardava tutte quelle persone che ballavano e si divertivano ed era contagiata da quella gioia nonostante fosse costretta a restare seduta su una sedia come semplice osservatrice.
I suoi occhi vagarono sull’enorme stanza che la padrona di casa aveva messo a disposizione per quella serata. Lady Murray non aveva badato a spese per festeggiare il compleanno della sua unica nipote che da poco aveva debuttato in società. Era una giovane fanciulla davvero molto bella e a giudicare dagli sguardi ammirati di ogni gentiluomo presente, sua zia doveva essere al settimo cielo.
Edith non sarebbe stata sorpresa se alla fine della serata avesse ricevuto una proposta di matrimonio o forse qualcuna in più, d’altronde aveva una dote considerevole oltre a un aspetto e un portamento che la facevano apparire come una regina. Agli occhi di chiunque Melody Murray aveva tutto dalla vita compresa una zia ricchissima che accontentava ogni suo capriccio, ma per Edith era solo una persona falsa e odiosa e non le dispiaceva essere al di fuori dalla sua cerchia di amicizie. L'unico motivo per cui si trovava a partecipare al ricevimento era l'amicizia che la sua famiglia aveva con Lady Murray da tempo indefinito.
«Serata movimentata».

                                   

Da quando era iniziato il ricevimento e Edith aveva trovato un posto strategico suggerito dalla madre. Era andata a salutare qualche conoscente e sicuramente era stata trattenuta, ma a lei non dispiaceva essere da sola anzi in questo modo aveva più tempo per osservare ogni cosa. C’erano state alcune persone che avevano occupato la sedia al suo fianco per riposarsi un attimo ed era certa che quella voce sconosciuta facesse altrettanto quindi rispose distratta: 
«Più o meno come tante altre».
«Non partecipo a molte feste da potermi dichiarare d’accordo con il vostro pensiero».
«I ricevimenti del genere sono sempre pieni di confusione, ma è nella normalità».
«La concentrazione è tutta su Lady Murray e a quanto vedo anche la vostra. Solo che devo ancora capire se volete ucciderla con le vostre mani, oppure chiedere a qualcuno di agire in vostra vece».
Quel commento affermato con voce divertita catturò l’attenzione di Edith che si volse a guardarlo rendendosi conto con orrore che si trattava di Lord Byron, il figlio del Conte e un possibile candidato a diventare il futuro marito di Melody a detta di sua zia. Edith aveva ascoltato senza volere la conversazioni tra sua madre e la nonna quella mattina e si era sentita quasi a disagio per quel gentiluomo che non conosceva il suo destino. Adesso le sembrava assurdo che fosse seduto proprio accanto a lei e, come sempre, quando si agitava, arrossì senza motivo.
«Nessuna delle due cose, temo che vi sbagliate».
«Mi reputo abbastanza competente da giudicare bene le persone e vi assicuro, Lady McLeod, che non sono in errore. Posso chiedervi cosa vi ha fatto precisamente la signorina Murray?»

                                

Sembrava sinceramente interessato mentre poggiava il mento su due dita e la fissava con attenzione. Le loro madri erano amiche di vecchia data, a dire il vero era certa che sua madre fosse amica di chiunque e forse dipendeva dalla piccola cittadina in cui abitavano o dal fatto che i suoi genitori, di origini irlandesi, si erano trasferiti da parecchio in quel villagio vicino Londra.
Qualche volta era capitato che prendessero il the nella stessa stanza, ma non erano mai stati così vicini da poter osservare con precisione il colore scuro dei suoi occhi. Era decisamente il marrone più bello che avesse mai visto, aveva il colore del cioccolato e lei amava in modo impressionante i dolci.
In realtà il viso di Lord Byron era privo d’imperfezioni a eccezioni di quella cicatrice sul sopracciglio destro, colpa del cavallo da cui era caduto quando aveva dodici anni e Edith lo sapeva perché quel giorno in cui era stato portato via d’urgenza, aveva temuto di non vederlo più aprire gli occhi. Avevano cinque anni di differenza e nonostante si sforzasse di apparire più grande, lui l’aveva sempre trattata come una bambina e mai l’aveva guardata come quella sera. Una parte del suo sciocco cuore era felice, ma l’altra scacciò via quella fastidiosa illusione ricordandosi che lui era solo gentile, d'altronde lo era sempre stato. 
«Siete sulla strada sbagliata, milord e penso che state anche perdendo il vostro tempo quando invece dovreste essere su quella pista da ballo».
«Non amo molto ballare».
Edith si trattenne dal ribadire che lo sapeva bene perché di solito lui non partecipava a questi ricevimenti se non dietro insistenza della madre, ma che proprio la sua presenza aveva suscitato aspettativa in Lady Murray.
«Non sembrate sorpresa» osservò dopo un istante il gentiluomo e Edith si pentì di non aver portato con sé il ventaglio che la madre amava esibire così da sfuggire a quello sguardo indagatore che la metteva a disagio. «Io ho confessato il mio segreto, come mai voi invece non ballate?»

