sabato 14 dicembre 2024

Rubrica: Storytelling Chronicles: Giù le mani da Babbo Natale! di Norah Martini

Buon sabato amici lettori.
Torna l'appuntamento consueto del fine settimana con la rubrica Storytelling Chronicles e lascio la parola alla brava Norah Martini.
                                  

Storytelling Chronicles è una Rubrica a cadenza mensile ideata da Lara del blog La Nicchia Letteraria in cui ogni mese i blog partecipanti scrivono un racconto su un tema scelto nel gruppo apposito. La grafica nuova invece è a cura di Federica
Il tema di questo mese prevedeva una storia prettamente natalizia con l'inserimento del Grinch, di Babbo Natale, della Befana e anche di alcuni desideri.
Leggiamo insieme

Giù le mani da Babbo Natale!



Melissa socchiuse la porta della sala delle udienze. Era in ritardo e ne era più che consapevole. La seduta del Comitato di revisione e tutela delle Creature dell’Immaginario Popolare, il CCIP, era iniziata da dieci minuti e non si era mai sentito di una sola volta in cui fosse stata avviata dopo le 10 precise.
Sgattaiolò all'interno e si fece strada fino all’unico posto vuoto. 
Si tolse sciarpa e cappotto e tirò un sospiro di sollievo: la presidentessa, Yelenia Nomirovk, fata russa millenaria il cui nome era leggenda tra le creature magiche che popolavano la Terra, stava ancora dando il benvenuto ai presenti.
Quando l’angoscia per quel ritardo imperdonabile si fu placata, l’emozione del trovarsi lì, tra quelli che potevano essere considerati vips del mondo magico, la spinse a sorridere come la sciocca novellina che era. Sbirciò a destra e a sinistra per capire a chi fosse seduta vicina e incontrò lo sguardo di un satiro distinto, dal pizzetto screziato di bianco. Negli occhi, Melissa non lesse propriamente un caldo benvenuto, ma l’eccitazione era così tanta che non riuscì a trattenersi: «Piacere» cinguettò in inglese. «Sono Melissa, maga inviata dall’Italia. Sa, è la mia prima volta qui» confessò.
Lui strinse le labbra in un gesto di aperta disapprovazione; tuttavia, dovette sentirsi in dovere di essere cortese, poiché sussurrò: «Jorg, inviato dalla Norvegia. Mi raccomando, segua senza disturbare. Si trova al cospetto di leggende viventi.»
«Oh, lo so, lo so» si affrettò a confermare, lanciando un’occhiata alla presidentessa che, in quanto a fama, non era seconda a nessuno. Anche se nemmeno gli altri membri del Comitato erano da meno: il vicepresidente era Sebastian Crown, kelpie scozzese dal fascino indiscusso; la statista Malika Suarezares, nota come la Patasola;per non parlare della Strega dello specchio… Insomma, Melissa era in visibilio al solo pensiero di trovarsi in una sala con tali celebrità.
«Non è che potrebbe spiegarmi come funziona la seduta? Sono stata nominata all’ultimo e nessuno ha fatto in tempo a spiegarmi alcunché.»
«Non le hanno spiegato… alcunché?»
«Non proprio alcunché… alcunché» chiarì Melissa, rimpiangendo l’enorme gaffe. «Solo che… ecco… La mia predecessora ha avuto un imprevisto e i possibili sostituti erano impegnati in una sessione di formazione, insomma… non hanno avuto altra scelta che mandare me.»
«Quindi non sa perché ci troviamo qui» dedusse il satiro.
Si fece piccola piccola nell’ammettere: «Ehm… no.»

