La settimana è appena cominciata eppure ci sono talmente tante cose da fare che vorrei che le giornate fossero più lunghe, forse e dico forse si riuscirebbe a fare tutto.
Concentriamoci però su quello che riusciamo a fare, infatti oggi sono qui per parlarvi di un blogtour dedicato a un libro uscito da poco grazie alla Literary Romance.
Sto parlando del libro di Serena Vis, Tre giorni d'inverno.
Giulia si è appena trasferita in un paese collinare in provincia di Piacenza, ha da poco ristrutturato una vecchia casa in stile Liberty e può egregiamente vivere del suo lavoro di scrittrice. Si è appena lasciata alla spalle una relazione instabile, fredda e vuota come una pagina bianca e l’unico desiderio che ha è quello di ricominciare da zero, ripartendo proprio da se stessa. Ma ha bisogni di mettersi alla prova. L’occasione le si presenta in un pomeriggio gelido. Lì, tra la boscaglia, incontra Chris, musicista di una nota band nazionale. A causa di un guasto alla macchina, e a un imbarazzante incidente di percorso, Giulia si sente in dovere di aiutarlo, però è venerdì pomeriggio, il crepuscolo incombe e il meccanico più vicino si trova a fondo valle. Giulia è consapevole della propria follia, ma spinta dall’istinto decide di ospitarlo. Che male potrebbe farle, in fondo? Lo conosce da quando aveva sedici anni… E poi Chris ha quella luce negli occhi, quella che sa di sconfitta, di lotta interiore, di aspettativa disillusa. Vuole aiutarlo. Trascorrono un’amichevole serata insieme e, poco prima che la notte scenda, Chris si ritrova a rubarle un bacio nella confortevole biblioteca della casa, mentre all’esterno infuria la bufera. Basteranno tre giorni per innamorarsi, per far luce su se stessi? E cosa nasconde il famoso cantate tanto da essere stato indotto a fuggire dalla band, ad aver lasciato incompleto l’ultimo album? Vivono intensamente l’amore che nasce, l’attrazione che divampa. Insieme stanno bene, si appagano, sono felici. Due anime che si sono ritrovate per consolarsi, per cicatrizzarsi le ferite a vicenda senza pretendere nulla in cambio perché niente è per sempre e lo sanno. Soprattutto quando dovranno dirsi addio.
Ho avuto il piacere di leggere questo libro proprio recentemente e sicuramente ve ne parlerò nel dettaglio con una recensione. E' stata una lettura molto particolare e delicata di cui ho amato i paesaggi.
E restando sempre in tema la mia tappa di oggi prevede proprio che vi parli delle ambientazioni.
Lascio quindi la parola all'autrice a Serena Vis, che ci parla di tutto ciò che riguarda le ambientazioni del suo libro.
Per parlare dei luoghi e delle ambientazioni di "Tre giorni d'inverno" dobbiamo fare un piccolo passo indietro e tornare a un tempo precedente la stesura del libro, quando, un freddo pomeriggio di febbraio, (guarda caso, proprio come Giulia!) assolato e ventoso, mi sono ritrovata per la prima volta sulle colline del piacentino per una gita improvvista, e ho esclamato rapita: "Voglio vivere qui!"
E' stato amore a prima vista e da allora, quel desiderio, è rimasto dentro di me: è stato logico, quindi, immaginando una località in cui situare una casa che rappresenta il cuore e l'anima, scegliere questi bellissimi luoghi. Ci vado spesso: è, per i cremonesi, la classica meta da raggiungere in giornata, alla ricerca del fresco d'estate. A me piace, credo che si capisca molto bene, anche in inverno con il brutto tempo. Una delle immagini più suggestive che conservo nel cuore, è la villa della diga di Mignano innevata, con il vapore che si alza dall'acqua mentre il sole tramonta.
Ma veniamo ai luoghi che sono specificatamente menzionati nel libro: il paee di Tornabuono non esiste, ma un mix di diversi posti che ho amato, ammirato e visitato in questi anni. E' una scelta motivata dal fatto che volevo essere libera di creare un luogo funzionale alla narrazine, senza dovermi piegare alla realtà. Tuttavia, molti particolari, si rifanno ad ambientazioni reali, benchè sparsi qua e là, invece che riuniti in un solo posto.La casa prima di tutto: ci sono molte ville in stile Liberty, alcune molto belle e ben conservate, ubicate su tutte le colline sopra Piacenza. Non ce n'è una identica alla casa di Giulia, ma se dovessi trovarla...
L'idea delle "case di vacanza" d'inizio 900 l'ho presa in particolare da Bettola, un paese che fino agli anni 50-60 era considerato a tutti gli effetti una località turistica di montagna in cui si recava per trascorrere la villeggiatura che non di rado, per le donne e i bambini, durava alcuni mesi.
Anche molti cremonisi vi trascorrevano le vacanze estive. La presenza di inglesi, che trascorronoq ui alcuni mesi all'anno o ce vi si trasferiscono, l'ho constatata di persona: ho avuto occasione di conoscerne alcuni e di ascoltare le loro storie, piuttosto simili a quelle ce ho scritto nel libro. Chi mi conosce sa ce ho un debole per la letteratura inglese -e per l'umorismo- perciò introdurre questi personaggi nel racconto era irresistibile per me! Anche se occupano un ruolo marginale nella storia, sono molto importanti per creare la comunità in cui si inserisce la protagonista.
Di boschi, simili a quelli che ho descritto, ce ne sono parecchi. Anche qui non mi sono rifatta a un luogo solo, ma a diversi, come ad esempio al Parco Provinciale di Monte Moria, ad alcune zone della Val d'Arda, ai dintorni di Vernasca e di Lugagnano, di Bacedasco e di Salsomaggiore. E' una zona conuna natura molto suggestiva in cui si alternano vigneti a tratti di bosco, proprio come intorno al paese di Tornabuono. Questo armonioso accostamento tra selvatico e ordinato dalla mano della mano dell'uomo è molto affascinante.. Le geometrie degli apprezzamenti agricoli e il "disordine" spontaneo della natura, rappresentano anche due diversi impulsi all'interno dell'animo umano e dei protagonisti. Da una parte il desiderio di comprendere, ordinare, controllare, dall'altro quello di lasciarsi andare, agire d'impulso, vivere la vita. Solo creando un'armonia tra le parti è possibile raggiungere un equilibrio, così fuori come dentro.
La piazza è simile alle piazze di molti paesi, mentre la casa delle gemelle, di fronte alla chiesa, ricora una dimora all'interno del castello di Rivalta, filtrata attraverso il ricordo. Il ponte che Giulia e Chirs percorrono, richiama, seppur in piccolo (miniaturizzato :-D), il famoso ponte di Bobbio.
Alcune persone che conoscono la zona hanno ritrovato nella mia descrizione, i luoghi, altri mi hanno detto di non essersi mai accorto che fossero così belli e così poetici. Entrambe le osservazioni mi hanno fatto piacere perchè vuol dire che ho reso giustizia a una regione che amo molto e, per parte mia, posso assicurare che l'ho decritta esattamente come la vedo.
Che dite siete incuriositi da questa storia?
Io intanto vi ricordo di seguire le altre tappe di questo blogtour per conoscere ancora qualcosa di più sul libro e sulle curiosità che sono legate a lui.
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