venerdì 27 dicembre 2019

Rubrica: Creativity Blogger Week. Un regalo inaspettato

Ciao a tutti amici lettori e buon venerdì.
Passato un buon Natale?
Mangiato tanto e ricevuto tanti regali?
Il mio Natale è stato in famiglia e sono molto contenta, non posso lamentarmi. Serenità e tranquillità era proprio quello di cui avevo bisogno.
Torno nel blog però per una rubrica che adoro molto. La Creativity blogger Week.


La Rubrica è nata da un'idea di Deb Leggendo Romance che ringrazio di avermi invitata a partecipare. Si parlerà ogni mese di un argomento diverso mettendo in risalto la nostra creatività come Blogger. Grazie a Federica On Rainy Days per la grafica.

Questo mese l'argomento è: Un regalo inaspettato.
Ecco quindi la mia piccola storia.
Il mio regalo più grande.


Quando tante persone parlano tutte insieme è difficile concentrarsi, complicato capire cosa vogliano dire già in una giornata normale ma in questa è anche peggio.
L'agitazione è alle stelle e mi aiuterebbe di certo un po' di calma invece di tanta ansia. Non sono una persona apprensiva, ma rischio di diventarlo se tutti cominciano a muoversi preoccupati per la stanza.
Inutile chiedere come vanno le cose, nessuno mi risponde in modo chiaro. Parlano tutti insieme come in questo momento creando soltanto confusione e aumentando la mia preoccupazione.
Se lei fosse qui ora, mi spiegherebbe con calma come ha sempre fatto e io mi tranquillizzerei invece la sua assenza si nota in maniera così grande che non vedo l'ora di riaverla di nuovo a casa. Quest'attesa sta diventando estenuante, ho voglia di andare a casa mia e finalmente trovare i miei spazi.
Non che mi trovi male a casa dei nonni, in questo luogo conservo tanti ricordi bellissimi della mia infanzia ma casa mia è un'altra cosa, lo è per tutti e tornarci è il mio più grande sogno. No, ho sbagliato. Il mio più grande sogno in questo momento è riaverla a casa e smetterla di preoccuparmi.
Anche mia sorella ha la mente altrove, lo so anche se finge il contrario. Per lei è sempre difficile esternare i sentimenti, ciò che prova è racchiuso in un grande involucro che prima o poi scoppierà. Le dico sempre di parlare, le preoccupazioni non spariscono se si tengono chiuse in gabbia e in un altro momento riuscirei a farla aprire un po', ma non adesso. Adesso sono già abbastanza nervosa di mio e non riesco a restare calma.
Detesto essere nervosa, io adoro l'allegria, la spensieratezza. Una delle cose che ho in comune con lei è proprio questa, dicono sempre che ci somigliamo tanto e anche per questo vorrei averla qui. Lei renderebbe l'attesa meno snervante, più piacevole. Ha un modo tutto suo di vedere il mondo, quando entra in una stanza la illumina e mi manca anche se sono solo pochi giorni che non la vedo.
Quando squilla il telefono, nuovamente tutti parlano insieme. Ancora non si capisce niente, non riesco nemmeno a capire chi risponde al telefono e spazientita mi avvicino per carpire qualche informazione.
Una mia zia piange, un cugino comincia a ballare e io accolgo l'espressione ansiosa di mia sorella che di colpo mi corre accanto. Ci stringiamo la mano senza dire una parola e poi ecco le parole che abbiamo aspettato per tutto il giorno.
«E' nato. E' andato tutto bene».
Mi accorgo di essere stata tesa per tutto il tempo soltanto quando sento quelle parole che mi riscaldano il cuore. Il sorriso che ci rivolgiamo io e mia sorella non ha bisogno di nessuna parola, siamo felici e i nostri occhi parlano chiari. Finalmente l'attesa è finita, finalmente è tutto sistemato.
Devono passare anche dei giorni però perché tutto torni alla normalità, mi sembrano secoli che non torno a casa. Mesi che non sediamo a tavola tutti insieme e per quanto mi piaccia non andare a scuola quasi rimpiango di non avere i compiti da fare perché i pomeriggi sono più  lunghi quando non si è casa propria.
Poi ecco che nostro padre viene a prenderci, facciamo in fretta i bagagli e salutati i nonni frettolosamente siamo pronte ad andare a casa. Emozionate, felici e ricche di aspettative. Anche mia sorella finalmente è uscita fuori dal suo guscio e parla di mille cose da fare.
Quando arriviamo a casa - casa dolce casa - la prima cosa che facciamo è abbracciare nostra madre.
E' dovuta restare in ospedale più del dovuto e anche se sapevo che stava bene, soltanto quando mi stringe mi sento bene davvero. Sto per dirle quanto mi è mancata, ma lei mi sorride in quel suo modo speciale e indica la camera da letto.
«Volete vederlo? Si è appena svegliato e sta giocando».
Ci dirigiamo svelte verso la culla dove il nostro fratellino sta succhiando allegramente nel suo ciucciotto scalciando nella sua tutina azzurra. I suoi piedini sono minuscoli nascosti nella tuta che lo ricopre interamente, le manine strette a pugno sono così piccole che non riuscirebbero a stringermi nemmeno un dito. E' veramente piccolo e sta bene anche se pensavamo il peggio.

Soltanto però quando mi sorride, i suoi occhi grandi mi fissano con intensità e le sue guance paffute mi fanno venire voglia di sbaciucchiarlo che capisco una cosa essenziale: ecco il vero amore.
Mia mamma me l'ha già detto tante volte, sono la più grande e so cosa si aspettano tutti da me. Ho tredici anni di differenza con questo bimbo appena nato, adesso che ne ho sedici non amo le responsabilità ma ora che l'ho visto, nel momento esatto in cui mi ha sorriso, so che rispetterò sempre la promessa che ho fatto quando mia madre ci ha detto di essere incinta: mi prenderò cura di questo piccolino.
«Posso prenderlo in braccio?»
Mia madre sorride, lo prende tra le braccia e mi insegna come tenergli la testa, come prenderlo e poi me lo affida con delicatezza. Eseguo le sue istruzioni e quel corpicino caldo e soffice mi avvolge, ha un odore particolare, speciale e continua a sorridere mentre succhia il ciucciotto con gusto.
Gli sfioro il piccolo nasino con le dita e l'amore che sento per lui è così forte e sproporzionato che non credo riuscirò a contenerlo nel mio cuore.
Ecco il mio regalo più grande.
«Benvenuto a casa, fratellino».

La mia breve storia è finita, spero vi sia piaciuta.
Adesso vi lascio il calendario dove potete seguire tutte le altre tappe.


Ci rileggiamo lunedì con una nuova interessante iniziativa e ancora buone feste.


Copyright @ 2019 Susy Tomasiello
Questo racconto è un’opera di fantasia . Nomi, personaggi, luoghi e avvenimenti sono prodotto dell’immaginazione dell’autrice o se reali , sono utilizzati in modo fittizio. Ogni riferimento a fatti o persone viventi o scomparse è del tutto casuale.

4 commenti:

  1. Davvero molto carina questa storia, e carinissima anche questa idea che francamente non conoscevo :)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ciao Gresi.
      Mi fa piacere che la mia breve storia ti sia piaciuta.
      Per quanto riguarda la rubrica, se vuoi puoi partecipare anche tu basta chiedere a Deb ;)

      Elimina
  2. Una storia davvero molto carina, Susy :-)

    RispondiElimina