sabato 6 novembre 2021

Rubrica: Storytelling Chronicles: Il padrone assoluto di Susy Tomasiello

Buon sabato amici lettori.
Il mese scorso per problemi di tempo ho saltato questa rubrica, ma adesso sono felice di esserci ritornata. Naturalmente sto parlando della Storytelling Chronicles.



Storytelling Chronicles è una Rubrica a cadenza mensile ideata da Lara del blog  La Nicchia Letteraria in cui ogni mese i blog partecipanti scrivono un racconto su un tema scelto nel gruppo apposito. La grafica è invece a cura di Tania del blog My Crea Bookish Kingdom
L'argomento di questo mese è stato abbastanza una doccia fredda lo ammetto perché la nostra cara ideatrice Lara ha modificato ogni cosa sconvolgendo le dinamiche e quindi la scelta di cosa dovevo scrivere è ricaduta su Federica e sapete cosa ha deciso per me suo malgrado?
Scrivere di un cattivo che non cambia il suo essere.
Capirete quindi che per me non è stato semplice perchè quello che scrivo io è completamente diverso, ma ho accettato questa nuova prova d'altronde mettersi in gioco è sempre stimolante quindi vediamo insieme cosa ne è uscito fuori.

               

C’era grande silenzio nella stanza, eppure lui percipiva la paura. L'angoscia che regnava sovrana lo faceva sentire potente, invicibile e ne assaporò ogni istante mentre osservava i servi immobili e in attesa di una sua parola.

Sarebbe stato interessante provare a chiedergli di non respirare, era certo che avrebbero eseguito l’ordine anche a costo di morire: che stolti individui.
«Ti avevo chiesto una mela o sbaglio?» domandò all'uomo accanto.
«Non sbaglia Lord Avenesh» mormorò il servo chinando il capo con aria afflitta. Il terrore che provava era evidente nel corpo che prese a tremare.
«Era una richiesta semplice» osservò alzandosi dalla sua poltrona preferita. Afferrò il vassoio con la frutta che gli era stato appena servita e indicò il servitore che non osava alzare lo sguardo per fronteggiarlo. «Non dovevo specificare che volevo mele fresche, queste ti sembrano per caso quello che ho chiesto?»
«Signore io... io... ho solo... mi dispiace... io...»
«Se non sei in grado di formulare una frase degna di nota è molto meglio se resti in silenzio» sbottò George Avenesh gettando con foga il vassoio con la frutta che si sparse sul pavimento. Altri servitori nella stanza assistettero alla scena senza avere il coraggio di raccogliere nulla e George iniziò a stancarsi di tanta passività.
«Inutile spiegare che io non mangio frutta marcia, sono il signore di queste terre o l’avete dimenticato?»
«Non è proprio così».

                                 

Era stato appena un sussurro, poco più di un mormorio ma Lord Avenesh lo udì lo stesso e distintamente. Se una parte di lui fu felice di trovare finalmente qualcuno che scalfisse quel muro di codardia che animava la camera, l'altra non fu felice di essere stato contraddetto.
Spinse il servo che tremava di lato e si avvicinò a quello che aveva parlato.
«Cos’hai detto?»
Al contrario degli altri, lui sollevò lo sguardo e per quanto ebbe un sussulto la sua voce era chiara quando aprì la bocca per parlare.
«Siete il secondogenito di Lord Avenish, non il signore delle vostre terre. È vostro fratello a governare il nostro regno e nessuno di noi l’ha dimenticato».
Qualcuno trasalì di fronte a quella chiara presa di posizione, George osservò il pomo d’Adamo del servo in difficoltà per cui sorrise intrecciando le mani dietro la schiena mentre lo sguardo si posava attentamente sugli altri, ma nessuno sembrava voler condividere quanto sentito.
«Quello che dici non è del tutto sbagliato» ammise pensieroso. «Mio fratello al momento governa tutto ciò che ci circonda e so che molti apprezzano la sua assurda voglia di compiacere il popolo».
«Io la definirei rispetto verso gli altri».
C’era tanta sicurezza in quella nullità che Lord Avenish ne restò per un attimo turbato, ma durò solo un momento. Dopodiché si avvicinò sollevandogli il mento e fissando quell’insolente negli occhi.
«Pensi che io non rispetti il prossimo?»
«In realtà io...»
«Pensi che non abbia rispetto degli altri?» ripeté l’aristocratico e quando ottenne solo silenzio capì che il momento di coraggio era già terminato. Quella consapevolezza lo deluse parecchio, fece un passo indietro e lo spinse a terra disgustato.
«Avete molto rispetto per tutti». A parlare era stato il servo della mela, non conosceva i loro nomi, non avevano alcuna importanza e si stava quasi dimenticando di quell’inetto che forse aveva parlato per compiacerlo, finì invece soltanto per accrescere la sua rabbia. Si avvicinò velocemente a lui e, afferrato il pugnale che portava sempre con sé, lo conficcò nello stomaco del malcapitato. Lo estrasse quando realizzò che il sangue poteva rovinargli uno dei preziosi abiti su misura e lo lasciò a terra mentre boccheggiava con gli occhi spalancati.