                          

Edith indicò con un gesto abbastanza eloquente la propria gamba. Non c’era bisogno che dicesse niente perché lui capisse, tutti conoscevano la sua malformazione. Era nata con un arto più corto che la costringeva a zoppicare invece di camminare come chiunque altro e se all’inizio era stato tragico accettarlo, adesso ci conviveva tranquillamente compensando con la lettura, il ricamo e suonare pianoforte, tutte attività che le permettevano di stare seduta senza compromettere il suo equilibrio.
«Sono sicuro che stasera possano suonare balli che includano poco movimento, mi state dicendo davvero che nessuno ha avuto il coraggio di invitarvi?»
«Adesso siete voi a sembrare sorpreso». Edith usò un tono volutamente leggero per mascherare l’umiliazione per quella verità. «Perdono la vostra scarsa conoscenza di come vanno le cose solo perché partecipate a pochi ricevimenti e, se volete un consiglio, suppongo sia saggio non farvi vedere troppo in mia compagnia prima che i pettegolezzi arrechino alla vostra reputazione».
Fu molto fiera di quel discorso che l’avrebbe di sicuro fatto allontanare. Non voleva la compassione di nessuno, aveva imparato ad accettare la sua diversità e chi le voleva davvero bene, la sua famiglia, ci badava poco proprio come voleva. 
Si concentrò di nuovo sulla musica e sui ballerini che sembravano aver cominciato una nuova danza, quando la voce di Lord Byron le apparve di nuovo troppo vicina.
«Sappiamo entrambi che nessuno oserebbe dire niente contro il mio cognome, ma vi ringrazio per aver pensato al mio decoro. Cosa ne dite adesso di ballare?»
La bocca di Edith si spalancò così tanto che dovette richiuderla con uno sforzo enorme ricordandosi di quanto quel gesto la facesse apparire poco educata e ringraziò che la madre non fosse lì a guardarla in tono di rimprovero.
«Adoro sconvolgere le graziose fanciulle, andiamo?»
Si era alzato. In piedi davanti a lei si era inchinato appena offrendole una mano e Edith cominciò ad andare nel panico. Non aveva mai sentito il cuore battere a quel ritmo così sfrenato e la cosa peggiore era che tutti li stavano fissando.
Aveva imparato a restare invisibile durante i ricevimenti e lo preferiva alle occhiate di pietà che riceva, ma adesso l’attenzione di chiunque era puntata su di loro e cominciò ad avere paura sul serio. Se avesse preso quella mano si sarebbe resa ridicola, ma se l’avesse rifiutata il nome della sua famiglia sarebbe finito sulla bocca di tutti. Perché quell’uomo gli stava facendo questo?
«Non voglio mettervi in imbarazzo» mormorò chinandosi al suo orecchio, «ma dimostrare a chiunque che potete farcela. Fidatevi di me».

                            

Lord Byron l’aveva sempre trattata con gentilezza, con distacco ma mai una volta aveva fatto commenti o l’aveva guardata in modo diverso a causa della sua gamba eppure trovava strano doversi fidare di qualcuno che in fondo conosceva appena. Aveva mille motivi per cui concedergli il beneficio del dubbio era sbagliato, ma si ritrovò a stringere quella mano dettata da un impulso che sorprese prima di tutto se stessa.
«Io... non... »
«Non vi lascerò cadere» le promise con un caldo sorriso e Edith arrossì suo malgrado di fronte quel viso così bello e così dolce. Raggiunsero il centro della sala con molta più lentezza rispetto a chiunque altro, eppure lui adeguò il passo senza problemi e la ragazza si sforzò di concentrarsi sui suoi piedi anziché sulle occhiate dei presenti che la fissavano con curiosità.
Quando iniziò un nuovo ballo, fu tentata di scappare a sedersi ed evitare l’ennesima umiliazione ma Lord Byron aveva una presa ferrea e non glielo permise. La fece volteggiare come aveva sempre desiderato e per un attimo, per un brevissimo attimo dimenticò la sua gamba malata e si sentì per la prima volta una ragazza che ballava insieme a un bel cavaliere come aveva sempre desiderato.
Fu una sensazione bellissima e sorrise così apertamente che aveva voglia di cantare la sua felicità, ma avrebbe dovuto sapere che le cose belle non durano a lungo perché quando la gamba cominciò a dare i primi segni di stanchezza si fermò di colpo nel bel mezzo del ballo ansimando per lo sforzo. Stava pensando a un modo elegante per mescolarsi tra la folla quando Lord Byron fece qualcosa che avrebbe ricordato per il resto della sua vita: la sollevò da terra e posò i suoi piedi sui propri mentre proseguivano a ballare come se lei non pesasse affatto.
Nessuno sembrava essersi accorto di quello stratagemma e quando la musica terminò, lei si sentì accaldata e piacevolmente grata per quel gesto così premuroso.
Il gentiluomo le offrì il braccio quando si dovettero allontanare dalla pista centrale e Edith si appoggiò con più forza del dovuto. Aveva bisogno di sedersi e anche velocemente.
«Mi dispiace» mormorò a disagio ben sapendo che senza il suo appoggio sarebbe finita distesa a terra mandando all’aria tutti i tentativi di evitare imbarazzi.
Lord Byron non rispose, ma l’accompagnò alla sedia con grande gentilezza poi con un piccolo inchino che sembrava proprio di commiato si allontanò da lei.
Edith sospirò pesantemente mentre si massaggiava la gamba senza sapere bene come sentirsi. Era stato gentile, molto gentile e non doveva sorprendersi se adesso aveva fretta di liberarsi della sua compagnia, d’altronde tutti scappavano quando si rendevano conto chi avevano accanto. Ci era abituata, ma stavolta sentì il cuore spezzarsi in due e non fu piacevole.

