sabato 1 febbraio 2025

Rubrica: Storytelling Chronicles: Ti amo di Susy Tomasiello

Buon sabato amici lettori.
Torna con mio grande piacere la rubrica Storytelling Chronicles e stavolta c'è uno stacco dalla long che vi avevo anticipato il mese scorso per una racconto stand alone per febbraio.

                                  


Storytelling Chronicles è una Rubrica a cadenza mensile ideata da Lara del blog La Nicchia Letteraria in cui ogni mese i blog partecipanti scrivono un racconto su un tema scelto nel gruppo apposito. La grafica nuova invece è a cura di Federica
La tematica di oggi prevedeva di parlare di una storia d'amore, di un cerchietto, un anello, un bouquet non di fiori e una canzone.
Vediamo cosa ne è uscito fuori.

 TI AMO

Di solito non ho problemi a studiare storia, pensavo che mettermi sui libri fosse la soluzione giusta per distrarmi e invece ho il cervello bloccato e concentrarmi è un’utopia.
Arrabbiata e triste ecco come mi sento e quest’abbinamento è devastante. Ho commesso un errore e adesso ne pago le conseguenze.
Prendo il telefono per controllare se ci sia un messaggio o una chiamata che non ho sentito, ma m’illudo da sola e lo so benissimo. Sto per rimetterlo a testa in giù sulla scrivania quando vibra tra le mani e il mio cuore batte più forte.
Notizie di R.?
Sospiro perché il messaggio è di Fiorenza, la mia migliore amica e digito in fretta la risposta.
Niente, ho combinato un casino, non vorrà vedermi mai più, forse mi odia.
Piantala di fare drammi M. La sincerità va premiata e se lui voleva una bugiarda al suo fianco, sono solo cazzi suoi.
Rido perché me la immagino che s’infervora mentre scrive il messaggio. Adoro Fiorenza riesce sempre a farmi ridere, anche nei momenti peggiori.
T.V.B.
Anch’io, ti chiamo dopo.
Le mando l’emotion di un bacio e poi sospiro mettendo il cellulare nel cassetto tanto non suonerà oggi e devo smetterla di sperarci. Riprendo in mano il libro e cerco di trovare interessante la rivoluzione francese cominciando a evidenziare le cose più importanti.

                                          
«Molly!»
La voce della mamma sempre alta nonostante viviamo in una casa piccola e la cucina sia poco distante dalla mia camera, mi fa alzare gli occhi al cielo.
«Sto studiando!» urlo di rimando perché in fondo sono sua figlia e ormai comunichiamo così.
«C’è Riccardo.» Non so se strilla più forte, ma nella mia testa è come se lo facesse. Faccio cadere l’evidenziatore, forse pure il libro non me ne accorgo perché sono nel panico più totale. Mi alzo ribaltando la sedia e cercando freneticamente intorno a me qualcosa senza sapere cosa.
«Cos’è questo rumore? Tutto bene?» chiede la mamma.
«Sì, sì, arrivo!» Mi tappo la bocca anche se la voce stridula ormai si è sentita e mi fa arrossire, poi apro l’armadio che contiene uno specchio a grandezza naturale, l’unico che mi è stato concesso nella stanza. Guardo i jeans e la maglietta rossa che indosso, ha un cuore bianco al centro e mi è sempre piaciuta, ma ora la trovo orribile. Ho raccolto i capelli in un’alta coda di cavallo e ho un cerchietto rosso che uso sempre quando studio, ma adesso vorrei farmi uno shampoo di corsa.
«Molly!»
L’urlo della mamma mi fa sobbalzare, chiudo l’armadio con violenza e spero non si sia rotto niente. Esco dalla stanza con la tachicardia degna di un corridore e la sudorazione che aumenta, non so come non inciampo nei miei piedi quando raggiungo la cucina dove mia madre come sempre ha servito Riccardo di barrette di cioccolata e succo di frutta.
«Eccoti finalmente, si può sapere...»
«Grazie mamma, ci lasci un attimo per favore?» la interrompo con il viso in fiamme e la paura di crollare da un momento all’altro.
«Sì, va bene vado a finire la mia telenovela in soggiorno però la prossima volta rispondi subito.» Scuote la testa melodrammatica come la sottoscritta, infondo da qualcuno dovrò aver preso, e dopo un sorriso affettuoso a Riccardo esce dalla stanza. 

