Ringrazio Piemme per la copia omaggio.
Louise è nata sorda da un orecchio, e con l'altro che funziona a malapena. Così ha vissuto i primi trent'anni della sua vita, sul crinale tra sordità e "normalità", nascondendo con i capelli l'apparecchio acustico che le sta abbarbicato sull'orecchio ancora sano come un piccolo cavalluccio marino. Trent'anni passati a fare le cose che fanno tutti gli altri - quelli "normali" - eppure trent'anni passati al margine di tutto, a capire male o a fingere di aver capito, a sperare che l'interlocutore non nasconda le labbra con la mano, a preferire di essere considerata stupida dalla maestra di inglese piuttosto che sorda, e a benedire le serate nei bar rumorosi dove, per qualche ora, sono tutti un po' duri d'orecchie. E soprattutto trent'anni passati a vivere più in un mondo immaginato che in quello reale, in cui spesso è la fantasia a riempire i buchi lasciati dal non aver sentito bene. Una pagina dopo l'altra, navighiamo con Louise le insidie e le sorprese di un mondo che, per lei, è semplicemente più difficile, più incomprensibile, più complicato che per tutti gli altri: eppure Louise lo attraversa con leggerezza e ironia, aiutandosi con la fantasia, l'amicizia, l'amore. E non lasciandosi definire dalla sua disabilità, ma piuttosto cercando di essere lei a definirla: come una medusa, che non ha orecchie ma si muove più leggiadra di ogni altra creatura nel mare.
Penso che leggere storie che parlano di handicap in un certo senso ci faccia apprezzare ciò che possediamo senza darlo per scontato e questa trama mi incuriosiva molto.
Protagonista è Luoise una giovane ragazza che ha un grave problema dalla nascita, un difetto che cerca di nascondere finchè può perchè non le piace essere compatita, trattata diversamente e fino a quando riesce a mascherarlo nessuno se ne accorge davvero.
Da un orecchio non sente affatto, dall'altro il poco udito che conserva sta lentamente sparendo.
Perché?
Non ne è sicura, non lo sa nemmeno lei e quindi finge. Passa gran parte della sua vita a fingere che vada tutto bene, gran parte della sua esistenza a mentire agli altri quando le chiedono se ha capito il discorso appena fatto. Sorride quando comprende di doverlo fare non perchè ha capito la battuta, finge di capire tutto quando una persona le parla mentre in realtà un discorso molto lungo non riesce a seguirlo.
Com'è possibile vivere in un mondo senza suoni? In un mondo dove l'udito funziona a malapena e diventa complicato anche solo parlare?
Penso che comprenderlo sia parecchio impossibile, diamo per scontato l'udito come se fosse nulla di importante e invece può seriamente condizionare la nostra vita e Louise ce lo dimostra pagina dopo pagina.
Quando non riesci più a seguire i discorsi degli altri cominci a crearti qualcosa di tuo, crei qualcosa di nuovo dove tutto è più bello e niente può ferirti. Io lo vedo come un meccanismo di difesa, come qualcsoa che devi fare per stare bene e trovare una pace interiore che manca.
Mi ha fatto tanta tenerezza Louise, è una ragazza sfortunata che sostanzialmente si vergona del suo handicap tanto da volerlo nascondere per un tempo illimitato, quando però le cose cominciano a farsi serie ecco che deve confessare e dal momento qualcosa cambia, persino la sua idea di sottoporsi a un intervento.
La storia penso che lanci un bel messaggio e che comporta molti spunti di riflessione, pensieri importanti che ci aiutano a comprendere la fortuna che possediamo senza che nemmeno ce ne rendiamo conto.
Un piccolo appunto lo farei sullo stile narrativo che non sempre ho trovato lineare e scorrevole e questo ha compresso la velocità della lettura che è stata meno spedita come avevo immaginato.
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