                                      
Se avesse potuto fulminarla, beh, era certa che Jorg l’avrebbe fatto. «Siamo qui per quella che forse è la sessione più importante degli ultimi duemila anni» le spiegò, abbassando ancor di più la voce. «Oggi a essere sotto esame sono… le creature del Natale!»
Tu. Tu. Tu. Per un istante il cervello di Melissa produsse segnale assente. Cercò di darsi un contegno, ma non riuscì a impedire al volto di mostrare la confusione che provava. Sotto esame?! Avevano forse commesso qualche infrazione?
«Oh, per Odino» si infuriò lui. «Ha almeno una vaga idea di quale sia la missione del Comitato?»
«Ehm… tutelare le creature dell’immaginario popolare?» azzardò lei, che ormai non era più sicura di niente.
Le sopracciglia cespugliose si incresparono. «Tutelare e revisionare. Revisionare! Perché nessuno si ricorda mai di questo aspetto fondamentale? Il CCIP valuterà se a oggi, 1° dicembre 2024, le leggende attorno alle creature natalizie abbiano ancora ragione di esistere.»
Un po’ perplessa, Melissa non rispose, perché la sola idea che qualcuno potesse considerare inutili le creature del Natale era inconcepibile.
«E adesso silenzio» la ammonì, «la presidentessa sta per dare inizio alla seduta.»
La figura di Yelenia Nomirovk, alta appena trenta centimetri, riempì un grosso schermo appeso a una parete. «Avanti, non perdiamo tempo: che si presenti il primo Collega sotto revisione.»
Da un ingresso laterale entrò il Grinch, vestito con un completo nero e una cravatta verde in tinta con la pelle bozzolosa. Si avvicinò a una pedana al centro della sala, sopra cui era installato un pulpito con microfono e telecamera, che lo inquadrò. Il gattesco ghigno malvagio diede i brividi a Melissa, com’era giusto che fosse.
La presidentessa riprese la parola. «Veniamo ai dati. Malika?»
La Patasola si alzò. Era alta più di una qualsiasi umana, i capelli neri arruffati sembravano bagnati, mentre l’abito sporco come se fosse appena uscito da una palude. Per quel che ne sapeva Melissa, poteva anche essere così. La voce lamentosa si diffuse tramite gli altoparlanti: «Nome: Grinch Sgruntolo. Età: 539 anni. Popolazione umana credente: 59%.»
Si diffuse un mormorio tra il pubblico. Persino Jorg si lasciò sfuggire un ansito sorpreso.
«Cosa succede?» gli chiese Melissa.
«Beh, il 59% dei mortali credono nell’esistenza del Grinch. Questa è una cosa a dir poco inaudita!»
Stava per rispondere, ma Yelenia esigette ordine. «Silenzio! Silenzio in aula.» Si volse verso la collega. «Malika, il dato è certo?»
La Patasola annuì. «Non sono solo i bambini a credere nell’esistenza del Grinch: sembra che negli ultimi anni si sia diffusa tra gli adulti una sorta di avversione al Natale, incarnata nella figura del Signor Sgruntolo. Mi spiego: tutti coloro che odiano il Natale si sentono un po’ Grinch e questo ha fatto schizzare alle stelle la popolarità del Collega.»
Nello schermo, il ghigno verde si fece ancora più malvagio.
«Beh, i dati parlano chiaro» valutò la presidentessa. «Può andare, Signor Sgruntolo, la sua revisione è passata senza necessità di votazione. Prossimo Collega.»

Melissa, che aggiungeva dubbi alla lista ogni secondo che passava, osservò il Grinch uscire dalla stessa porta dalla quale era entrato e poi entrare le nove renne di Babbo Natale, che si disposero ordinatamente l’una di fianco all’altra, con il muso rivolto al Comitato.
Malika riprese la parola. «Nomi: Fulmine, Ballerina, Saltarellino, Freccia, Cometa, Cupido, Tuono, Lampo e Rudolf. Età: 1342 anni. Popolazione umana credente: 4%.»
Un nuovo mormorio percorse la sala.
«4% non è un buon risultato, vero?» Melissa iniziò ad avvertire una strana sensazione alla base dello stomaco.
«Uno dei risultati più bassi degli ultimi secoli» confermò Jorg.
«Silenzio in aula» ordinò nuovamente Yelenia. «Sebastian, che cosa è accaduto? Nessun Collega del Natale era mai sceso sotto al 20%.»
Il kelpie si strinse nelle spalle. «È stata rilevata un’ondata di scetticismo crescente nella popolazione mortale. È un dato di fatto e noi, in quanto membri del CCIP, siamo chiamati a compiere scelte difficili, tra cui decidere quali creature meritino di essere tutelate e quali di essere… lasciate andare.»
La presidentessa strinse appena le labbra, scocciata. «So bene quali sono i compiti del CCIP, devo ricordarti che lo presiedo da quattromila anni? Bene, se non ci sono pareri contrari dichiaro la revisione dei Colleghi non passata.»
Le renne protestarono, con versi che straziarono il cuore della maga. «Un momento… cosa significa tutto questo?»
Jorg sbuffò. «Possibile che non sappia proprio niente? Una volta che il Comitato decide di non far passare la revisione, il Collega smette di essere parte dell’immaginario popolare.»
«Cosa?!»
«Nessuno crederà più nell’esistenza delle renne di Babbo Natale, a partire da ora.»
Sconvolta, Melissa restò per un minuto a osservare le guardie del tribunale trascinare fuori le renne disperate. La sensazione alla base dello stomaco si fece ancora più opprimente, un misto di tristezza e angoscia.
Ancora incredula, estrasse il cellulare e digitò “renne di Babbo Natale”. La ricerca produsse zero risultati. Così cercò “Rudolf”, la renna più famosa, e ancora niente… Il nasone rosso che aveva intrattenuto milioni di bambini sembrava non essere mai esistito. «No…» bisbigliò, tra sé.
«Silenzio, signorina. La presidentessa ha già convocato la Befana.»

