Sempre con grande piacere ritorna l'appuntamento con la rubrica Storytelling Chronicles.
Questo mese avevamo da inserire questi elementi
Storytelling Chronicles è una Rubrica a cadenza mensile ideata da Lara del blog La Nicchia Letteraria in cui ogni mese i blog partecipanti scrivono un racconto su un tema scelto nel gruppo apposito. La grafica nuova invece è a cura di Federica
Nuovo capitolo autoconclusivo per la long a cui sto partecipando ossia una raccolta di racconti con gli stessi personaggi.
Non è qualcosa di semplice perchè ogni volta bisogna seguire le indicazioni di Lara, tuttavia mi sto divertendo tantissimo.
Se volete recuperare i capitoli precedenti vi lascio i link
💫 Tante persone nel racconto, tra loro si nasconde qualcuno di importante.
💫 C'è una persona armadio.
💫 Inserire una metafora.
💫 Il personaggio principale stringe amicizia, il legame è solo abbozzato.
💫 Inserire la battuta del vostro film preferito.
💫 C'è un origami.
💫 Senza flashback spiegato cos'è successo nel capitolo precedente.
💫 Alla fine di questo capitolo un personaggio del capitolo 1 avrà bisogno di aiuto, descrivete ma non approfondite il problema.
💫 Non potete usare la parola CHI.
Come sempre sembra tanta roba, ma in realtà scrivendo diventa più semplice o almeno è l'impressione che ho sempre quanto torno a scrivere del mio burbero protagonista maschile con tanti segreti da svelare.
Erano passate cinque ore dalla morte di quella donna senza nome e Percival Haddinghton ancora non riusciva a capacitarsi che potesse essere accaduto nella sua proprietà.
Si era gettata dal tetto privandosi della propria vita come se non contasse nulla e, seppur in maniera indiretta, lui ne era responsabile. Come poteva non ritenersi tale dopo le sue parole di commiato?
«Altro giro?»
Mr Haddinghton sollevò il viso verso la cameriera che aveva in mano un vassoio vuoto.
Non sapeva precisamente come fosse arrivato in quella taverna e nemmeno che Millinghton ne possedesse una così frequentata. Si era fermato solo per far riposare il cavallo quando aveva visto quell’insegna sbiadita e aveva deciso di entrare dando qualche moneta al ragazzino che si occupava delle stalle affinché tenesse al sicuro il suo mezzo di trasporto.
Gli era stato servito un liquore non appena aveva occupato un tavolo vuoto che aveva già ingoiato senza sentire il sapore e capì che gliene serviva un altro. Annuì alla donna formosa che indossava un vestito lungo scuro, non era nuovo eppure le perline che lo adornavano rendevano quell’abito molto vistoso e appariscente. Si rese conto che era diverso dalle altre cameriere che vagavano per i tavoli, anche il suo sorriso era più abbagliante, ma non lo ricambiò, non ne aveva le forze.
I suoi occhi vagarono per la sala che, come aveva già notato, era piena di persone. I tavoli erano stracolmi, qualcuno in piedi sostava accanto al bancone, altri si erano spostati nella sala accanto da cui provenivano urla, risate e un suono che non riuscì a definire bene a causa della distanza.
«Ecco qui. L’ho fatto preparare doppio, credo ne abbiate bisogno.»
La cameriera ammiccò mentre gli porgeva il bicchiere pieno, chinandosi per posarlo sul tavolo mise in mostra il seno prosperoso su cui il suo sguardo si soffermò forse qualche secondo di troppo perché lei sorrise allegramente.
«È bello vedere facce nuove ogni tanto, finalmente siete uscito da Manor Haddinghton.»
Percival non si chiese come facesse a saperlo, Millinghton era una cittadina molto piccola e sicuramente chiunque sapeva della morte del nonno e della sua eredità per cui annuì senza aggiungere altro.
Si portò il liquido alle labbra e una volta in gola realizzò quanto fosse forte, non era abituato a bere troppo, ma aveva bisogno di azzerare i pensieri e ne ingoiò un altro sorso.
«Credo che da qualsiasi cosa stiate sfuggendo, affrontarla da solo non vi aiuterà.»
«Cosa?» Il suo orecchio era puntato sulla sala accanto dove quello strano suono continuava a metterlo alla prova, ma ancora non riusciva a capire di cosa si trattasse.
«Ci sono tre motivi per cui gli uomini bevono.» La donna si sedette accanto a lui sulla panca con una disinvoltura che lo lasciò perplesso perché non si era minimante accorto delle sue intenzioni.
Profumava di vino, di spezie ed era stranamente piacevole. Forse era troppo tempo che non stava accanto a una donna ed era per questo che trovò confortante la vicinanza di una cameriera, se l’avesse raccontato a qualche suo conoscente di Londra, avrebbe riso di lui fino alle lacrime.