                                       
Per sicurezza socchiudo la porta e poi faccio due respiri per calmarmi.
«Ciao.»
Riccardo non aveva ancora aperto bocca eppure basta questo semplice saluto e uno dei suoi sorrisi magnifici a farmi tornare nel panico.
Non rispondo, ma afferro una sedia e mi siedo prendendo un pezzo di cioccolata. Il sapore buono e gustoso che si scioglie in bocca riesce per un attimo a placare il mio nervosismo.
«Ti ho portato una cosa.»
«Aspetta prima vorrei dirti...» mi fermo basita perché vedo tra le sue mani dei pezzi di carta disposti in maniera strana. Non è la prima volta che Riccardo mi mostra la sua creatività in maniera particolare come quando ha realizzato con della plastica un braccialetto bellissimo e colorato o ha messo insieme con pezzi da riciclo un portariviste che uso ancora oggi, eppure quello che vedo adesso va oltre tutte le sue creazioni.
«Cos’è?» chiedo incuriosita mio malgrado e per fortuna con un tono di voce normale.
Riccardo si spinge sul naso gli occhiali da vista senza perdere il sorriso.
«Ho pensato che regalarti un bouquet di fiori non spiegasse appieno ciò che voglio dire quindi questo, è una specie di alternativa.»
Cautamente prendo lo strano bouquet di carta dalle sue mani e noto che è tenuto insieme da un anello e in ogni apertura c’è una scritta.
«“The time is right, your perfume fills my head» leggo ad alta voce e poi mi fermo. «Questa è... Somethin’ Stupid?»
Adoro la versione cantata da Robbie Williams e Nicole Kidman e lui lo sa. Annuisce con un certo disagio, poi mi incita a proseguire così lo accontento.
The stars get red, and, oh, the night's so blue.
And then I go and spoil it all

Mi fermo e di colpo l’agitazione ritorna, il mio ragazzo o quello che credevo ex perché da ieri non l’ho più sentito stringe la mia mano e poi dice insieme a me le parole successive:
By saying somethin' stupid like, "I love you".»
 
                               

«Ascolta io...»
Riccardo non mi permette di finire la frase, mi bacia ed io dimentico ogni cosa: il nervosismo, l’agitazione, la paura e anche il mio nome perché mi sembra di essere tornata sulle nuvole dopo essere precipitata senza paracadute.
«Ti amo» ripete sulle mie labbra. «Scusa se ieri sono rimasto in silenzio quando me l’hai detto, ero spaventato e non hai detto niente di stupido.» 
«Spaventato?»
«Una ragazza stupenda come te non può essere innamorata di uno come me, io sono... e tu sei... ho avuto paura» confessa in imbarazzo e io sento il mio cuore riempirsi ancora di più d’amore per lui. «Non ho dormito tutta la notte pensando alla tua espressione quando sono rimasto zitto e allora ho pensato... credo che le canzoni siano più brave di me a spiegare quello che provo cioè... spero di essermi spiegato bene o...»
«Sì, sciocco che non sei altro.» Mi lancio su di lui e lo bacio di nuovo. Fiorenza mi dice sempre che siamo una coppia di imbranati perché abbiamo poca fiducia in noi stessi e forse in parte ha ragione, ma mi piace ciò che siamo, tantissimo. La paura di aver espresso troppo presto i miei sentimenti svanisce come se non fosse mai esistita. Non mi importa se abbiamo solo sedici anni, io conosco l’amore e adesso che so che il mio Riccardo ricambia ciò che provo sono sicura che niente potrà mai dividerci.

“Il momento è giusto, il tuo profumo riempie la mia testa
Le stelle diventano rosse e, oh, la notte è così blu
E poi vado e rovino tutto
Dicendo qualcosa di stupido come "Ti amo"

                                        

E siamo giunti alla fine.
Io penso che la tematica sia giusta per febbraio e San Valentino e mi auguro di averla rispettata a dovere,voi invece cosa ne pensate?
Vi aspetto nei commenti

                                        

Copyright @ 2025 Susy Tomasiello

Questo racconto è un’opera di fantasia . Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono prodotto dell’immaginazione dell’autrice o se reali , sono utilizzati in modo fittizio. Ogni riferimento a fatti o persone viventi o scomparse è del tutto casuale.

1 commento:

  1. Ciao Susy, è stato molto piacevole leggere il tuo breve racconto: l'ho trovato molto dolce e perfetto per questo mese :-)

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