                               
Tornando a prestare attenzione alla scena, Melissa incontrò attraverso lo schermo gli occhi preoccupati di una vecchina dai capelli bianchi e la schiena curva. Era vestita con una lunga tunica grigia e in mano reggeva l’immancabile scopa.
«Nome: Befana. Età: 2341 anni. Popolazione umana credente: 23%.»
La vecchina, nell’udire il dato, pianse di gioia e per poco la maga non la imitò. Che mondo sarebbe stato senza la Befana? Senza la gioia di milioni di bambini che il 6 gennaio si precipitavano al camino nella speranza di ricevere dolciumi? Triste e vuoto, ecco come!
«Anche nel caso della Befana» aggiunse, intanto, Sebastian, «sembra si sia verificato un fatto curioso: ogni donna umana considerata poco avvenente, poco gentile, poco disponibile, nell’immaginario è stata associata a lei, mantenendo quindi la popolarità della Collega invariata.»
«Ma è uno scandalo» sbottò Melissa. «Che accidenti passa per la testa degli umani?»
Dopo la Befana, fu il turno degli elfi di Babbo Natale. La loro popolarità venne fissata al 4,5% e, mentre Yelenia dichiarava non passata la loro revisione, il Capo-elfo provò, inutilmente, a protestare.
Melissa, il cui volto era un pasticcio a causa delle lacrime, era talmente scioccata che persino pensare le risultò difficile. Avrebbe voluto intervenire, fare qualcosa, qualsiasi cosa ma… lei era giovane, una maga di appena una quarantina d’anni, al cospetto di creature così antiche da essere venerate come divinità. Si sentiva intimorita, schiacciata, impotente.
Non appena l’elfo fu uscito dalla sala, scese un silenzio innaturale.
«Cosa succede adesso?» chiese.
«Il momento che tutti stavamo aspettando.»
«Bene» esordì la presidentessa. «Chiamo in aula l’ultimo Collega.»
Nel silenzio più assoluto, dalla porta entrò un omone alto due metri, corpulento, dalla lunga barba bianca. Indossava un paio di pantaloni rossi, una camicia perfettamente stirata e un fifi di brillantini. Prese posto sul pulpito e la telecamera inquadrò i lineamenti gentili della creatura più buona del mondo magico.
Babbo Natale: che oltre duemila anni prima aveva costruito una baita al Polo Nord, offrendo rifugio a chiunque ne avesse bisogno.
Babbo Natale: che aveva iniziato a produrre giocattoli per regalare gioia ai bambini che non ne avevano durante l’anno.
Babbo Natale: che in una sola notte solcava i cieli del mondo intero per dispensare sogni e speranze.
Era proprio quel Babbo Natale a starsene lì sul pulpito, immobile, a fissare la commissione a testa alta, pronto ad accettare il giudizio del CCIP.
La Patasola lesse: «Nome: Babbo Natale. Età: 3529 anni. Popolazione umana credente: 7%.»
La sala esplose. Purtroppo, però, non furono solo ansiti sconvolti o arrabbiati a levarsi dal pubblico, ma anche eccitati!

