domenica 18 dicembre 2022

Rubrica: Storytelling Chronicles: Il ritorno di Susy Tomasiello

Buona domenica amici lettori.
Torno in una giornata di festa qui sul blog per una rubrica a cui è impossibile dire no perchè mi permette di scrivere racconti e io amo scrivere racconti!
Naturalmente sto parlando de la Storytelling Chronicles e con lei un altro mio racconto.


Storytelling Chronicles è una Rubrica a cadenza mensile ideata da Lara del blog  La Nicchia Letteraria in cui ogni mese i blog partecipanti scrivono un racconto su un tema scelto nel gruppo apposito. La grafica è invece a cura di Tania del blog My Crea Bookish Kingdom
La sfida di questo mese prevedeva scegliere un'immagine e insernire tutti i dettagli effettivi e figurati. Ne ho scelta subito una che ha attirato il mio interesse e questo è il risultato.
In realtà avevo in mente un'altra cosa quando mi sono trovata il foglio word davanti, ma poi la storia ha preso tutt'altra piega e non so nemmeno io come sia successo, ma il bello dell'ispirazione è anche questo: lasciarsi guidare dal momento.
Siete pronti a scoprire di cosa parlo?
Allora cominciamo.

IL RITORNO

Non riesco ad andare a dormire senza prima aver letto qualche pagina del libro che metto sul comodino, è un’abitudine che non solo mi concilia il sonno, ma compensa l’assenza di tempo durante la giornata dedicata a tutt’altro anziché alla lettura.

Sono così assorta ad assistere al litigio dei due fidanzati di carta, quando sobbalzo all’urlo accanto al mio letto.
«Noemi! Hai visto?»
«Mary Ann» l’ammonisco portandomi una mano al cuore, «mi hai fatto prendere un colpo, ma non stavi dormendo?»
«Non ancora» minimizza mia sorella minore. «Dobbiamo vedere, vieni.»
«Abbassa la voce» sospiro alzandomi e interrompendo a malincuore la mia lettura. Poggio il libro accanto alla tazza fumante di camomilla che non ho ancora assaggiato, metto accanto anche i miei occhiali da lettura e la raggiungo.
«Si può sapere cosa c’è di così urgente?»
La seienne più intraprendente che conosco spalanca la finestra facendo entrare l’aria fresca della sera. Prima che le chieda cosa stia facendo, lei lancia un urlo che mi spaventa per la seconda volta.
«Guarda!» grida allungando un dito verso l’esterno, «lo vedi quante stelle? La signorina Harpyrad l’altro giorno ha detto che se ne vediamo una cadere dal cielo possiamo esprimere un desiderio e questo si avvererà»
«Non penso sia una cosa così semplice» le faccio notare, «e comunque qualsiasi cosa vuoi chiedere, non è il momento»
«Non voglio chiedere qualcosa per me» mi guarda malissimo Mary Anne. «È una cosa per tutti: voglio che papà torni a casa.»
Parole più dure non avrebbero sortito lo stesso effetto, sono una stilettata al cuore così improvvisa che mi ritrovo a corto di parole.
«Sono grande e so che lui è in pericolo anche se voi dite che sta bene. Non riceviamo più sue lettere da tanto tempo e odio la guerra: fa morire le persone. Io voglio che papà torna a casa.»
La sua voce si fa più esile a ogni parola e quando scoppia a piangere, non esito a stringerla forte lasciando che si sfoghi. Io e la mamma siamo state attente a mostrarci sempre ottimiste con lei ogni volta ci faceva qualche domanda, ma a quanto pare abbiamo fallito miseramente perché Mary Anne sta soffrendo esattamente come noi per quest’assenza prolungata.
 
                        
Papà è stato chiamato parecchi mesi fa ormai, prima le sue lettere arrivavano con una regolarità che ci rassicurava, adesso il servizio postale non funziona bene perché tutta la città è in piena crisi. Viviamo in quest’antico castello assieme a molte altre persone che come noi non hanno più una casa. Per infondere sorrisi alla mia sorellina, ho inventato che siamo antiche principesse che regnano su un mondo popolato di magia, ma adesso mi sembra stupido continuare a fingere.
«Lo voglio anch’io piccola» mormoro carezzandole i lunghi capelli biondi, sono uguali a quelli della mamma mentre io sono bruna come papà. Prima di partire mi ha chiesto di prendermi cura di loro perché mi considerava la più forte e adesso ho paura di averlo deluso. «Sono certa che farà di tutto per tornare da noi»
«E se non ci riuscisse? Ho paura Noemi, tanta paura»
«Anch’io» confessò, «ma papà è l’uomo più forte del mondo e forse una stella cometa può aiutarlo hai ragione: cerchiamola insieme.»
Mary Anne si strofina gli occhi rossi dal pianto e ritorna a sorridere. Le prendo una mia maglietta e gliela infilo dalla testa, le va grande, ma almeno non prenderà freddo accanto alla finestra.
Il cielo si è dipinto di blu, una mezzaluna bellissima brilla nell’oscurità e le stelle sembrano ovunque in questa notte ricca di luce. Non so se ho fatto bene a darle corda, so che i desideri non significano niente quando c’è di mezzo qualcosa di più grande, ma in quel momento mi è sembrata la cosa più giusta da fare e il suo sorriso fiducioso me lo conferma.
 