                            

Il servitore che prima si era dimostrato coraggioso, adesso avanzò guardandolo furioso e anche sgomento da quello che vedeva, non c’era il terrore che aleggiava negli sguardi degli altri, solo confusione.
«Perché avete...»
«Non credo di dover giustificare le mie azioni con nessuno» lo interruppe spiccio Lord Avenish e, con lo stesso gesto repentino di prima, accoltellò anche lui gettandolo con un calcio a terra. Ripulì il pugnale sui loro vestiti e poi lo sistemò con cura al suo posto.
«Sistemate questo disastro, voglio il pavimento lindo e lucido quando rientro».
Spalancò le porte e raggiunse la sala da pranzo dove tra poco il caro fratello con famiglia sarebbe arrivato per cenare tutti insieme. Trovava nauseanti queste riunioni, ma ricordòà che stasera sarebbe stata l'ultima volta e riuscì a raggingerlo con umore meno tetro.
«Ciao zio, vuoi vedere il regalo che mi ha portato papà?»
Il nipotino che doveva avere forse otto anni o magari nove, non lo ricordava neanche gli mostrò qualcosa intagliato col legno. Sembrava così contento e soddisfatto che George si meravigliò per come riuscì quasi a sorridere mentre voleva soltanto ignorarlo.
«Lascia in pace tuo zio, Adam» l’ammonì la madre. La nobildonna era minuta e sempre allegra, troppo allegra in realtà e lui detestava quel genere di attenzioni, come facesse suo fratello a sopportarla gli era ancora ignaro.
«Com’è andata la tua giornata caro fratello?»

                           

Ross Avenesh era suo fratello maggiore, diverso per aspetto fisico e carattere e quando lo vide così inutilmente gioioso si ricordò perché andasse d’accordo con la consorte.
«Noiosa» ammise mentre prendeva posto a tavola.
«Sono sicuro che appena si aprirà la stagione della caccia non potrai affermare la stessa cosa».
George non replicò mentre i camerieri servivano la cena. Restò in silenzio quando cominciarono a parlare del prossimo ricevimento da organizzare, della festa a cui avrebbero partecipato e dei progressi del piccolo erede al pianoforte.
Quel nanetto sarebbe diventato il futuro Lord Avenish una volta che il suo caro fratello fosse passato a miglior vita, quella era la tradizione, quella era la legge che tutti seguivano nelle terre della loro famiglia da generazioni, ma stasera George avrebbe modificato le carte in tavola. Bastò quel pensiero per costringersi a sopportare ancora quelle chiacchiere inutili.
«Vogliamo sentire cosa ha imparato il nostro ometto?» La voce di suo fratello era pieno di orgoglio, fiera e la madre che lo guardava con quegli occhi adoranti non era da meno. Nauseante.
«Certo» rispose fingendo un entusiasmo che non provava. La cognata e il marito lo fissarono sorpresi per la sua improvvisa voglia di restare dopo cena visto che di solito scappava lontano, gli sorrisero anche contenti. Illusi.
Il piccolo cominciò a suonare qualcosa che non conosceva e che nemmeno gli interessava, i genitori erano ammaliati e lui nascose uno sbadiglio annoiato. Poi però si fece attento perché il nanerottolo rotolò dalla panca e finì a terra.
La madre gridò accorrendo verso suo figlio che aveva chiuso gli occhi e non riusciva più a rialzarsi.
«Ross!» urlò Lady Avenesh cercando nello stesso tempo di svegliare suo figlio e di placare il dolore allo stomaco che cominciò di colpo a diventare atroce.
George osservò con curiosità suo fratello accorrere con meno velocità del solito all’urlo di sua moglie che adesso iniziava a piangere terrorizzata, si inginocchiò accanto a lei impotente e poi lo fissò pieno d’angoscia.
«George, presto! Chiama subito un dottore».