                                          
Persino Yelenia sembrò scioccata, se dalla reazione della folla o dai numeri, Melissa non avrebbe saputo dirlo. «Come può essere il 7%?»
Sebastian afferrò il microfono. «Oh, andiamo, solo io ho il coraggio di dire la verità? L’umanità è diventata avida, senza cuore, interessata solo al profitto. Non c’è più posto per i sogni. Noi membri del Comitato siamo chiamati a fare la nostra parte, ascoltare i tempi che cambiano e la verità è che in questo mondo crudele non c’è più posto per Babbo Natale.»
«Concordo» infierì la Strega dello specchio, il volto una maschera d’ira. «I mortali avvelenano le nostre acque, disboscano le foreste, stanno portando sull’orlo dell’estinzione milioni di specie animali.»
«Inoltre, si trattano l’un l’altro con sufficienza e disprezzo» aggiunse la Patasola. «Basano le relazioni sul vantaggio, hanno dimenticato il vero significato delle parole amore, amicizia, dolore, sacrificio. Io dico che loro non meritano Babbo Natale.»
Melissa sentì la voragine nel petto farsi sempre più profonda. Non poteva credere che proprio loro, gli stimati membri del CCIP, avessero perso il più grande potere che creature mortali e immortali avessero mai posseduto: la speranza. «Dovrebbero vergognarsi» mormorò, quasi a se stessa.
«Che diritto ha di giudicare?» la rimproverò Jorg, «Lei che non sapeva nemmeno qual…»
Non lo ascoltò. Animata da una furia incontenibile si alzò e urlò a pieni polmoni: «Dovreste vergognarvi!»
Gli occhi dei presenti le si fissarono addosso, sconvolti dall’audacia di quelle parole, ma Melissa non se ne curò. Se quel branco di codardi era troppo spaventato o debole per intervenire, beh, lo avrebbe fatto lei.
«Signorina, si rimetta a sedere» le ordinò il selkie.
«No» rispose a tono. «State per decidere di derubare milioni di bambini della loro infanzia, non posso rimanere in silenzio!»
«Calma» intervenne la presidentessa. «Lei sembra giovane, forse non sa come funzionano le cose: i dati sono il nostro metro. Qualsiasi creatura al di sotto del 10%…»
«Stiamo parlando di Babbo Natale, accidenti! Se c’è del buono in questo mondo lo dobbiamo a lui. Ha insegnato a tutti noi il vero significato della parola insieme.»
«Tutto questo non ha niente a che…»
«Sì, che ce l’ha! Attraverso Babbo Natale i bambini imparano a sognare. È per questo che adulti di tutto il mondo, a orari improbabili, incartano regali, bevono tazze di latte e sgranocchiano biscotti: per far credere ai più piccini che lui esiste, che i sogni possono diventare realtà. Non capite che sono gli adulti a preservare il ricordo di Babbo Natale?»
«Lo sappiamo, ma…»
«No, evidentemente non lo sapete! Babbo Natale ci ha insegnato che il 25 dicembre è il giorno della condivisione, dell’amore, quindi per me ogni gesto compiuto per la felicità altrui ci rende un po’ Babbo Natale.» Melissa prese fiato, ansimando. «Là fuori ci sono milioni di persone che credono nel bene, nella gioia. Per me, tutti loro credono in Babbo Natale. E volete sapere perché i vostri numeri vi raccontano un fatto diverso? Perché, sotto sotto, avete perso la speranza e dimenticato il vero scopo del CCIP: tutelare, non solo revisionare. Tutelare il bene che c’è in questo mondo e coloro in grado di portare luce anche laddove prima c’era oscurità.» Si lasciò ricadere sulla sedia, stremata e vinta come se avesse corso una maratona, arrivando ultima.
Più incuriosita che arrabbiata, la presidentessa si rivolse alla Patasola. «Fingiamo per un istante che la Signorina abbia ragione, la popolarità del Collega quanto cambierebbe?»
«Beh, se considerassimo gli adulti che, in modo altruistico, al puro scopo di veder felici i bambini, si comportano come surrogati di Babbo Natale il dato salirebbe a… uhm… ehm… 79%.»
«Impressionante» commentò Yelenia.
«Esatto» bofonchiò Melissa. «Giù le mani da Babbo Natale, accidenti!»

                                            
A quel punto dalla folla si levò un applauso, seguito da una eco: «Giù le mani da Babbo Natale» e poi da un’altra e da un’altra, fino a che ogni singolo immortale scattò in piedi, applaudendo e inneggiando a lui.
«Silenzio.» La presidentessa, con un mezzo sorriso, placò la folla. «D’accordo, i dati parlano chiaro: il Collega ha passato la revisione. No, Sebastian, non accetterò lamentele, la Signorina è stata più che convincente e le sue parole nascondono più verità di quanta io stessa sia disposta ad ammettere. A tal proposito, qual è il suo nome?» le chiese, sovrastando la felicità della folla.
Era nei guai! Alla prima missione aveva già scatenato il caos. «Melissa Rossi» bisbigliò, desiderando sparire sotto la sedia.
«Come regalo di Natale le rivelerò un segreto: nella prossima seduta ci occuperemo di revisionare i Colleghi della Pasqua. Mi aspetto di vederla e, mi raccomando, venga preparata» e le strizzò l’occhiolino.
«Tutelare e revisionare. Tutelare» sbottò Jorg. «Perché nessuno si ricorda mai di questo aspetto fondamentale?»

                                          

E siamo giunti alla fine, cosa ne pensate?
Vi aspetto nei commenti

                                                        

Copyright @ 2024 Norah Martini

Questo racconto è un’opera di fantasia. Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono prodotto dell’immaginazione dell’autrice o se reali , sono utilizzati in modo fittizio. Ogni riferimento a fatti o persone viventi o scomparse è del tutto casuale.



1 commento:

  1. Una storia davvero carina, mi è piaciuto molto leggerla e scoprirne gli spunti di riflessione... complimenti all'autrice :-)

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