«La prima ragione è la noia» proseguì lei ignara del corso dei suoi pensieri galoppanti, «la seconda riguarda problemi di donne e l’ultima è per gli affari. Ecco cosa vi turba.»
«E cosa te lo fa credere?» chiese Percival confuso da tanto sicurezza.
«Siete un bell’uomo, ricco e scapolo non potete avere problemi di donne» replicò lei con assolutamente certezza. «Sbaglio?»
Aveva diminuito ancora di più la distanza e adesso le loro spalle si sfioravano, di certo non aveva problemi ad invadere lo spazio altrui né osservare con aria civettola il suo profilo spaesato. Ridacchiò per averlo sicuramente messo in imbarazzo, anche i suoi occhi brillavano di divertimento.
«Ho indovinato?»
«Cosa succede se dico di no?»
«Non molto» ammise tranquilla, «avrei comunque una proposta. Vi offro la mia compagnia, in due ci si diverte di più.»
Mr Haddinghton aveva avuto a che fare con tante persone intraprendenti, apprezzava sempre lo spirito d’iniziativa e l’ambizione sul lavoro, ma non gli era mai capitato di trovarlo in una donna. Scoppiò a ridere senza poterne fare a meno e si rese conto di sentirsi improvvisamente meglio. Non era quel senso di benessere che derivava dall’aver condiviso qualcosa con una bella donna, bensì dall’aver trovato subito un’affinità con qualcuno.
Un frastuono improvviso interruppe le sue elucubrazioni, il rumore fece sobbalzare entrambi e la cameriera si alzò controvoglia.
«Non scappate, cercherò di tornare presto.» Ammiccò di nuovo sparendo in un fruscio di gonne con sorprendente agilità tra le varie persone che le ostruivano il passaggio.
Percival sorseggiò ancora il suo liquore, ma non aveva più l’esigenza di bere come prima e lo lasciò sul tavolo senza sapere bene cosa fare.
La logica gli imponeva di tornare a casa, il suo valletto aveva sicuramente gestito la situazione nel meglio delle sue possibilità e molto probabilmente il corpo della donna non era più nel suo giardino, ma restava l’anello che aveva trovato e che adesso gli sembrava bruciare nella sua tasca.
Doveva aprire quella maledetta lettera che conservava ancora nel cassetto, avrebbe dovuto farlo dal primo momento perché, forse, se avesse agito diversamente tutto questo non sarebbe successo.
Si alzò mettendo qualche moneta sul tavolo e per un attimo si sentì dispiaciuto nel non poter salutare quella strana e curiosa donna, ma non poteva perdere altro tempo: era necessario che sistemasse le cose.
Non badò troppo al vociare confuso che lo accompagnò mentre raggiungeva la porta, con la mente era già lontano, ma dimenticò ogni cosa quando si trovò davanti un armadio.
Non sapeva in che altro modo definire quell’uomo così grosso come non ne aveva mai visti. Quasi toccava il soffitto, ma non era solo l’altezza a renderlo strabiliante bensì la muscolatura che era ben il triplo di una persona normale.
Percival dovette alzare il collo per poterlo guardare in viso e incrociò la sua espressione seccata, non aveva alcuna intenzione di litigare con un tipo del genere e non si trattava soltanto di educazione, era sicurissimo che sarebbe finita molto male per lui.
Valutò se usare un'altra strada per uscire quando quel suono così fastidioso, quasi persistente continuò a tormentarlo. Cosa diavolo era?
«Liuta.»
Haddinghton guardò l’uomo con un misto di stupore per quel tono di voce così roco e profondo. «Cosa?»
«Stanno suonando la liuta, ma in maniera sbagliata ecco perché è così molesto questo suono, è orripilante vero?»
Era assolutamente d’accordo, con la curiosità placata per quel rumore assurdo, adesso ne avvertì un’altra. Quell’energumeno l’aveva capito grazie alla sua altezza o era scappato da quella sala?
Se non avesse avuto quell’espressione così arcigna. avrebbe provato a fargli almeno una domanda, ma preferì annuire per concordare alla sua opinione.
«Dovrei andare a spaccargliela su quelle mani che non sanno pizzicare le corde?»
Percival ci mise un secondo di troppo a capire che quella domanda gli era stata posta in attesa di una risposta, aggrottò la fronte perplesso.
«Non credo che...»