                              

«Tesoro, come stai?» Sua madre sopraggiunse al momento sbagliato, Edith scacciò in fretta le lacrime traditrici e si costrinse a sorridere.
«Molto bene, devo soltanto riposarmi qualche minuto».
«Ti ho vista!» esclamò con un sorriso raggiante. «Lord Byron è stato un vero gentiluomo e il vostro ballo ha ammutolito Lady Murray come non l’avevo mai vista. Aspettava un invito a ballare che non è mai arrivato».
L’idea di aver lasciato senza parole Melody mise per un attimo di buon umore Edith per poi ricordarsi che in quel momento era da sola.
«Sua zia troverà il modo per farla sposare con Lord Byron».
«Non credo che nessuno possa costringermi a fare qualcosa contro il mio volere e in tutta onestà prendere in moglie Lady Murray è qualcosa che non mi sognerei mai di fare».
Edith sobbalzò quando Lord Byron si presentò all’improvviso porgendole un bicchiere di limonata.
«Ho pensato che potreste aver sete dopo il nostro ballo, buonasera Lady McLeod».
«Milord» si inchinò appena sua madre per poi rivolgerle un sorriso così radioso che Edith dovette bere la sua bibita per timore di rimproverarla. «Dovrei dirvi che Lady Murray è una giovane donna con cui andrete d’accordo, ma in realtà sono molto felice della vostra decisione visto che quella ragazza ha passato buona parte del suo tempo a trattar male la mia Edith.
Cosa ci trova di bello la gente a inveire contro chi non ha possibilità di replica? E mia figlia è la persona più buona del mondo altrimenti avrebbe risposto a dovere a quell’arpia».
«Mamma!» esclamò rossa in volta Edith, ma la donna minimizzò con un gesto della mano.
«Ho solo affermato ciò che penso e non mi scuserò per questo».
«Apprezzo la vostra onestà Lady McLeod» commentò il gentiluomo. «E spero che mi riserverete lo stesso favore perché ho intenzione di venire domani a casa vostra, se non ci sono obiezioni, per poter parlare con voi e vostro marito. Va bene in mattinata?»
«Io... naturalmente» mormorò scossa la gentildonna. «Vi aspettiamo con grande piacere milord, anzi credo che sia meglio andare ad avvisare mio marito. Sono sicura che gli farà piacere scambiare qualche parola con voi».
Edith avrebbe voluto urlare alla madre di non andare via con quell’espressione raggiante, che lasciarla sola era una mossa sbagliata perchè ora tutti avrebbero continuato a fissarli alimentando dei pettegolezzi che si univano a quelli del ballo appena concluso, ma non riuscì a dire niente perché la donna quasi scappò via volando da terra e Lord Byron sedette nuovamente accanto a lei.
«Credo di aver capito adesso come mai volevate cavare gli occhi a Lady Murray e come avevo intuito: non mi sbagliavo».
«Ciò che dice quella ragazza alle mie spalle non m’interessa, ho smesso da tempo di star male per coloro che non mi apprezzano. Mio padre dice che devo curarmi solo di chi mi vuole bene».
«Saggio consiglio. Penso che vostro padre mi piacerà»
«Per quale motivo volete venire domani a casa nostra?» chiese Edith senza giri di parole. Forse non avrebbe dovuto usare quel tono accusatorio, non dopo che lui era stato così gentile poco prima ma Lord Byron non sembrava seccato, anzi sorrideva.
«Mi piacerebbe corteggiarvi».