                                  
Restiamo per un tempo che mi sembra lunghissimo accanto alla finestra, quando comincio a sentire il naso e le dita congelate decido che possiamo anche smetterla.
«Ci prenderemo un malanno, dobbiamo andare a dormire»
«Ma Noemi!» protesta lei a gran voce. «Non abbiamo finito! E se cade una stella e non la vediamo?»
«Ci riproviamo domani sera»
«Ma la signorina Harpyrad ha detto che questa è la notte giusta!»
«Mary Ann per favore, non insistere, dobbiamo...» m’interrompo quando sento un rumore provenire dal piano di sotto. Anche mia sorella s’immobilizza, cosa strana per lei che non riesce a stare ferma per più di due secondi.
«Forse la mamma si è svegliata» mormora al mio fianco. Nostra madre dorme al piano di sotto con le altre signore per svegliarsi all’alba e andare in città a prendere più razioni possibili di cibo, sul piano superiore dormiamo noi due e altri ragazzini con cui abbiamo fatto amicizia.
Il rumore stavolta è più forte, è di qualcuno che bussa alla porta e io sussulto. L’ultima volta che sono venuti a notte fonde è stato per prendere papà e portarlo via, il terrore che possano farlo anche con la mamma mi fa spalancare la porta e correre per le scale. Mary Anne mi segue percependo il panico nei miei gesti, non sono sicura che le donne siano trattate allo stesso modo, ma in questo mondo pazzo tutto è possibile e perdere anche la mamma sarebbe qualcosa di troppo grosso che non so se riuscirei a sopportare.
 
                              
Al piano di sotto sento dei bisbigli sottovoce segno che le donne si sono alzate, qualcuna ha in mano una candela e il battito alla porta prosegue. Si sente anche una voce, ma il vento rende impossibile comprendere le parole, subito raggiungo mia madre stringendole una mano. Sul suo viso c’è sorpresa, di certo non avrebbe esitato a rimproverarmi per essere sveglia e lontano dalla stanza, ma non ha tempo di farlo perché le altre donne richiedono la sua attenzione. Si affidano a lei per qualsiasi cosa, è brava a prendere in mano la situazione e lo fa anche stavolta. Mi fa segno di restare indietro con Mary Anne e poi apre la porta.
Ammiro il suo coraggio e desidero un giorno diventare come lei.
Un vento gelido entra nell’ingresso buio, un paio di candele si spengono, ma non è questo a preoccuparmi quanto il pianto della mamma. Lei è la persona più forte che conosco, non piange per niente, l’ultima volta che l’ha fatto è stato quando...
Stringo forte la mano di Mary Anne e cautamente ci avviciniamo alla porta, c’è ancora del vento freddo che entra, ma non sento niente quando vedo nostra madre che scompare tra le braccia di un uomo alto. La sta stringendo forte mormorandole parole dolci tra i capelli e in attimo ho anch’io voglia di piangere.
«Papà» mormora Mary Anne incredula. «Papà!» grida correndo verso di lui.
Quando l’abbraccio dei miei genitori si conclude, lo vedo chinarsi e prendere mia sorella tra le braccia sollevandola in aria come faceva quando era più piccola. La risata gioiosa di Mary Anne serve ad allentare tutta la paura provata in quegli istanti che non dimenticherò facilmente, mi accorgo di piangere solo quando avverto le guance bagnate.
Qualche donna chiude la porta, dicono qualcosa, magari ridono insieme dello spavento, non so bene cosa stiano farfugliando, non vedo altro che lui: mio padre.
Ha la divisa militare sporca e logora, è forse più magro dell’ultima volta che l’ho visto, ma è vivo e mi sta sorridendo. Ha messo a terra Mary Anne e ora spalanca le braccia verso di me: non esito un istante e volo verso di lui come ho desiderato fare da tanto tempo. L’attimo dopo ci stringiamo tutti e tre le nostre lacrime si mescolano, ma sono di gioia e non potremmo essere più veloci.
Poco dopo entrano in casa anche altri ufficiali che riabbracciano le proprie famiglie, altri pianti di felicità si uniscono ai nostri e poi terminano con una gioia che nessuno di noi credeva di poter provare di nuovo.
                               

«Secondo me la stella cometa l’abbiamo vista e ci ha ascoltato» mormora Mary Anne più tardi mentre sbadiglia. «È merito suo se papà è a casa.»
Accarezzo il capo di mia sorella senza replicare, ma non sono d’accordo. Papà è a casa perché ce l’ha promesso e le promesse si mantengono sempre.
Abbiamo deciso di dormire tutti insieme nella stanza della mamma, siamo stretti ma non importa: siamo insieme e questo è ciò che conta.

                             

E siamo giunti alla fine.
Un racconto diverso dai miei soliti anche se in linea di massima non tanto, voi cosa ne dite?
Vi aspetto nei commenti.

                                                

Copyright @ 2022 Susy Tomasiello

Questo racconto è un’opera di fantasia . Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono prodotto dell’immaginazione dell’autrice o se reali , sono utilizzati in modo fittizio. Ogni riferimento a fatti o persone viventi o scomparse è del tutto casuale.




3 commenti:

  1. Immagine bella e suggestiva. Parlare della guerra fa subito pensare alla situazione attuale nel mondo e sarebbe davvero bello se ci fosse il lieto fine come nei libri! Purtroppo la realtà è più complicata.. Comunque il tuo racconto mi è piaciuto, molto dolce e Noemi e Mary Anne semplicemente adorabili. Complimenti come sempre =)

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    1. Hai proprio ragione Serena, sarebbe davvero bellissimo se si sentissero più notizie confortanti, almeno nei libri e nelle cose scritte possiamo scegliere noi una fine giusta.
      Come sempre grazie <3

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  2. Per un attimo ho temuto il peggio. Lo ammetto mi hai fatto perdere un battito verso la fine ma poi mi sono ricordata che non faresti mai soffrire i tuoi lettori con un finale triste. Vero? Comunque, sei stata bravissima, come sempre. Mi è piaciuto questo messaggio di speranza in un periodo di guerra.

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