                                  

«Naturalmente» rispose continuando a stare seduto. «Ma tra qualche minuto, non vorrei che trovasse un sistema per fermare tutto questo».
«George!» ripeté Ross alzandosi a fatica. «Sbrigati ho detto! C’è bisogno di un dottore!».
Afferrò il suo braccio con una forza eccessiva visto il suo stato di salute, ma quel momento durò un attimo poi crollò a terra respirando a fatica.
«Cosa... cosa sta succedendo George?»
«Caro fratello» sospirò lui liberandosi dal braccio che ancora lo teneva ancorato. «Succede che finalmente avrò quello che mi spetta. Non crederai che essere il secondogenito sia bello vero? Quando nostro padre è morto non mi ha lasciato niente e detesto vivere in questa casa sapendo che tu solo potrai comandare su tutto. Odio che quel tuo figlio inutile possa prendere un giorno il posto che dovrebbe essere mio, ecco il motivo per cui ora sarò finalmente in grado di avere ogni cosa».
«Perché...» mormorò a fatica Ross. «Perché tu stai bene se abbiamo mangiato le stesse cose?» Aveva intuito che si trattava di qualcosa che avevano ingerito, ma ancora non riusciva a credere che il suo stesso fratello avesse fatto questo. Con gli occhi annebbiati dalla sofferenza guardò la moglie e il figlioletto inermi a terra senza traccia di vita nei loro corpi e pianse sentendosi inutile e impotente in quel momento.
«Il veleno non vi è stato somministrato soltanto stasera ma da una settimana a piccole dosi» spiegò calmo George. «Ho fatto molte ricerche durante quelle che tu chiami stagioni di caccia e non è geniale quello che ho scoperto? Usando me stesso come cavia ho capito cosa avrei potuto sopportare e cosa no e adesso dopo una lunghissima settimana è finalmente arrivato il momento che aspettavo. Non pensavi fossi così furbo vero?»
«George... sono... tuo fratello»
«Sei un ostacolo» lo contraddisse lui. Si alzò quando realizzò che Ross non si sarebbe più alzato. Non si girò a guardare la delusione e la paura che passò sul viso del fratello prima che spirasse, ma osservò il suo riflesso allo specchio e finalmente sorrise.
Era diventato il nuovo Lord Avenesh, padrone di ogni cosa e ora il mondo avrebbe tremato con lui al comando.
Una nuova era doveva iniziare e lui sarebbe stato il padrone assoluto.