«Miss Shepard si fida di me, dovreste farlo anche voi.» L’armadio lo interruppe tirando fuori dalla tasca uno strano oggetto, per istinto Haddinghton fece un passo indietro urtando qualcuno che lo spinse nuovamente in avanti e così si ritrovò un pezzo di carta sotto il mento. Lo prese con delicatezza scoprendo un origami di colore bianco che raffigurava una casa. Sollevò lo sguardo da quella creazione molto ben fatta per portalo sullo strano individuo che a quanto sembrava conosceva la donna più particolare che avesse mai incontrato in vita sua.
«L’ha fatto lei?»
«Mi ha detto di prendere tutti quelli che volevo, ne costruisce tanti perché ha tanto tempo libero.»
«Non capisco.»
«Non scappate, cercherò di tornare presto.» Ammiccò di nuovo sparendo in un fruscio di gonne con sorprendente agilità tra le varie persone che le ostruivano il passaggio.
Percival sorseggiò ancora il suo liquore, ma non aveva più l’esigenza di bere come prima e lo lasciò sul tavolo senza sapere bene cosa fare.
La logica gli imponeva di tornare a casa, il suo valletto aveva sicuramente gestito la situazione nel meglio delle sue possibilità e molto probabilmente il corpo della donna non era più nel suo giardino, ma restava l’anello che aveva trovato e che adesso gli sembrava bruciare nella sua tasca.
Doveva aprire quella maledetta lettera che conservava ancora nel cassetto, avrebbe dovuto farlo dal primo momento perché, forse, se avesse agito diversamente tutto questo non sarebbe successo.
Si alzò mettendo qualche moneta sul tavolo e per un attimo si sentì dispiaciuto nel non poter salutare quella strana e curiosa donna, ma non poteva perdere altro tempo: era necessario che sistemasse le cose.
Non badò troppo al vociare confuso che lo accompagnò mentre raggiungeva la porta, con la mente era già lontano, ma dimenticò ogni cosa quando si trovò davanti un armadio.
Non sapeva in che altro modo definire quell’uomo così grosso come non ne aveva mai visti. Quasi toccava il soffitto, ma non era solo l’altezza a renderlo strabiliante bensì la muscolatura che era ben il triplo di una persona normale.
Percival dovette alzare il collo per poterlo guardare in viso e incrociò la sua espressione seccata, non aveva alcuna intenzione di litigare con un tipo del genere e non si trattava soltanto di educazione, era sicurissimo che sarebbe finita molto male per lui.
Valutò se usare un'altra strada per uscire quando quel suono così fastidioso, quasi persistente continuò a tormentarlo. Cosa diavolo era?
«Liuta.»
Haddinghton guardò l’uomo con un misto di stupore per quel tono di voce così roco e profondo. «Cosa?»
«Stanno suonando la liuta, ma in maniera sbagliata ecco perché è così molesto questo suono, è orripilante vero?»
Era assolutamente d’accordo, con la curiosità placata per quel rumore assurdo, adesso ne avvertì un’altra. Quell’energumeno l’aveva capito grazie alla sua altezza o era scappato da quella sala?
Se non avesse avuto quell’espressione così arcigna. avrebbe provato a fargli almeno una domanda, ma preferì annuire per concordare alla sua opinione.
«Dovrei andare a spaccargliela su quelle mani che non sanno pizzicare le corde?»
Percival ci mise un secondo di troppo a capire che quella domanda gli era stata posta in attesa di una risposta, aggrottò la fronte perplesso.
«Non credo che...»
«Miss Shepard si fida di me, dovreste farlo anche voi.» L’armadio lo interruppe tirando fuori dalla tasca uno strano oggetto, per istinto Haddinghton fece un passo indietro urtando qualcuno che lo spinse nuovamente in avanti e così si ritrovò un pezzo di carta sotto il mento. Lo prese con delicatezza scoprendo un origami di colore bianco che raffigurava una casa. Sollevò lo sguardo da quella creazione molto ben fatta per portalo sullo strano individuo che a quanto sembrava conosceva la donna più particolare che avesse mai incontrato in vita sua.
«L’ha fatto lei?»
«Mi ha detto di prendere tutti quelli che volevo, ne costruisce tanti perché ha tanto tempo libero.»
«Non capisco.»
«I lavori sono lenti e io non posso fare tutto da solo, porto legno e aiuto, ma non basta.»
Mr Haddington si era assicurato personalmente che la pupilla di suo nonno non venisse presa in giro dalle persone sbagliate. Dopo la lettura del testamento e quello che aveva lasciato intendere il notaio aveva preferito controllarla da lontano, cos’era cambiato? Cosa realmente gli stava dicendo quello sconosciuto?
«Miss Shepard ha bisogno di aiuto?»
«Lei non lo direbbe mai, ecco perché sono venuto a cercarvi, ma non pensavo di trovarvi al “Boots.»
Stava per chiedergli come mai quella taverna avesse quel curioso nome, ma quel rumore infernale aumentò d’intensità e sospirò avvertendo un feroce mal di testa.