                       

Conosceva quella ragazza da quando era poco più di una bambina e l’aveva sempre affascinato la sua gioia di vivere. Non si lamentava mai della sua condizione, aveva un sorriso pronto per chiunque ed era dotata di una forza che il più delle volte ammirava. Col tempo quell’ammirazione era diventata qualcosa in più, ma era troppo giovane per comprometterla e si era tenuto a distanza ma quella sera aveva capito che il tempo non aveva fatto altro che aumentare il suo interesse ed era arrivato il tempo di porre fine a quell’agonia infinita.
Adorava il modo in cui spalancava la bocca per poi richiuderla arrossendo, adorava quei capelli scuri che troppo lunghi le coprivano la fronte, adorava ogni piccola sfumatura di quel corpo delicato e piccolo che aveva sentito in maniera troppo breve stretto accanto al suo, ma soprattutto adorava il modo arguto che aveva di rispondere.
«Siete stato davvero gentile prima e io vi ringrazio davvero, ma quello che si dice in giro è vero: resterò zitella e non ditemi che non conoscete il motivo, è ovvio che sia la mia gamba».
«Non ho problemi con lei, anzi se posso essere sfacciato io direi che possedete una bellissima gamba» le strizzò l’occhio lui. Edith arrossì e lui sorrise ancora di più mentre si avvicinava catturando la sua mano. «E a costo di apparire spavaldo posso affermare di essere forte abbastanza da scortarvi in braccio ovunque vorrete, non l’ho forse dimostrato poco fa?»
«Io pensavo che... non credevo...»
«Mi dispiace aver dimostrato male ciò che provavo, ma sono pronto a rimediare. Ditemi che potete concedermi un’opportunità ad entrambi, ditemi che vi fidate di me Edith».
Era la prima volta che pronunciava il suo nome di battesimo e fu un’emozione così grande che la ragazza sentì il suo cuore ricominciare la folle corsa. Fu grazie a quel battito accelerato che scelse di seguire il suo consiglio e fidarsi di ciò che da sempre sapeva e che mai avrebbe sperato si avverasse.
«Mi fido».
Lord Byron si portò la sua mano alle labbra e la baciò con dolcezza mentre la fissava con uno sguardo carico di promesse e Edith promise a se stessa che non gli avrebbe mai fatto pentire di quella scelta perché lui ancora non lo sapeva, ma si fidava di lui da tantissimo tempo.
 
                             

Siamo giunti alla fine, cosa ne pensate?
Per me è stato bellissimo tornare a scrivere racconti, è qualcosa di cui non mi stancherò mai e che mi permette di passare sempre dei momenti sereni. Spero sia questa la stessa sensazione che ha colto voi mentre mi leggevate, ma vi aspetto nei commenti.

                                                  

Copyright @ 2022 Susy Tomasiello

Questo racconto è un’opera di fantasia . Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono prodotto dell’immaginazione dell’autrice o se reali , sono utilizzati in modo fittizio. Ogni riferimento a fatti o persone viventi o scomparse è del tutto casuale.

6 commenti:

  1. Ciao Susy! Che dire, ti muovi proprio bene sul terreno del regency! Sanditon piace tanto anche a me, e questa scena di festa danzante richiama perfettamente alcune scene della serie. Interessante la tua caratterizzazione dei personaggi, lontana dagli stereotipi, soprattutto quella di lei. Meno male che c'è un lieto fine! Mi hai regalato una lettura proprio dolce in questa serata di stanchezza! Brava e alla prossima!

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    1. Grazie mille Silvia. Adoro questo genere da leggere e da scrivere. Sanditon poi mi è piaciuta tantissimo e sono contenta di aver potuto scrivere un racconto sfruttando il momento.

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  2. Meraviglioso!!! Mi hai fatto sognare, sembrava di essere davvero in quella sala da ballo, ad ascoltare discorsi sussurrati e a danzare. Una storia dolcissima, ben caratterizzata, semplicemente perfetta. Bravissima

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    1. Grazie Giusy <3 come sai il tuo tuo parere è importante sempre per me visto che mi supporti ogni volta :K :K

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  3. Wow!! Che bello ritrovarti in questo genere che, devo ammettere, mi piace proprio un sacco come lo scrivi, anche perché non è tra i miei preferiti in generale. Sandition lo conosco, ma non l'ho mai visto! Diciamo che mi hai molto incuriosito e che ci farò decisamente un pensierino. Sei sempre bravissima e leggerti è un vero piacere con queste sfumature dolci e romantiche. Alla prossima.

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    1. Come sai io amo questo genere e mi diverte tantissimo scriverlo. Sanditon l'ho amato e questa tematica di Lara è capitata proprio al momento giusto.
      Grazie <3 <3 sempre

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