                            

Come avete visto questo pazzo e, diciamolo, psicopatico protagonista si discosta parecchio dal mio genere. Inutile dire che l'ho detestato ogni singolo momento e una parte di me voleva che il fratello si alzasse e gli facesse fare una fine diversa, ma mi sono trattenuta perchè il tema doveva essere un cattivo che non cambia, che non ha la giusta fine e così abbiamo questo pazzoide che regna su un popolo immaginario e meno male che è solo finto aggiungerei.
E' stato interessante sviluppare un personaggio da questo punto di vista, ma se devo dire che mi piacerebbe proseguire la storia o farne altre mentirei.
Un esperimento che è stato particolare provare, ma finisce qui per quanto mi riguarda. Si capisce quanto sia rimasta traumatizzata vero? Spero che la prossima tematica sia più nelle mie corde quindi, Lara, mi raccomando!
Adesso aspetto i vostri commenti

                                           

Copyright @ 2021 Susy Tomasiello

Questo racconto è un’opera di fantasia . Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono prodotto dell’immaginazione dell’autrice o se reali , sono utilizzati in modo fittizio. Ogni riferimento a fatti o persone viventi o scomparse è del tutto casuale.

11 commenti:

  1. Ciao! Avendo letto altri tuoi racconti è evidente che i cattivi che non si redimono non sono nelle tue corde e devo dire che nemmeno a me piace leggerli, ultimamente ancora meno. È stato un racconto inquietante e oscuro e considerando che l'obiettivo fosse quello, ci sei riuscita. =)

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    1. Meno male che almeno ho rispetto il tema ahah grazie Serena è stata, come avrai capito, la mia prima e ultima volta con questa roba qui ahah

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  2. Ciao Susy! Devo ammettere che anche a me non piacerebbe scrivere di un personaggio così crudele, perché nelle mie storie, anche in quelle più tristi, cerco sempre di portare un briciolo di ottimismo e di speranza. Comunque ho trovato davvero coinvolgente questo racconto! Non mi aspettavo il colpo di scena dell'avvelenamento. Brava brava 🤗 ci rileggiamo il prossimo mese con toni più ottimisti, dai!

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    1. Grazie Silvia, sono contenta che mi capisci.
      Sono contenta di aver centrato il tema ma basta così :D
      E assolutamente sì, il prossimo mese di certo "questa roba" sarà lontana da me ahah

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  3. Personalmente ho trovato la lettura un po' difficoltosa, sia per alcuni evidenti errori di battitura sul titolo familiare (Avenesh o Avenish?)

    a un certo punto c'è una confusione nei nomi dei parenti, il piccolo Adam viene nominato Ross dalla madre, che dovrebbe essere il nome del padre e fratello dell'odioso protagonista

    per il resto un sociopatico narcisista alquanto ben riuscito, comunque

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    1. Gli errori di battitura sono il mio cruccio, ma quando la madre chiama Ross è perché vuole davvero chiamare suo marito nonostante sia vicino al figlio quindi lì mi sento di doverti correggere, forse mi sono spiegata male, comunque grazie il commento

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  4. Wow Susyyyyy, sei stata davvero brava a tratteggiare questo personaggio cattivissimo! So che non ami scrivere di questi tipi irriducibili, ma hai assolto al tema in maniera egregia... credo che la sfida più grande sia stata proprio quella di cimentarti comunque nonostante la difficoltà di base! L'idea di un regno è di un fratello geloso e assetato di potere mi è piaciuta tanto, davvero molto azzeccata! Ancora bravissima e alla prossima!

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    1. No infatti non è stato facile e credo si sia capito ahah ma grazie comunque è stato interessante accettare questa sfida

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  5. Ciao.
    Avendo letto altri tuoi racconti, ho notato il fatto che questo protagonista è molto diverso dai personaggi che hai creato. Devo dire però che ho adorato questa storia. Non sono psicopatica, ti giuro, ho odiato il personaggio ma ho adorato la storia perché l'hai resa verosimile, cruda, semplice ma d'effetto. Hai creato un personaggio che si fa odiare, lo hai creato così bene, coerente con se stesso, con le proprie scelte. Hai scritto una storia davvero intrigante e lo hai fatto benissimo. Complimenti.

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    1. Meno male dai ahahah
      Sono contenta che mi sia venuto bene perchè è la prima e ultima volta che succederà quindi grazie.
      Che odio profondo per lui mamma mia!

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  6. Colpa tua e di Lara mi avete fatto detestare un personaggio che scrivevo ahha ma è stato interessante affrontare questo tema e ti ringrazio per le tue parole

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