«Le farò visita quanto prima» decise. Non la vedeva da quel lontano giorno in cui le era stata concessa Fulware House, forse era arrivato il momento di farle visita giacché soggiornava nella sua proprietà.
Il pensiero di rivederla scatenò un’ondata d’impazienza che si affrettò a ignorare perché aveva problemi più imminenti a cui pensare in quel momento.
«Arthur.» L’uomo armadio si posò una mano sul petto e ripeté a voce più alta. «Mi chiamo Arthur.»
Adesso non sembrava seccato come prima, forse perché aveva ottenuto ciò che voleva e Percival annuì decidendo che sapere il suo nome non gli avrebbe impedito di pensare a lui come un armadio nella sua testa.
Arthur scosse la testa quando fece per restituirgli il pezzetto di carta.
«Potete tenerlo, io ne ho altri. Sono belli, Miss Shepard è molto brava.»
Haddinghton era d’accordo mentre fissava l’origami tra le mani. Non ci aveva mai provato, ma non doveva essere un’attività molto semplice da eseguire.
Con un cenno del capo che assomigliava a un congedo poté finalmente raggiungere la porta e ritrovarsi all’aria aperta. Il cielo si era riempito di nuvole nere come i problemi che lo circondavano. In tasca l’origami e l’anello erano diventati un peso enorme da sopportare, doveva alleggerire quei fardelli e alla svelta.
Regalata una lauta mancia al ragazzino che si era occupato del suo cavallo rivolse un ultimo sguardo alla taverna e si chiese se un giorno avrebbe rivisto quella cameriera che era riuscito a farlo ridere.
Molto probabilmente no, ma non voleva essere negativo d’altronde, domani era un altro giorno.
Siamo giunti alla fine.
La battuta del film preferito è quella di Via col vento Domani è un altro giorno.
Io non vedo l'ora di proseguire con la storia, non so dove mi porterà, non so come finirà e questo punto interrogativo perenne che di solito non uso quando scrivo mi sta piacendo tantissimo, anzi mi stimola moltissimo. Spero che questa long stia un pochino entusiasmando anche voi perchè il mio entusiasmo è tanto e sono certa che viste le varie tematiche ne vedremo delle belle.
Voi che dite?
Vi aspetto nei commenti
Copyright @ 2025 Susy Tomasiello
Questo racconto è un’opera di fantasia . Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono prodotto dell’immaginazione dell’autrice o se reali , sono utilizzati in modo fittizio. Ogni riferimento a fatti o persone viventi o scomparse è del tutto casuale.
Mi fa sempre piacere quando arriva un nuovo capitolo di questa storia, perché mi incuriosisce parecchio. Le cose da inserire sembravano molte, ma sei stata brava a rispettare i vari elementi da aggiungere e dare fluidità al racconto. Non vedo l'ora che possa riapparire anche Miss Shepard, sono curiosa di vedere lei e Haddinghton interagire di nuovo. E inoltre conoscere anche questo nuovo personaggio, appena accennato, e scoprire che ruolo avrà nella storia. Ancora complimenti e alla prossima! =)
RispondiEliminaCiao Serena. Come sempre sei gentilissima con i tuoi commenti, grazie sempre per leggermi perchè non è scontato. Sono contenta che ti stia piacendo perchè io mi sto divertentendo tantissimo e aspetto con curiosità di leggere la prossima tematica cosicché possa tornare a parlare di questi personaggi quindi alla prossima <3
EliminaMi stupisco ad ogni capitolo. Devo essere onesta, la fluidità con cui hai inserito tutti gli elementi è stata impressionante, non me ne sono quasi resa conto, tanto sono ben amalgamati nella storia!
RispondiEliminaParcival ha un che di affascinante e intrigante, i suoi segreti mi attirano e non vedo l'ora di scoprire di più su di lui e il suo passato. Arthur ha una strana aura, non so perché, ma mi ha fatto una bellissima impressione. Sarò felicissima di rileggere del protagonista con miss Shepard di nuovo insieme. Sono davvero curiosa di capire dove porterà questa storia.
Questa volta c'è un piccolo commento tecnico: ho notato qualche errorino di battitura: refusi o concordanza di genere.
Per il resto tutto alla grande, come al solito.
Ancora brava!
I refusi sono il mio nemico giurato ahaha mi lascio trasportare dalla storia e non ci faccio caso, cercherò di essere più precisa la prossima volta ma non prometto nulla ahahaha
EliminaAnche a me Arthur ha dato la stessa sensazione positiva e mi sto divertendo a scoprire con voi i segreti di Percival infatti sono curiosa di capire la prossima tematica così da lavorarci subito, grazie sempre Roby <3